La sua è una storia che merita di essere raccontata. Pur consapevole di avere doti tecniche di altissimo livello, trascorreva le sue giornate in fabbrica per arrotondare lo stipendio e dare una mano in famiglia limitandosi a qualche allenamento con società dilettantistiche che gli garantivano un massimo di 600 euro al mese e una visibilità non certo imponente. Poi la grande occasione con la Salernitana, piazza che lo ha amato e coccolato sin da subito, ma nella quale ha subito innumerevoli infortuni che hanno compromesso in parte il rapporto con la società. Protagonista assoluto della vittoria del campionato e primo nella classifica degli assist, Andrea Nalini contribuì anche alla salvezza successiva dei granata prima di firmare con il Crotone e consegnare la permanenza in categoria ai pitagorici con reti decisive proprio contro la Lazio del suo ex presidente Lotito. Oggi indossa la maglia del Vicenza, una scelta di vita che gli ha consentito, comunque, di conquistare la stima di un pubblico caloroso e che ha una voglia matta di tornare a calcare palcoscenici di prestigio. La redazione di Tuttomercatoweb lo ha contattato telefonicamente partendo, ovviamente, dal dramma che sta flagellando l’Italia da oltre un mese e mezzo:
Partiamo dall’allarme Coronavirus. Come sta vivendo Nalini questi giorni così complicati?
“C’è più tempo per dedicarsi alla famiglia, chiaramente non usciamo di casa e qualche volta la noia si fa sentire. Conta ,però, tutelare la nostra salute e quella degli altri: bisogna adeguarsi, va bene così. La società, inoltre, ci ha messo a disposizione degli attrezzi e seguiamo le indicazioni a distanza del nostro preparatore”,
Voi, dunque, vorreste riprendere il campionato?
“Certo. Leggo che ci sono molti presidenti che vorrebbero annullare tutto, ma spero che si trovi un punto d’accordo. Non so come si evolverà la cosa, ci devono essere le condizioni per poter giocare perché la salute viene prima di tutto. Ad ogni modo, però, il Vicenza vuole prendersi la serie B sul campo”.
Andiamo indietro con la memoria. Dalla D alla C con la Salernitana, purtroppo subito un infortunio. Incise il primo ritiro da professionista a livello muscolare?
“Quando giocavo in Promozione, Eccellenza e in serie D in provincia di Verona svolgevo un altro lavoro contemporaneamente. Forse a livello posturale non ero equilibratissimo, ma a lungo andare effettivamente ho potuto patire i carichi di lavoro in ritiro. Mi sono imbattuto nella pubalgia, un infortunio serio e insidioso”.
A Salerno c’è un problema di staff sanitario?
“Bisogna dire che ho subito infortuni molto seri, ho impiegato tempo per essere nuovamente a disposizione dell’allenatore. Nel primo caso, come detto, mi sono imbattuto nella pubalgia: ho cambiato 2-3 plantari, ma le cose non andavano meglio. Ricordo anche la lesione al ginocchio, durante la partita contro il Lecce ci fu un intervento durissimo di Sacilotto ai miei danni che, ahimè, ha condizionato tutto il resto della stagione. Sono cose che possono succedere e che fanno parte del nostro mestiere, certamente mi dispiacque giocare meno del previsto per situazioni non dipendenti dalla mia volontà”.
Mezzaroma e la società ti hanno tacciato di ingratitudine quando ci fu la firma col Crotone. La proprietà ritiene che lei aveva già un pregresso accordo con i calabresi, è vero?
“Sappiamo tutti che un giocatore, in scadenza, può fare delle scelte. Toccava a loro rinnovare prima, avrebbero mostrato interesse affinchè io non mi liberassi. Mi stavo guardando intorno, il ragionamento economico fu molto semplice: quando ero a casa e mi dividevo tra serie D e fabbrica guadagnavo 2300 euro al mese, a Salerno 2500. Chi fa i miei interessi mi ha sempre detto che ero sottovalutato sotto questo aspetto soprattutto in proporzione al rendimento che avevo garantito. Crotone era un contesto perfetto per me, c’erano tutte le condizioni per ripartire al meglio”.
A Salerno, però, c’è stata anche la grande soddisfazione della promozione in B da protagonista…
“E’ stato un anno fantastico, da lì è partito tutto il mio percorso. Il mio approccio nel mondo calcio va inquadrato in quel periodo. Se la Salernitana non mi avesse dato quella opportunità probabilmente in pochi mi avrebbero conosciuto. Ho fatto tanti sacrifici mostrando dedizione al lavoro, questo ha spinto l’allenatore a darmi spazio. E’ chiaro che avere in rosa gente di un certo livello ha esaltato il mio rendimento, forse all’Aversa Normanna non avrei fatto la differenza”.
Quanto incide una tifoseria come quella granata?
“Penso sempre: ma immaginiamo l’Arechi cosa combinerebbe in serie A!? Anche in trasferta c’era una marea di gente, è una piazza che non ha nessun tipo di controindicazione e che può fare decisamente la differenza. Ringrazio il pubblico che mi ha sempre sostenuto, è una tifoseria di categoria superiore”.
Poi in B altro infortunio e rientro a metà girone di ritorno…
“E’ stata una salvezza sofferta, rientrai a marzo dopo tante situazioni sfortunate e sfornai subito un assist a Bagadur a Cesena. Non potrò mai dimenticare i confronti con i tifosi che, nei momenti difficili, salivano sul pullman e ci chiedevano di cantare con loro. Non ho mai visto una roba del genere in nessun altra piazza”.
Si arriva all’esordio in A col Crotone, un momento indimenticabile…
“Ad Empoli ho fatto il mio esordio in serie A, ero emozionatissimo perché ho ripercorso in pochi secondi tutto il mio percorso precedente. Dall’infortunio alla massima serie non è roba di tutti i giorni, il mio compito era farmi trovare pronto e non volevo essere impreparato. Allenamento dopo allenamento ho capito che potevo starci benissimo in quel contesto, avevo tanta voglia di scendere in campo e di non fare brutta figura. Avevo davanti gente come Palladino ed era giusto giocassero i più forti, avevo solo da imparare. Salerno mi ha formato, a Crotone c’è stata la piena maturazione. Devo tanto a quella società, mi reputo fortunato perché ragazzi molto più forti di me non sono riusciti a vivere le mie stesse esperienze. Ho intrapreso una strada più lunga perché non ho fatto l’iter delle giovanili, ma la vita mi ha insegnato a dare il giusto valore ad ogni cosa”.
Come mai il salto all’indietro in C pur in una piazza prestigiosa come Vicenza?
“L’obiettivo è quello di riportare Vicenza in serie B, abbiamo una voglia matta di ricominciare e di affermarci sul campo. E’ una piazza di un altro livello: ad Arzignano ci sono 200 persone, qui c’è un seguito completamente diverso. Prima di firmare ci ho pensato bene, due anni fa ero in massima serie e il doppio salto all’indietro comporta comunque delle riflessioni. Dentro di me ho grande consapevolezza e so di valere tanto, ma a Crotone mi hanno dato meno fiducia rispetto all’inizio e il direttore sportivo biancorosso mi ha convinto. Mi sono riavvicinato a casa, economicamente mi sono venuti incontro e sono ripartito senza problemi e con rinnovate ambizioni”.
Tra infortuni, serie A, piazze importanti e qualche critica lei crede di essere in credito o in debito con la sorte?
“Complessivamente è un pareggio. Dentro di me ripenso spesso agli infortuni che non mi hanno permesso di avere continuità, ma sono riuscito a maturare prima del tempo. Tutti i traguardi che ho raggiunto sono frutto del sudore, quando mi sono fatto male al ginocchio mi allenavo anche a casa da solo e ho capito che non si deve mai dare nulla per scontato”.
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