Un 2021 a due facce: la prima bella e sorprendente, la seconda brutta e umiliante. Poco meno di un anno fa inizia a farsi strada la consapevolezza di una stagione da protagonista, con una squadra che tra lo scetticismo generale, partita dopo partita, iniziava a far sperare tifosi e addetti ai lavori in un epilogo quantomeno migliore degli anni precedenti, ovvero i playoff. Più passava il tempo e più si alimentavano le speranze di riassaporare quelle sensazioni vissute ventitre anni prima, diventate poi realtà in quel caldo pomeriggio di Maggio, in quel di Pescara. Fu quello l'ultimo giorno felice di una piazza e di una tifoseria spensierata e che si apprestava a vivere un'estate serena e soprattutto speranzosa, finalmente. Da quel maggio invece un lento ed inesorabile declino: un mercato di attesa e di paura, rimpinguato con gli arrivi in pompa magna di Simy e soprattutto Ribery, un inizio di stagione tra alti (pochi) e bassi (tanti) sfociati nell'avvicendamento tecnico tra Castori, fautore della promozione inaspettata, e Colantuono, al ritorno dopo la parentesi non tanto positiva di qualche stagione prima. Quattro mesi di umiliazione in campo ma non sugli spalti, dove la torcida granata ha sempre vinto, in casa e fuori casa, tanto da saltare agli onori della cronaca anche nei confronti di chi non ci conosceva. 

Sullo sfondo l'annosa questione societaria, che in principio sembrava lontana e quasi "inesistente", ma che faceva sempre più sentire il peso della sua presenza domenica dopo domenica, data dopo data, fino ad oggi, 15 dicembre. In questi quattro mesi abbiamo imparato parole nuove come trust o trustee, abbiamo visto calciatori esultare sotto la nostra curva e nel nostro stadio, abbiamo sentito telecronisti di Sky, Dazn e Mediaset a volte imbarazzati nel commentare la prestazione della squadra granata, dubbiosi sulle terminologie da usare per non offendere le migliaia di persone incollate agli schermi. Quattro mesi di umiliazioni ad una piazza che, con orgoglio e con dignità, ha continuato a sostenere la squadra, i giocatori e lo staff lungo tutto lo stivale, da Venezia a Torino, passando per Milano, Firenze, Genova, La Spezia, Roma, Reggio Emilia, Bologna e Cagliari, in onore di una maglia e di un colore che scorre ardente nelle vene come la lava nelle viscere della terra prima di un'eruzione. 

E' arrivato il momento di finirla con questa pagliacciata, di scoprire le carte e di farsi avanti: chi vuole il bene di questa squadra, di questa città, di questa tifoseria si faccia avanti e ci tiri fuori da questo loop di umiliazione e vergogna, che per nulla si sposa con il calore e la passione della torcida granata. E' ora di finirla. 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 16 dicembre 2021 alle 00:00
Autore: Roberto Sarrocco
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