Quando, in diretta dal ritiro di Sarnano, rimarcavamo l'ottimo lavoro svolto dallo staff tecnico guidato da mister Castori, erano copiosi i commenti sul web che ci accusavano di elogiare troppo un allenatore- citiamo testualmente - "reduce da tante retrocessioni, che a Salerno non faceva giocare Merino e che sarà uno yes-man di Lotito". Giudicare e valutare senza essere presenti sul posto è tuttavia sbagliato e, talvolta, presuntuoso: sin dalla prima sgambatura, infatti, il trainer granata batteva su temi quali appartenenza, spirito di sacrificio, cattiveria agonistica e maglia sudata che, retorica a parte, rappresentavano già una enorme garanzia. Se poi aggiungiamo che Castori ha lavorato in ritiro per lo più con un gruppo di giovanotti di belle speranze e che ha avuto immediatamente la capacità di isolare la squadra dalla pressioni e dai malumori ambientali, possiamo dire senza timore di smentita che è partito col piede giusto districandosi tra mille difficoltà senza mai perdere ottimismo, sorriso ed entusiasmo. Dopo aver fatto benissimo con Carpi e Cesena e aver sfiorato il miracolo sportivo a Trapani (con un girone di ritorno da record, gol segnati a grappoli, vittorie contro le big e una salvezza che avrebbe assolutamente meritato), Castori meritava rispetto a prescindere per aver accettato a occhi chiusi (dicendo no al Frosinone) una piazza calda, mai tenera nei suoi confronti e che sta vivendo, emotivamente, una fase delicatissima. Si è rimesso in gioco, a 66 anni, animato dalla voglia di riconquistare il pubblico e di vivere domeniche indimenticabili in uno stadio che, quando vuole, sa fare la differenza.
"Oggi ci contestano, ma noi giochiamo per la gente. Riportiamoli dalla nostra parte" uno dei tanti diktat con cui apriva le sedute di allenamento. E la squadra incarnava in pieno la sua mentalità giocando in modo aggressivo anche nelle partitelle tattiche in famiglia. "E' dalle piccole cose che si costruisce la mentalità giusta. Quello che esprimiamo oggi lo riporteremo in partita la domenica contro l'avversario" e via con un lavoro anche fisico che oggi sta dando i suoi frutti. Certamente sei gare ufficiali (con 4 vittorie e due pareggi) sono pochissime per dare un giudizio definitivo, ma ad oggi la Salernitana ha già lo spirito del suo condottiero: stiamo vedendo una squadra compatta, equilibrata, che segna, subisce poco, combatte su ogni pallone e che ieri, alla terza gara in sette giorni, ha corso per 95 minuti su un terreno di gioco impantanato senza mai accontentarsi del pareggio. La vera vittoria di Castori non è l'1-0 sull'Ascoli, ma l'abbraccio tra i calciatori dopo il gol di Anderson. Raramente, alla quinta giornata e con punti in palio non certo decisivi, abbiamo visto una squadra gioire così per una rete, con i panchinari che hanno esultato più dei titolari. Piccoli, grandi segnali da cogliere e da non sottovalutare.
E dire che questa squadra sia soltanto aggressiva e battagliera significherebbe sminuire il lavoro tattico. La sensazione è che tutto venga studiato nei minimi dettagli, a partire dalla gara con la Reggina. C'era emergenza, pochissime scelte a metà campo, giocatori inevitabilmente adattati, ma la Salernitana ha fatto la sua parte mostrando carattere dopo lo svantaggio al punto da sfiorare la vittoria la 94'. L'impresa di Verona è frutto di un secondo tempo ad alti ritmi, con Pisa e Ascoli non c'è stata partita e, a tratti, abbiamo visto una manovra fluida e un gioco efficace fatto di sovrapposizioni, verticalizzazioni, inserimenti dalle retrovie e scambi di qualità tra le punte. A Vicenza, contro un avversario atleticamente fresco e avvantaggiato, i granata avrebbero meritato la vittoria senza ombra di dubbio, ma tutti hanno applaudito una performance di qualità su un campo storicamente ostile. E' brutto fare paragoni col passato recente, ma Ventura aveva abituato la tifoseria ad un tiki-taka sterile, a dichiarazioni volte quasi a sminuire il valore del gruppo, ad una gestione dello spogliatoio che, alla lunga, è sfociata nella figuraccia casalinga con lo Spezia. Oggi tutti si sentono parte integrante del percorso, la gara viene letta con bravura ed esperienza (non a caso segnano anche i subentranti, altro tallone d'Achille l'anno scorso) e i risultati iniziano ad arrivare. Prima o poi ci saranno anche le sconfitte e i periodi negativi, sia chiaro, ma se tutti gli addetti ai lavori indicano in Castori un valore aggiunto un motivo ci sarà. Un sanguigno, uno genuino, che dice sempre quello che pensa e che sa alternare bastone e carota come un ottimo padre di famiglia. Al campo l'ardua sentenza, ma se il buongiorno si vede dal mattino...
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