Ventiquattro ore esatte alla fine del mercato e, incredibilmente, la Salernitana resta ferma al palo pur con una serie di lacune che imporrebbero investimenti concreti dopo un'estate di risparmi e guadagni. Sicuramente è encomiabile lo spirito di sacrificio mostrato da questo gruppo: magari lo spogliatoio dell'anno scorso fosse stato unito così, senza gente presuntuosa, strafottente e che ha disonorato la maglia dal primo allenamento all'ultima partita meritando il benservito da parte del club. Da Kastanos a Dia, da Coulibaly a Pirola passando per Lovato, Bonazzoli, Mikael, Costil, Fazio, Manolas e Boateng. Nessuno sentirà la loro mancanza, averli persi è già sufficiente per essere sereni e soddisfatti. Ma il fatto che due vittorie su tre non spingano il proprietario ed ex presidente a mettersi la proverbiale mano sulla coscienza per completare l'opera sa tanto di freno a mano tirato volontariamente; perchè dobbiamo aspettare tre anni per ambire alla A, categoria nella quale hanno preso la Salernitana per due spiccioli, con un bilancio a posto e con un parco giocatori di spessore assoluto?
Anche chi non mastica calcio si rende conto che la difesa, così com'è, rischia di essere una gruviera. Forse alcuni dei giovani presi da Petrachi potranno, a lungo andare, dare soddisfazioni. Ma, dopo 150 gol incassati in due anni, era obbligatorio partire dalle certezze e non dalle riserve del campionato di C francese o del Fiorenzuola. Gentile, Velthuis, Bronn, Njoh: questo il quartetto che ha concluso la partita di Bolzano, roba da far venire i brividi e che è costata una sconfitta contro un avversario modestissimo. E per fortuna la Sampdoria aveva Pirlo che ha tolto i migliori in campo, altrimenti oggi parleremmo d'altro. Sia chiaro: pur avendo scelto, in segno di protesta per questa gestione societaria, di non essere allo stadio dopo decenni di militanza, chi vi scrive soffre da casa, sostiene la sua Salernitana dando il suo contributo in termine di passione ed entusiasmo. Incide anche questo sui risultati, ciascuno di noi a modo suo è un fattore che aiuta la Bersagliera. Ma proprio chi ama la Salernitana ha il dovere di rimarcare le cose prima che sia troppo tardi. Purtroppo, però, la retrocessione più vergognosa della storia della serie A non ha insegnato niente, perchè sono bastate due vittorie per far riemergere gli odiatori seriali che, trincerandosi dietro l'anonimato e giocando sulla memoria corta e la malafede di taluni, hanno ripreso a pontificare.
Quelli dell' "andate a mare", delle teorie farneticanti sui "romani che in A non possono andare" e che pronosticavano una salvezza a occhi chiusi in A. Fino a quando si darà spazio ai social media, non ci si meravigli se non avremo mai una società di un certo livello e un ambiente compatto in grado di portare avanti prese di posizione credibili. Per fortuna, però, il vero tifoso non è quello di facebook: 12mila col Cittadella, 1000 a Bolzano, 16mila con la Sampdoria, 1500 a Mantova. Dopo una retrocessione, con un presidente dimissionario, un mercato in entrata mediocre e tanti dubbi sul futuro. C'è tanto dello zoccolo duro in questi sei punti. Ci sia tanto di Petrachi, invece, nelle prossime 24 ore. Altrimenti, avendo accettato di proseguire, anche lui non sarà esente da critiche. O davvero vuole farci essere protagonisti con Dalmonte, Gentile e Adelaide?
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