Prima l'esame e poi il compleanno. Sarà come un effetto matrioska: se la Salernitana batterà la Cremonese ricandidandosi per i playoff da protagonista, domani ci sarà più gusto a soffiare forte sulla candelina dei 365 giorni da mister granata. Un anno è già passato, è il primo di Ventura insieme all'ippocampo. La storia del «platano che deve prima diventare germoglio», una delle frasi cult del tecnico quando chiede tempo e pazienza, è cominciata il 30 giugno 2019. Mentre Menichini convertiva la propria clausola di rinnovo automatico in B - a salvezza raggiunta dagli undici metri - in contratto biennale più clausola sulla terza stagione da allenatore della Primavera della Lazio, mister «libidine» firmava per un anno con premio promozione più alcuni bonus playoff. «Sono venuto per amicizia e meno male che avevo messo qualche soldo da parte». Fu questa la sua dichiarazione a proposito dell'ingaggio. Di recente, ha fatto il paio con la sottolineatura sulle rinunce a 40 giorni di retribuzione, sempre con il sorriso, a mo' di battuta: «Avevo già rinunciato a tanti soldi a inizio mandato. Non avrei potuto togliere altro». Claudio Lotito lo definì «demiurgo» e «persona giusta in una piazza che ha intenditori di calcio. I giocatori che ha gestito Ventura non sono stati sempre giocatori di pedigree, perché questa è solo garanzia mediatica. La squadra non verrà allestita con la formula supermercato pago uno-prendo tre, acchiappo i nomi e sto in pace con la coscienza. A noi serve gente motivata che poi dovrà essere plasmata».
IL PUPILLO Però un'eccezione è stata fatta: si chiama Alessio Cerci, Ventura ci ha messo la faccia e la proprietà il portafoglio. A proposito del pupillo, il mister ha più volte lanciato messaggi: "Era una scommessa per tutti, era un possibile affare perché un giocatore con i suoi trascorsi e che ha fatto la Nazionale poteva essere ingaggiato a parametro zero. Abbiamo valutato tutti insieme i pro e i contro e tutti insieme abbiamo deciso che valeva la pena scommettere, provare". Tanti snodi, bivi, difficoltà in un anno, a partire dalla necessità di «dare compattezza ad una squadra che si era salvata all'ultima curva e non era abituata ad ambire a qualcosa di importante». Resta un cruccio. Al momento è il più grande e va oltre il risultato. Le parole di un anno fa ritornano d'attualità: "Nel momento in cui riuscirò a fare quello che ho sempre fatto - con i risultati e non con le parole - riavremo lo stadio pieno. La voglia è ridare un'anima alla squadra che ha un pubblico abituato a pretendere secondo la sua storia. Vorrei essere ricordato non perché ho vinto ma perché ho riportato 25mila persone allo stadio". È ovvio che adesso lo stadio pieno, causa Covid, resti una chimera.
I NODI Prima dell'emergenza sanitaria, però, Ventura aveva già analizzato, capito, intuito, detto: "C'è una evidente increspatura nel rapporto piazza-proprietà, un nodo che non conoscevo, che non sta a me sciogliere. La squadra non c'entra ma avrebbe bisogno del pubblico che noi conosciamo. Chissà... magari ci riusciamo se arriviamo fino in fondo, nei playoff". E a proposito di playoff, l'allenatore che ama le canzoni di Sfera Ebbasta ha lanciato una freccia, come Cupido: "Nessuno aveva chiesto la promozione ma noi ci proveremo fino in fondo. Nessuno ha parlato di arrivare ai playoff, ma noi adesso non vogliamo accontentarci dei playoff". Lo ha detto ai cronisti, nell'ultima conferenza pre-gara attraverso Zoom, ma lo aveva ribadito anche ai tifosi che prima del mercato invernale avevano voluto tastare il polso. Ci sono stati alti e bassi, nel rapporto di un anno. La sera più buia a Cittadella e una tentazione era anche affiorata. "Ora però lavoriamo per un obiettivo che ci siamo dati da soli" e «la rieducazione è finita perché mi serve gente funzionale per provare a raggiungere un obiettivo». Ventura non ha smesso di lavorare anche per la valorizzazione. Gli sta a cuore ribadire spesso che «prima i giocatori della Salernitana avevano poco mercato e che adesso li chiedono tutti». Si era presentato ricordando i tempi del Torino: "Quando abbiamo preso Darmian dalla Primavera del Palermo, poi l'abbiamo dato al Manchester. Glik è venuto a zero euro e poi è diventato pilastro della nazionale polacca. Non bisogna prendere giocatori per la piazza ma giocatori per la Salernitana. È naturale che ci siano anche giocatori in orbita e di orbita Lazio, perché la proprietà è la stessa ma per noi è una opportunità e non un freno".
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