I segnali c'erano stati sin dalle prime uscite ufficiali, laddove nelle file della Salernitana militavano ancora tanti protagonisti dello scorso sciagurato campionato conclusosi con un mesto ritorno in cadetteria. Ebbene anche atleti con la valigia in mano come Boulaye Dia, Daniliuc e Bradaric, per citarne alcuni, in campo si impegnavano e dimostravano serietà, ciò per rispettare i compagni ma soprattutto i due condottieri che stanno rialzando il vessillo granata dalla polvere che lo aveva quasi seppellito. I condottieri e artefici della resurrezione del cavalluccio marino sono senza dubbio il ds Petrachi e il tecnico Martusciello, figure di riferimento, forti ma non ingombranti e prevaricanti, per tutti i calciatori rimasti ed arrivati a Salerno. Aria nuova e metodi gestori nuovi, ma caratterizzati da una semplicità di fondo che si chiama rispetto dei ruoli, ordine e rapporti ispirati alla franchezza e alla professionalità, in nome del prima l'uomo poi il calciatore e, soprattutto, del prevalere del noi rispetto all'io. Il gruppo sapientemente costruito e rifondato dal direttore sportivo leccese, e ben condotto dall'allenatore ischitano e dal suo competente staff tecnico, consta di tanti atleti di esperienza e con carisma sufficiente per potersi porre come dei leader dello spogliatoio.
Gente come Sepe, Ferrari, Stojanovic, Ghiglione, Jaroszinski, Reine-Adelaide, Verde e Torregrossa possono tranquillamente essere elementi trainanti per i compagni più giovani o provenienti dall' estero e uomini veri in grado di fare gruppo e gestire le difficoltà che in una stagione lunga e faticosa prima o poi si presentano. Tanti potenziali leader ma nessuno che vuole spiccare imponendosi sugli altri per spadroneggiare nello spogliatoio con il rischio.di generare tensioni eccessive. Tutti a turno alzano la voce richiamando e spronando i compagni ma sempre tutti riconoscono in Giovanni Martusciello il loro leader maximo, un condottiero fiero e coerente che non necessita di alzare i toni e che tutto farebbe per tutelare i suoi ragazzi e fare da ombrello per facilitarne la crescita e l'ambientamento in una piazza accattivante ma impegnativa come Salerno. Una squadra quella granata dal tasso di personalità medio alto, che non ha prime donne come avrebbero potuto essere Dia e Lassana Coulibaly, non a caso tra i primi obiettivi in ottica cessione ad altra società, e come avrebbe finito per essere in B lo stesso Candreva se fosse stato riconfermato in estate.
Tanta unione, compattezza e voglia di lottare e soffrire insieme starebbe animando un gruppo di calciatori granitico e caratterizzato da rapporti di stima e di amicizia anche lontano dal rettangolo verde. In campo ciò è visibile da tante piccole grandi manifestazioni, semplici ma chiare a riguardo, così come erano ormai divenute rare e desiderate nell'ultima annata sportiva. Ci si riferisce al sostegno dato al compagno che commette un errore, alla difesa di chi viene intimidito da interventi duri o minacce avversarie, fino agli abbracci collettivi tra titolari e riserve in occasione dei goal granata e fino alle feste con i tifosi in casa e in trasferta al triplice fischio arbitrale e dopo un risultato positivo portato a casa. Aiutarsi vicendevolmente e soffrire uniti sono atteggiamenti ineludibili in una squadra che voglia definirsi un gruppo vero, così come lo puoi cogliere dalle interviste rilasciate settimanalmente dai protagonisti in maglia granata, i quali remano tutti nella medesima direzione e ciò dimostrano con una coerenza di messaggi e dichiarazioni che un anno fa , di questi tempi e in seguito, costituivano un miraggio autentico.
Il portiere Sepe, non uno abitualmente dei più loquaci del club di via Allende, è uscito oggi allo scoperto dichiarando che il suo obiettivo, e quello dei compagni, è riportare la Bersagliera laddove merita di stare, ovvero in serie A. Nei scorsi giorni altre dichiarazioni ambiziose, sia pure meno esplicite, da parte di compagni del portiere partenopeo, andavano nel senso di regalare un riscatto alla Salernitana e gioie alla tifoseria, manifestando fierezza e letizia nel sudare la maglia ad ogni partita. Gli allenamenti rivelano questo remare tutti in direzione vittorie e risalita in classifica e lo stesso mister campano non a caso lo ha sottolineato in conferenza stampa allorquando ha raccontato un aneddoto relativo all'intervento di più di un calciatore presso di lui per mandare sotto la doccia in anticipo un compagno che , continuando ad allenarsi, avrebbe rischiato seriamente di infortunarsi e saltare gare ufficiali. I pochi vecchi rimasti hanno subito legato con i nuovi, anzi se ne sono avvantaggiati, come il caso di Bronn che è salito in fiducia e rendimento grazie all' avere a fianco il veterano Ferrari o di Simy, stimolato da compagni che lo cercano e lo sostengono facendolo sentire di nuovo un attaccante importante nell' economia della Salernitana.
In una parola il noi finisce sempre per prevalere sull'io e sugli interessi individuali e di bottega che tanto male recano ad una compagine calcistica professionistica e non. Concetto normale nel calcio? Forse ma non scontato affatto. Basti ricordare l'ultimo annus horribilis granata, dove nulla è stato normale e la normalità si agognava tutti i giorni al cospetto di uno scempio non accettabile per una piazza competente, storica e dignitosa. Ben venga questa normalità e sia essa la base per costruire qualcosa di importante garantendo continuità di lavoro e supporto economico ed organizzativo al ds Petrachi e alla guida tecnica Martusciello, per puntare a crescere ancora alzando la proverbiale asticella e per tante altre "conquiste normali" che tanto all' ombra dell'Arechi abbiamo anelato. Le tante rimonte firmate e gli ultimi clean sheet non possono e non debbono essere reputati casuali, bensì visti come un giusto premio del lavoro indefesso di un gruppo da applaudire e difendere da parte di tutte le componenti dell' ambiente calcistico salernitano, a cominciare da un pienone d'altri tempi contro lo Spezia alla ripresa del campionato dopo la sosta per gli impegni della nazionale italiana in Nations League.
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