La parola progetto è indubbiamente una delle più usate ed abusate nel mondo del calcio, in tanti se ne riempiono la bocca senza che dietro il termine vi sia qualcosa di concreto e definito. A Salerno, lo abbiamo rimarcato più volte e in tempi non sospetti, la sbandierata progettualità triennale non sembrava altro che un voler dare in pasto qualcosa alla piazza e alla tifoseria per allontanare o ridurre nell'immediato le possibili pressioni di un ambiente ferito dalla retrocessione e voglioso, giustamente, di riscatto. Varare un programma pluriennale per arrivare a vincere in qualche stagione e non subito, poteva essere anche condivisibile in presenza di una retrocessione che è stata il culmine di una gestione da bagno di sangue sportivo ed economico, conti del club alla mano.
Occorreva, però, essere seri e credibili nelle scelte, nelle strategie e, non ultimo, nelle comunicazioni all'esterno. Nulla di tutto ciò, dal momento che l' agire societario è parso da subito indirizzato a un drastico taglio dei costi e degli investimenti, opzioni ispirate al risparmio o al non esborso immediato senza una reale prospettiva oppure ottica di medio termine. In una parola ciò che è parso essere nitidamente in atto è un ridimensionamento consistente, soprattutto economico ma non solo tale, essendo sempre più calata la presenza e la vicinanza della proprietà. Ciò che più ha fatto, però, male, e continua a farlo, è stata la perdita della credibilità che questa società ha determinato con promesse tanto chiare quanto sistematicamente disattese alla prova dei fatti, con annesso contorno di rinvii e di silenzi.
Non ci si meravigli se in tanti in città e nella provincia non si riconoscono più in questa società e in questo patron, non è questione di risultati ma di cattiva e costante semina, del fare tutto quanto più possa disamorare gli aficionados del cavalluccio marino. Un altro calciomercato è andato in archivio con un'ennesima squadra incompleta e carente di quegli innesti capaci di alzare il livello di competitività in una corsa salvezza che ha visto un po' tutti fare la corsa ai rinforzi. Tanti gli obiettivi sfumati perché non trattati o perché abbandonati non appena si profilava la necessità di allentare i proverbiali cordoni della borsa, tanti i calciatori lasciati alla concorrenza senza realmente competere, benché la Salernitana, a dispetto della classifica, fosse sempre piazza gradita ed ambita. Ciò detto adesso non è mero esercizio retorico affermare che la Bersagliera va sostenuta da un ambiente compatto, con tutte le componenti unite a remare nella medesima direzione, ovvero la permanenza in cadetteria.
Si parta dal fantastico pomeriggio contro la quotata Cremonese, battuta dai granata, da Raimondo, da Christensen ma anche dall' Arechi tutto. Questa è la strada giusta e, se oggi era professionalmente doveroso dare un proprio obiettivo giudizio sull'operato del club campano sul mercato, da domani, e fino al termine della stagione, si sostenga la squadra e lo staff tecnico pensando a far rendere al meglio chi c'è e non rimpiangendo chi non c'è e magari sarà un avversario indossando un'altra maglia. Brescia e Carrarese in trasferta e il Frosinone in casa costituiscono tre scontri diretti ed uno snodo che già potrebbe rivelarsi cruciale per le sorti del cavalluccio marino, e, dunque, testa bassa fino a fine maggio sull'obiettivo salvezza della Salernitana.
A giugno, però, stavolta davvero sia il momento del venire allo scoperto da parte della proprietà, che non potrà e non dovrà certamente trincerarsi dietro un silenzio inaccettabile, con le settimane che passano senza colpo ferire. Sia il momento del dentro o fuori di Iervolino e compagni, perché non si può perseverare nella improvvisazione e nel resettare sempre tutto ogni estate, trasformando la società di via Allende in un porto di mare laddove chiunque arrivi possa conficcare al suolo la propria bandierina e portare acqua al proprio personale mulino. Mai e poi mai la Salernitana diventi un affare privato, un giocattolo nelle mani sbagliate di chi pensi di asservirla e strumentalizzarla al proprio orticello personale che potrebbe coincidere con il lanciare la carriera di taluni operatori di mercato freschi di abilitazione conseguita.
Non si confonda quanto appena detto con una crociata personale contro una figura in particolare, ma la si consideri una linea guida generale, in nome di una seria e scrupolosa programmazione (reale) in nome della professionalità e della continuità, ed ovviamente caratterizzata da investimenti, ineludibili in qualsiasi realtà aziendale, e una società calcistica professionistica non fa eccezione certamente. Basta vivacchiamento e la sensazione di attendere una dismissione, prima la salvezza della Bersagliera e poi Danilo Iervolino dica cosa vuol fare da grande!
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