Con la morte nel cuore per la perdita del suo amato papà, al quale è andato inevitabilmente il primo pensiero quando la Salernitana è tornata in serie A. "Perché era un grande tifoso - racconta Claudio Grimaudo - e anche nei momenti bui mi diceva sempre “ma che stanno combinando, come si fa in una piazza così…Mi dispiace che non abbia potuto vivere questa promozione, gli avrebbe fatto tanto piacere. Perché per tutta la famiglia, e non solo per “Cavallo Pazzo”, la maglia granata è questione di famiglia, tanto da ricevere centinaia di messaggi quando la formazione di Castori ha centrato l’impresa, “manco fosse stato merito mio…".
Un’impresa che fa rima con sorpresa?
"Assolutamente, io l’ho seguita poco per motivi familiari, ma mio figlio Francesco che praticamente è un capo ultras, mi aggiornava costantemente, anche quando avevo poca voglia di parlare di calcio. Certo in un momento così triste della mia vita è stata una piccola grande consolazione, vedere una piazza del genere che ritorna finalmente in serie A, i festeggiamenti, mi hanno portato alla mente i miei tempi, sono contento soprattutto per i tifosi. Loro la meritavano, penso anche a Emilio Leone, storico tifoso che è un amico di vecchia data, purtroppo la notizia della morte del figlio Matteo mi ha lasciato senza parole, gli mando un grosso abbraccio".
Se l’aspettava?
"Spesso le imprese si scrivono nelle annate in cui nessuno se l’aspetta, penso anche alla nostra con Delio Rossi nel ’94, eravamo partiti con critiche a Casillo, alcuni problemi finanziari, dubbi sul mister, una situazione sotto certi aspetti molto simile a quella attuale. Penso anche alla scelta di Castori, che pure all’inizio ha fatto storcere il naso a molti. E invece hanno fatto gruppo, sono stati sempre uniti, anche nei momenti di difficoltà. Ci sono alcune similitudini tra le due formazioni sul piano caratteriale, però, anche se sono di parte, dico che il nostro modo di giocare era un po’ diverso…".
Ora il futuro
"Mi auguro che questa promozione in serie A possa aprire un ciclo, penso al Chievo Verona, allo Spezia, perché non si potrebbe fare così anche a Salerno? Al di là del discorso societario, spero che chi avrà ruoli decisionali potrà mettere in atto un progetto serio, pluriennale, con una programmazione mirata. Certo servono diversi calciatori di categoria, gente a cui non tremano le gambe se giocano a San Siro. Ma anche senza campioni, serve gente che corre, che lotta, e la squadra di Italiano ha dimostrato che non è impossibile riuscire a salvarsi, se ci sono voglia e ambizioni".
E con Castori in panchina?
"Lui la serie A l’ha già assaporata, e per poco non riusciva a salvare il Carpi, quindi dico assolutamente di sì. Ha esperienza, e poi dopo la retrocessione sono sicuro che abbia una gran voglia di rivalsa, se l’è conquistata sul campo e credo sia giusto dargli fiducia, purché si crei un’ossatura importante in mezzo al campo".
E di Lotito, che idea si è fatto?
"In questo momento non possiamo dirgli proprio niente. Il suo ciclo parla chiaro, dalla D alla A in dieci anni, parliamo di un decennio vincente. Certo, magari qualche volta avrebbe potuto evitare qualche dichiarazione un po’ controversa, forse non ha conosciuto veramente bene la piazza. Qualche messaggio positivo in più, un po’ d’affetto, avrebbero unito l’ambiente, che non voleva la promozione a ogni costo, ma solo seguire dei campionati avvincenti. Poi grande merito alla società, ma per me i meriti maggiori sono di chi scende in campo, e quindi onore a Castori e ai ragazzi, i veri protagonisti sono loro".
Se lo immagina l’Arechi nuovamente pieno?
"Sarà come riavere il dodicesimo uomo".

Sezione: News / Data: Mar 15 giugno 2021 alle 20:30 / Fonte: La Città
Autore: TS Redazione
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