Ed eccoci qua, al consueto appuntamento bisettimanale che stavolta, il caso ha voluto, arriva dopo una svolta epocale del calcio italiano: per la prima volta nella storia, un arbitro donna ha diretto una gara di Serie A. Come noto, quella tra Salernitana e Sassuolo, andata... come magari non doveva andare. Non tanto per il risultato, voglio andare oltre, quanto per la prestazione. Ma questo è un tema di cui si è già dibattuto nei (pochi) giorni scorsi. 

A ogni modo - ma non leggete col pregiudizio "è donna anche lei" - ciò su cui mi voglio concentrare è il clamore mediatico che ha circondato la direzione del match da parte di Maria Sole Ferrieri Caputi, una arrivata in Serie A non per caso, ma dopo una lunga gavetta: chi la conosce la definisce come una ragazza che, ai tempi, non usciva la sera o andava a letto presto perché il mattino seguente era ad arbitrare gare nei campionati Juniores in campetti di periferia. Insomma, una che le ossa se le è fatte.
Ma no, ho dovuto leggere i soliti commenti dei soliti leoni da tastiera che mettevano in dubbio le sue competenze calcistiche sostenendo che fosse arrivata per altri tipi di competenze; ecco, questi "scienziati", maschilisti e retrogradi, dovrebbero capire che anche le donne possono serenamente occupare ruoli di potere, perché ciò che conta in determinate situazioni sono appunto capacità, testa, intelligenza, dedizione al lavoro. Che non vogliono dire, poi, trascurare la propria vita privata. Si apre quindi l'altra questione: nella prima pagina di uno dei principali quotidiani sportivi in edicola ieri, compariva questo titolo, "Arbitro o mamma, deciderò", in relazione a un'intervista esclusiva rilasciata da Ferrieri Caputi, che non si esprime però proprio in questi termini. Titolo forzato, perché evidentemente fa ancora scandalo, e di conseguenza clic/letture, il fatto che una donna voglia - E POSSA - lavorare e mettere su famiglia (le continue critiche che piovono su questo tema a Samantha Cristoforetti e Chiara Ferragni sono emblematiche). In che anno siamo? "1400 quasi 1500" (spero si sia colta la citazione, di uno dei film più belli della storia del cinema italiano).
C'è poi anche un'ultima questione su Ferrieri Caputi. Quanto si è parlato di lei, quando le si sono poste banali domande solo perché donna: "sei emozionata?", domanda che non si sarebbe posta a un uomo all'esordio in Serie A, emozionato tanto quando la direttrice di gara citata. Perché le emozioni, il raggiungimento di un buon traguardo in carriera, non hanno sesso. Ma ancora non si capisce.
E finché ci sarà bisogno di queste precisazioni, non ci sarà mai davvero la svolta culturale che anche il calcio sta provando a dare e a darsi. Svolta culturale che, per altro, dovrebbe poi essere la normalità. Perché non ci dovrebbe essere nulla di eccezionale nel vedere donne che, come dicevo prima, arrivano a occupare determinati ruoli. 

In tutto ciò, mi è piaciuto l'atteggiamento della Salernitana in merito. Attaccarsi al fatto che la pesante débâcle sia arrivata sotto una direzione di gara al femminile - come in tanti hanno fatto - sarebbe stato facilissimo, e anzi, avrebbe magari anche attirato le simpatie del popolino. Che ha fatto invece il club? Quello che doveva, un gran mea culpa che ha immediatamente portato a riflessioni interne, e a una messa in discussione di quello che è il momento in casa granata. Prova di maturità, e di civiltà. Iervolino continua ancora a sorprendermi. E a farmi ricredere sempre di più. 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 05 ottobre 2022 alle 00:00
Autore: TS Redazione
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