Una sconfitta indolore, ma solo in parte. Perchè, diciamoci la verità, vantare una striscia così lunga di risultati positivi era davvero motivo d'orgoglio per chi ama la Salernitana. Certo, prima o poi doveva succedere e, leggendo la classifica, c'è davvero da stare sereni, al netto di qualche titolone di giornale evitabile. Ovviamente fa male che ciò sia accaduto a cospetto di una diretta concorrente che, organici alla mano, non ha nulla di più dei granata al netto delle assenze pesanti di Bradaric, Candreva e Gyomber. A proposito, sono fortunatamente in via d'estinzione coloro che ritenevano il nostro numero 23 inadatto alla categoria. Chi capisce un minimo di calcio sa perfettamente che il buon Norbert è elemento essenziale, imprescindibile, fondamentale. Davanti ai numeri e alle statistiche non c'è opinione personale che tenga: il 70% delle reti subite è arrivato quando l'ex Perugia non era in campo per infortunio, un dato emblematico che dovrebbe spingere il club a fare un rinnovo a vita e ad affidargli la fascia di capitano che merita più di chiunque altro.
Ma dicevamo della trasferta di Empoli, obiettivamente preparata male da tutte le componenti. Perchè se è vero che è la squadra ad andare in campo, è altrettanto vero che sono tanti i fattori in grado di incidere e, talvolta, determinare. C'era chi parlava di "biscotto" e di pareggio annunciato, dimenticando che alla Salernitana nessuno ha mai regalato niente. C'è chi pensava ad una gara semplice "perchè se abbiamo fermato Inter, Milan e Napoli, figuriamoci quanti ne faremo al Castellani", forse cullandosi anche sui risultati favorevoli provenienti dagli altri campi. E poi c'è questa abitudine anche giornalistica di esaltarsi e deprimersi con facilità disarmante, in barba a quell'equilibrio che predichiamo da tempo. Dia è un grande giocatore ma non è il nuovo Batistuta, Paulo Sousa ottimo tecnico ma che deve vincere qualche partita in più (2 su 12 ad oggi), la Salernitana è una buona squadra nel suo complesso, ma non il Barcellona e ci può stare l'impresa a San Siro e la caduta contro un avversario abbordabile. Per cui, ribadiamo, equilibrio nei giudizi, nei commenti, nelle analisi. E certo ora non siamo diventati brocchi che si salveranno esclusivamente per demeriti altrui, è etichetta quantomeno ingenerosa. Questa Salernitana manterrà con merito la categoria perchè ha giocatori forti, una società solida, un tifo non numeroso come ai vecchi tempi ma che sa trascinare come pochi altri in Italia, un direttore sportivo emergente che è stato prematuramente bocciato da tutti mentre il suo predecessore, pur professionista straordinario e di caratura internazionale, alternava ottimi colpi a flop evidenti che tuttora restano sul groppone e pesano sui bilanci.
Chi mette in vetrina un bomber da 15 gol, un esterno offensivo che a 36 anni corre come un ragazzino, un portiere con 5 mondiali alle spalle, un centrale difensivo che ferma Oshimen con disarmante disinvoltura e un allenatore da 10 risultati utili di fila è da serie A, senza se e senza ma. E' però anche la squadra con la terza peggior difesa del campionato, che balla tremendamente dietro quando manca Gyomber, che vede acquisti estivi non incidere affatto (Lovato alti e bassi, Bronn deludente, Maggiore inguardabile dopo i fasti di La Spezia, Sambia oggetto misterioso) e che, davanti, ha da risolvere il caso Bonazzoli. Mescolando insieme tutte queste cose e mettendo sul piatto della bilancia pregi e difetti ne esce fuori una sintesi perfetta: la Salernitana ha disputato un ottimo campionato, ha vissuto un periodo molto negativo coinciso con il decisivo e tardivo esonero di Nicola e ad oggi si appresta a vivere un finale di stagione da protagonista, con un rassicurante +8 e un calendario difficile per sè ma anche per le dirette concorrenti. Sabato arriva l'Atalanta, l'8-2 dell'andata e lo sguardo soddisfatto di Gasperini (eppure è un ex granata) gridano vendetta. Non ci sarà quel Zortea che esultò come avesse vinto la Champions, di contro titolare sarà Ederson che, a Bergamo, non è esploso come lecito attendersi dopo un trimestre positivo a Salerno. C'è chi vocifera di un ritorno, riteniamo però che non si salvaguarderebbe l'equilibrio di un gruppo sano e compatto aprendo le porte a chi è andato via alla prima offerta senza mostrare gratitudine. Sarebbe veramente fantastico salvarsi matematicamente battendo la Dea, sarebbe come chiudere un cerchio. Senza dare, però, per scontato che il Milan stanco, in emergenza e reduce dalla batosta in Champions vada a passeggiare in uno stadio trappola e che spinge come il Picco. Restiamo artefici del nostro destino, ci mancherebbe, ma comunque vada sabato la parola d'ordine sia equilibrio. Resteremo in serie A, ed è evento da celebrare a lungo. Perchè a volte l'adrenalina e la passione portano a non rendersi conto che Salerno, la Salernitana e la sua tifoseria si ritrovano sul palcoscenico più importante a competere, a testa alta, con le big.
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