Calciatore, capitano, simbolo di due promozioni, autore dei primi gol in serie A, allenatore, finanche assessore allo Sport del Comune di Salerno. Quando si parla con Roberto Breda, c'è davvero il rischio di far passare delle ore senza che nessuno se ne accorga. Tantissimi i fatti da raccontare, retroscena che riescono ad entusiasmare anche quei tifosi che non hanno avuto modo di vederlo dal vivo per motivi anagrafici, ma che si emozionano attraverso i racconti dei genitori. La maglia numero 4, in teoria, fu ritirata dal presidente Aniello Aliberti alla vigilia della partita col Cesena, poi il destino consentì a Luca Fusco di superare il record di presenze con la casacca granata nel giorno della gara tra Salernitana e Reggina. Indovinate un po' chi c'era sulla panchina amaranto? E mentre Fusco, reduce da un campionato negativo, ritirava la targa, i pochi intimi della Sud invocarono l'eterno capitano con quel solito coro "Roberto Breeeeda" che riecheggiava in tutti gli stadi italiani da lustri. Uno smacco per Fusco, certo, ma anche una enorme soddisfazione per chi, a detta di molti addetti ai lavori, avrebbe meritato addirittura di partecipare alla spedizione italiana in Francia nel 1998 come vice Albertini. A Salerno ormai ha lasciato un pezzo di cuore, anche perchè indirettamente ha spesso aiutato la Salernitana. Come dimenticare l'1-1 della Ternana, già salva, a Lanciano che evitò la retrocessione diretta ad un Menichini in confusione. Una gioia incontenibile per i tanti amici salernitani che sono diventati una sorta di seconda famiglia, a partire dall'addetto stampa Andrea Criscuolo con cui condivide un rapporto davvero fraterno e molto raro nel calcio e nella società di oggi. La redazione di TuttoSalernitana, in collaborazione con l'Associazione Freedom, lo ha intervistato nel corso della trasmissione "Cento+2" condotta da Carmine Prisco e Annamaria Portanova introducendo l'intervento con un video celebrativo:
Capitano, è sempre un'emozione parlare con lei...
"L'emozione è reciproca perchè Salerno è la mia seconda casa e mi ha regalato delle emozioni uniche. E' difficile dire quali siano stati le più forti, ma c'è una scena che mi è rimasta impressa e che mi mette i brividi anche a tanti anni di distanza. Sfida d'andata con la Lodigiani, diluvio universale ma 40mila spettatori sugli spalti. Ogni volta che riuscivamo a lanciare un pallone verso le metà campo avversaria c'era un boato impressionante, continuavano a cantare anche quando l'arbitro sospese la partita. Mai vista una cosa del genere, c'era un attaccamento alla maglia fuori dal comune".
Aprire l'angolo dei ricordi è veramente complicato, ce ne sono davvero tanti...
"Vero. Avete mostrato le immagini dei due gol che ho segnato in serie A: contro il Milan, su punizione, e a volo con l'Empoli. Peccato che non bastarono, quella squadra avrebbe potuto aprire un ciclo ma sono successe troppe cose e siamo retrocessi. Ci fu la rete di Avellino che mi permise di entrare nella storia, sono contento che Minala abbia vissuto una gioia del genere perchè non bisogna vivere soltanto di ricordi ma guardare anche al futuro. Ho avuto la fortuna di giocare a Salerno nei migliori anni della storia, con una tifoseria che ci seguiva dappertutto e che era il nostro dodicesimo uomo. Si formavano gruppi meravigliosi, che incarnavano lo spirito della gente".
Quanto c'è di Delio Rossi nell'allenatore Breda?
"Sicuramente c'è tanto, ho sempre apprezzato il mister per la sua capacità di curare entrambe le fasi. In campo sapevi sempre cosa fare: in possesso e in non possesso. Ci divertivamo, soprattutto negli anni della B in cui era difficile per tutti mettere in difficoltà quella Salernitana. Anche in A disputammo delle buone partite, avemmo la sfortuna di ritrovarci a cospetto del campionato forse più complesso di sempre. La Juventus di Zidane, l'inter di Ronaldo, la Fiorentina di Batistuta, la Roma di Totti, il Milan campione, una super Lazio. Però non sfigurammo con nessuno, in casa in particolare ci siamo tolti grandi soddisfazioni".
Come allenatore lei ha fatto tanto per Salerno, ricordiamo con emozione proprio due partite con la Cremonese. Una pareggiata in 8 contro 11, l'altra vinta in pieno recupero con l'abbraccio in lacrime tra lei e il ds Salerno...
"La Cremonese allestiva sempre delle buone squadre, andammo a pareggiare in tripla inferiorità numerica. Diciamo che l'arbitro non ci voleva particolarmente bene. Mandò fuori in sette minuti Montervino, Peccarisi e Pestrin. Abbiamo retto, rischiando il minimo. Questo confermava che eravamo un gruppo fantastico, capace di gettare il cuore oltre l'ostacolo. Ricordo bene anche il match di ritorno. Andammo sotto, al termine di una settimana che moralmente avrebbe messo ko chiunque. La gente capì il momento, riprese ad incitarci come solo loro sanno fare. La ribaltammo e Nicola Salerno esplose di gioia: era stato mandato via da Cala, era una figura troppo importante all'interno dello spogliatoio".
Già, Cala. L'italo-americano che disse in tv che le insegnava gli schemi per fare gol...
"Li tengo ancora tutti conservati. Era una sorta di 4-0-6, un modulo che non prevedeva il centrocampo. Dico solo...per fortuna è durato poco quel periodo. Salerno stava vivendo un momento decisamente particolare, non si poteva andare avanti così".
Arriviamo a quella finale col Verona e alla lacrime di 32mila persone che si recarono allo stadio consapevoli che un ko avrebbe significato fallimento...
"Nella sfida d'andata tanti episodi andarono contro di noi. Ero inesperto, forse qualche scelta l'ho sbagliata pure io e, a distanza di anni, gestirei la gara del Bentegodi in modo diverso. All'Arechi nulla è impossibile, andammo in vantaggio a fine primo tempo e lo stadio esplose come non accadeva da anni. Avemmo le nostre occasioni per segnare quel 2-0 che ci avrebbe portato in serie B, ma dopo un'annata ricca di emozioni e di tensioni ci fu un calo finale anche fisiologico. La squadra aveva dato tutto, la gente ce lo riconobbe e, ancora oggi, quella Salernitana è ricordata con grande affetto pur non avendo vinto il suo campionato".
Saremmo falliti lo stesso in caso di promozione?
"Questo non lo so, è chiaro che giocavamo senza percepire stipendio e senza una società alle spalle. Magari la Salernitana in B, con quel ritrovato entusiasmo, poteva richiamare l'attenzione di qualche imprenditore. Di certo c'è che quel gruppo poteva aprire un ciclo".
Cosa prova Breda quando affronta la Salernitana da avversario?
"E' sempre una sensazione particolare, perchè vedi i volti di gente che ti è amica, che è di famiglia, che tifa per la tua stessa squadra. Naturalmente in campo ognuno fa il proprio mestiere e cerca di farlo nel migliore dei modi, ma la Salernitana rappresenta sempre un qualcosa di speciale per me".
Ci sono mai state possibilità di tornare?
"Qualche anno fa ci fu qualcosa, poi non si è concretizzato. So che tante persone vorrebbero il mio ritorno a Salerno e sapete benissimo quanto sarei felice. Ma ora in panchina c'è una persona che stimo molto come Fabrizio Castori".
Chi butteresti giù dalla torre tra Di Bello, Mandorlini e Lombardi?
"Bella domanda (sorride, ndr). Quando le cose non vanno come ti aspetti, la responsabilità principale è sempre del presidente. Ad ogni modo lo devo anche ringraziare perchè ero alle prime armi e mi diede la possibilità di allenare la Salernitana, riconfermandomi anche dopo un periodo difficile come quello che attraversammo a dicembre. Col senno del poi devo dire che tutto sommato non è andata male: è arrivata una società molto solida che ha riportato Salerno in B in un arco di tempo decisamente breve".
Come mai Giannetti non si sblocca?
"Era partito anche bene, con tre gol in due partite ufficiali. Secondo me è un ragazzo molto valido, consapevole che la Salernitana ha una delle coppie d'attacco più forti della categoria e che dovrà sudare per trovare il suo spazio. A Livorno contribuì a scrivere una pagina bellissima della storia amaranto, se si sbloccasse sono convinto possa essere un valore aggiunto per la Salernitana".
Un saluto ai tifosi granata...
"Vi ringrazio sempre per le belle parole che avete nei miei riguardi, è un amore assolutamente ricambiato"
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