La contestazione è incessante: prosegue con nuovi striscioni e si sposta da Salerno alla provincia, in ogni covo del tifo granata. Dopo il blitz degli ultras, che sabato pomeriggio hanno fatto irruzione allo stadio Arechi per «restituire» simbolicamente al co-patron Lotito i palloni acquistati in Serie D, ieri sono apparse altre frasi, replicate a Capaccio, Castellabate, Agropoli, Sapri. I tifosi hanno disegnato fumetti. Poi il messaggio: "Il tempo degli onori è finito... via da Salerno Fabiani, Mezzaroma e Lotito. No alla multiproprietà". Per i tifosi è la multiproprietà il nodo, il tappo e il tarlo: riconduce all'articolo 16 bis delle Norme organizzative interne federali. Lo hanno più volte ribadito in queste settimane ad alta tensione, esponendo striscioni a Coverciano e anche davanti all'ingresso della Lega Calcio. Hanno portato le proprie istanze all'attenzione delle istituzioni, della Federcalcio e finanche del ministro dello Sport, Spadafora. C'era anche lui, alcuni giorni fa, tra i destinatari della lettera che Generazione Donato Vestuti ha inviato. Era primo passo ufficiale per chiedere interventi «sul divieto di compartecipazione dello stesso soggetto, in via diretta o indiretta, in più società del settore professionistico».

LA LETTERA La nota, indirizzata ai vertici politici e calcistici, ma anche al Coni, aveva acceso i riflettori ancora una volta sull'attuale «compagine societaria che governa la Salernitana, riconducibile pro quota al proprietario della S.S. Lazio e ad un suo affine entro il secondo grado. Ci si domanda - era stato scritto - se è oggi compatibile con i principi ordinamentali la partecipazione di un club al secondo campionato professionistico nazionale nel quale le persone fisiche che ne hanno indiretto controllo di fatto accettino che un'eventuale vittoria del campionato debba essere derubricato ad evento non riconducibile alla propria volontà. Ed ancora ci si domanda se possa ritenersi alterata o meno l'equità competitiva nel costringere, in caso di approdo in massima serie, ovviamente per circostanze non riconducibili alla volontà dei soggetti interessati, la forzosa cessione, in assenza di parametri e condizioni poste dalla norma, nello stringente e concretamente irrealizzabile termine di 30 giorni». Al comitato etico e dello sport hanno aderito decine di persone. L'obiettivo è coinvolgere tifosi, cittadini, professionisti, tutti accomunati dall'amore per la casacca granata. Il Comitato chiede al governo del calcio di decidere se «legittimare o vietare del tutto questa forma di controllo di due o più club, indipendentemente dalle categorie».

Sezione: News / Data: Lun 14 settembre 2020 alle 22:30 / Fonte: il Mattino
Autore: TS Redazione
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