Il tecnico della Salernitana Fabio Liverani, salvo sporadici episodi, ha sempre fatto ricorso nella sua carriera a schieramenti difensivi basati sulla presenza di quattro elementi, due centrali e due terzini. A Salerno nelle sue due prime panchine il trainer romano ha, invece, impiegato la difesa a tre andando, in pratica, a riproporre lo stesso modulo tattico adottato da Paulo Sousa prima e Filippo Inzaghi poi. La scelta strategica della società campana, e del dg Sabatini in particolare, è stata nel mercato invernale puntare su difensori di grande esperienza e con carriere di livello internazionale, con l'intento di migliorare numeri e rendimento di un reparto da sempre vero tallone d'Achille della Bersagliera dal ritorno in serie A. Liverani a Udine sarà nuovamente alle prese con il solito dilemma delle ultime due settimane, ovvero confermare la linea a tre o puntare per la prima volta sulla presenza di quattro difensori davanti ad Ochoa.
Ma davvero questa scelta è così determinante per le sorti della Salernitana? Una linea a tre può avere i suoi vantaggi come quello di permettere maggiore densità in zona palla allorquando ci si alza per portare la pressione in ottica riconquista della sfera, oppure come il conferire maggiore presidio nella zona centrale da opporre agli attacchi avversari. Presentarsi con i tre centrali presenta anche, tuttavia, i suoi bravi svantaggi come il lasciare le corsie esterne difensive in maggiore balia degli esterni rivali o dei giocatori che decidano di inserirsi proprio nella terra di nessuno ricompresa tra i braccetti e gli esterni di centrocampo. Con il Monza sono venuti proprio fuori, nel finale di gara, i punti deboli di quest'ultimo modo di difendere essendo stati i brianzoli lesti nel profittare di determinati spazi che, grazie anche ad una inevitabile stanchezza, si sono aperti nella retroguardia della Bersagliera.Il problema principale con cui , tuttavia, dovrà confrontarsi il mister capitolino dei granata è rappresentato dalla scarsa condizione fisica in cui si sono presentati diversi difensori, tra cui Boateng e Manolas, e gli infortuni occorsi ai colleghi di reparto Pirola, Pierozzi e Fazio, quest'ultimo in odore di rientro dal primo minuto in terra friulana.
Altro nemico del terzo allenatore stagionale della Salernitana è rappresentato, invece, dalla pressoché totale mancanza di amalgama e di abitudine a giocare insieme dei difendenti schierati, dal primo minuto o a gara in corso, nelle sfide contro Inter e Monza. Le imperfette condizioni fisiche dei suoi interpreti e la mancanza dell'affiatamento necessario a porre in essere i giusti meccanismi e dispositivi, giocano contro Liverani e ne costituiscono acerrimi nemici in ottica miglioramento, nel brevissimo periodo, delle performance individuali e di reparto della retroguardia granata. La scelta in favore del primo o del secondo modo di difendere andrebbe fatta in coerenza e in dipendenza dell'atteggiamento in campo che si richiede alla squadra. In presenza di un assetto più spiccatamente offensivo ed aggressivo si lascerebbe preferire l'insistere anche ad Udine sulla difesa a tre, mentre, qualora non ci si sentisse sicuri di alzare baricentro e pressione della Bersagliera, per puntare su una tattica maggiormente di attesa e di ripartenze, avrebbe più logica adottare una linea a quattro dietro.
Il problema principale per l'ex guida tecnica del Lecce e del Parma resterebbe comunque il medesimo in ambedue i casi, dovendo questi fronteggiare difficoltà aggiuntive dettate dal non avere tempo a sufficienza per lavorare sui movimenti e i sincronismi del reparto arretrato e tensioni causate dalla classifica atta ad indurre timori ed ansie poco compatibili con la necessaria lucidità e serenità per interpretare correttamente i vari momenti che una gara può regalare. La Salernitana sabato contro l'Udinese sarà davanti ad un vero e proprio bivio: alzare bandiera bianca arrendendosi alla verve e alla determinazione dei bianconeri friulani oppure tenere duro e rilanciare apportando correttivi importanti nel modo di stare in campo e di difendere dei suoi uomini. La necessità di avviare una rimonta in classifica iniziando a conquistare punti in casa ed in trasferta imporrebbe di osare di più limitando il fare calcoli e, per tanto, non sarebbe in discussione il ricorrere da parte del cavalluccio marino ad un modulo tattico che presenti due attaccanti di ruolo con alle spalle un trequartista che abbia licenza di inventare e inserirsi in prima persona in zona goal. Ma la difesa che dovrà contrastare gli avanti friulani e controbilanciare la vocazione offensiva degli uomini di Liverani sarà sempre a tre elementi oppure avremo la novità dei quattro difendenti in linea?
La prima ipotesi resta la favorita al momento, con Manolas, Fazio e Pasalidis indiziati di partire dall'inizio contro l'Udinese, ma la soluzione dei due ex romanisti al centro con ai loro lati Bradaric a sinistra e Zanoli a destra non è stata abbandonata, anzi è stata provata con insistenza in allenamento, in abbinamento ad un centrocampo a tre, dove giocherebbero Basic, Maggiore e Coulibaly. La certezza è che per il club caro al presidente Iervolino sia giunto il momento di rischiare di più e, per farlo, è sicuramente più opportuno introdurre novità che riconfermare in modo stucchevole il tema tattico già tante volte adottato dai precedenti allenatori dei campani e che ha determinato sterilità offensiva e tutt'altro che impermeabilità difensiva. Ad Udine il mister romano se la giochi secondo le proprie convinzioni tattiche e abbia il coraggio di mettere mano all'assetto della sua squadra, consapevole che la piazza attende di vedere in campo la Salernitana di Liverani e non quella di Inzaghi né di Sousa.
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