-9. Potenzialmente -3 da una squadra che, tra qualche settimana, farà visita alla Salernitana in uno stadio che potrebbe risultare determinante e con Milan, Inter, Juventus, Lazio e Napoli ormai alle spalle. Vien difficile immaginare che una squadra che vince 3 partite su 28 possa puoi conquistare almeno sei successi su dieci nel rush finale, ma il calcio è uno sport senza logica ed è obbligatorio crederci aggrappandosi a tutto, finché matematica non ci condanni. E così anche oggi, nonostante lo 0-2 dello Stadium, vogliamo imporci di vedere il bicchiere mezzo pieno ripartendo dal secondo tempo di buon livello, da un Bonazzoli sicuramente superiore al Joao Pedro convocato in Nazionale e dal commovente spettacolo offerto dai tifosi, tra i primi in Europa per presenze in campo esterno. Certo, i numeri sono impietosi: altra sconfitta esterna, altra trasferta senza segnare, ultima vittoria a inizio gennaio con quel gruppo tanto bistrattato dall'ambiente, un solo successo interno (record storico negativo), peggior difesa della A e un impatto statisticamente non eccelso nemmeno da parte del terzo allenatore. Lo diciamo senza giri di parole: il peccato originale è stato esonerare Castori. Uno che, tra mille difficoltà, aveva riportato la Salernitana in serie A e che meritava di difendere la categoria con una società alle spalle e una rosa rinnovata.
Senza fare tanta filosofia e gettare fumo negli occhi della gente con paroloni e frasi ad effetto, l'ex tecnico granata aveva battuto il Genoa, pareggiato in rimonta col Verona, preparato bene la partita con la Roma in totale emergenza (0-0 a fine primo tempo con Aya in marcatura su Abraham e Di Tacchio su Pellegrini) e dominato, a tratti, contro Bologna, Sassuolo e Atalanta nonché nel primo tempo con lo Spezia in cui un doppio vantaggio al 45' non avrebbe scandalizzato nessuno. Fu mandato via con un comunicato stampa censurabile, senza i dovuti ringraziamenti e in una fase di grande crescita collettiva, dimenticando che le sue squadre emergono nel girone di ritorno e che solo il condottiero originario poteva evitare una serie di comportamenti che hanno causato il crollo del bimestre novembre-dicembre. Su Colantuono ci siamo già espressi: mille alibi, ma anche una media punti e un rendimento complessivo da esonero. Nicola, ad ora, ha cambiato qualcosa dal punto di vista tattico ma anche oggi commentiamo una formazione sbagliata e cambi tardivi proprio come sette giorni fa. Nessuno vuole ridimensionare il miracolo Crotone (frutto anche del clamoroso finale di Palermo-Empoli) nè discutere il valore del mister (sorprendentemente fermo a febbraio), ma i problemi difensivi restano, contro Inter e Juventus c'è stato il medesimo timore reverenziale del passato e la classifica è rimasta uguale pur con un calendario obiettivamente da brividi. Da lui ci aspettiamo concretezza, sentir dire ancora "pian piano", "nel tempo miglioreremo" e "in futuro" stride con una realtà che parla di ultimo posto e di vittoria obbligatoria col Torino alla ripresa. O vogliamo i nuovi al top a retrocessione già avvenuta?
Naturalmente non è Nicola il responsabile di questa situazione: è ben chiaro chi debba andare dietro la lavagna in caso di malaugurata retrocessione, ci sono colpe che andranno equamente divise e nessuno (solo Iervolino) sarà esente da responsabilità. Perchè se è vero che la rosa allestita in estate era palesemente incompleta e lacunosa in alcuni reparti, è altrettanto vero che ad oggi Mikael, Bohinen e Mousset sono oggetti misteriosi, Dragusin è una riserva, Perotti e Radovanovic fanno fatica e solo in due (Mazzocchi ed Ederson) stanno incidendo positivamente, mentre a portare avanti la barca sono quelli che c'erano già. Ma anche in merito rimandiamo commenti e giudizi a stagione conclusa: oggi, per l'impresa, c'è bisogno di tutti e, dunque, forza Sabatini, forza Nicola, forza Mikael e tutti insieme fino alla fine sperando, però, che i commenti dell'ambiente siano frutto di analisi oggettive e non di rancori del passato. Tornando all'attualità, da Torino (sponda granata) promettono battaglia all'Arechi, la stessa squadra che ha perso giocando malissimo contro tutte le dirette concorrenti dei campani.
Nessuno deve regalare nulla, ci mancherebbe, ma un Toro versione "partita della vita" con una classifica tranquillissima farebbe certamente un certo effetto. Così come farebbe effetto designare un arbitro non all'altezza: si spera in un fischietto esperto, equo, che non penalizzi di continuo la Salernitana come accaduto per quasi tutto il girone di ritorno. Con un Arechi pieno sarebbe più semplice, facciamo un appello a Iervolino: nessun abbonato la prenderà a male se, per una volta, si pensasse ad una curva a 5 euro e 10 euro per gli altri settori come accade, ormai, ovunque. I salernitani non hanno bisogno di incentivi per seguire la squadra del cuore, ci mancherebbe, ma sarebbe un piccolo, grande gesto che caricherebbe ulteriormente un ambiente diviso da social disfattisti e spesso in maladefe e uno zoccolo duro che dà spettacolo in ogni stadio d'Italia. Chiudiamo, dunque, così come abbiamo aperto: dove e e come vincere le sei partite su dieci che mancano? All'Arechi, Fiorentina a parte, il cammino non è poi così impossibile: Torino, Cagliari e Venezia, con i lagunari in caduta libera e palesemente nervosi. Consentiteci un'altra nota pro Castori: la costruzione dal basso del tanto reclamizzato Zanetti ha causato la sconfitta con la Sampdoria che rischia di essere decisiva, continuiamo a sposare la linea del mister marchigiano che vede il portiere che para, il difensore che difende e l'attaccante che segna senza inventarsi nulla e perdersi in teorie tecnico-tattiche che nulla aggiungono alla classifica. Torniamo al calendario. In trasferta si giocherà a Roma, poi con la Samp (e l'impresa non è impossibile), successivamente a Bergamo e capiremo nel tempo se i lombardi saranno ancora in corsa per la Champions e impegnati in Europa League. Poi c'è l'Udinese che, da qui a un mese, potrebbe essere virtualmente salva. Conti, calcoli, tabelle e tanti "se", è vero. Ma, nonostante trust, trustee, amministratori, covid, arbitraggi, esoneri, ribaltoni, "minacce" federali, il "due pesi e due misure" di Gravina e la sfortuna c'è ancora un 7% da giocarsi fino in fondo. E allora...Macte Animo, Salernitana!
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