Pur notando, con un certo dispiacere, che il clima è ancora avvelenato nonostante il cambio di società e l'avvento di un nuovo direttore sportivo, l'appello unanime va rinnovato quotidianamente: è necessario, doveroso, obbligatorio e intelligente fare tutti un passo indietro per il bene della Salernitana, togliersi da dosso le scorie del recente passato ereditate da una gestione vincente ma fredda e aggressiva e ricordare che tutti, in fondo, siamo tifoso della stessa squadra e non ha assolutamente senso questo tiro al bersaglio. Un ambiente unito può fare la differenza e un presidente di livello come Iervolino merita una piazza compatta, unita, che remi nella medesima direzione e che riempia lo stadio nelle restanti partite casalinghe per costituire il dodicesimo uomo. E se da un lato ci sono le solite pagine che nulla e nessuno rappresentano che si dilettano nello sfogo quotidiano, dall'altra parte c'è una tifoseria che ha voglia di sognare. C'è una serie A da difendere, una categoria da mantenere, una proprietà da incoraggiare e ringraziare. Chi, ancora oggi, vive di slogan che proiettano al passato non solo non è tifoso della Salernitana, ma sarà il primo, un domani, a contestare anche Iervolino e Sabatini. Gente che va isolata e tenuta alla larga, per nulla accostabile ad una curva straordinaria e ad un pubblico che, con dignità fuori dal comune, ha accompagnato fedelmente la Bersagliera nonostante prezzi alti, rischio esclusione, rosa inadeguata e 0-4 a ripetizione.

Ora è tempo di guardare avanti, dicevamo. E dopo uno 0-3, un -1, un arbitraggio indecoroso e tanti altri piccoli torti è necessario trasformare il dispiacere in rabbia sportiva a totale protezione della Salernitana. Con lo Spezia è quasi una finale anticipata, stavolta non si può sbagliare. Il mancato aumento della capienza non consentirà di accogliere tantissimi spettatori, ma i 12mila dell'Arechi che spingono possono determinare come nei giorni del sold out. Nel rispetto di ogni presa di posizione legata alla protesta per le cervellotiche restrizioni di un Governo in confusione e palesemente anti calcio da due anni, è fondamentale esserci, tifare, far capire agli avversari che Salerno ci crede e non smetterà un solo secondo di cantare per la propria squadra del cuore. A prescindere da come finirà la stagione, c'è un futuro tutto da scrivere e sarà a tinte granata. E questo futuro non può prescindere dall'apporto della città, della provincia, dei club, dei gruppi ultras, di chi è ripartito dalla D e oggi vuole godersi fino all'ultimo secondo la massima serie. Non per la categoria, ma per l'orgoglio di vedere il nome di Salerno e il cavalluccio marino accostato ai più grandi top club italiani.

La società sta pensando ad una serie di iniziative per coinvolgere il pubblico, chiaramente l'epoca covid e le restrizioni non agevolano perchè ci sono parametri da rispettare obbligatoriamente. In futuro si entrerà nelle scuole, ci sarà una campagna abbonamenti mirata, si proverà a venire incontro alle esigenze delle famiglie e delle persone purtroppo disoccupate. Ora un primo segnale sarebbe abbassare notevolmente il costo del biglietto. Non è una questione di prezzo, ovviamente: il tifoso non ha bisogno di incentivi, gli basta vedere la maglia granata. Ma sarebbe un gesto forte, utile a tagliare davvero i ponti con un passato fatto di rinfacci, freddezza, distacco e chiusure. A mezzanotte del primo gennaio tutti versavano lacrime di gioia per il passaggio di proprietà, stesso discorso il 10 maggio quando un unico boato spinse in porta i tre palloni nella rete del Pescara. Se si ama la stessa squadra che senso ha continuare a litigare?

Sezione: News / Data: Gio 27 gennaio 2022 alle 18:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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