Tanto tuonò che piovve. Può meravigliarsi dell'ingiusto esonero di Castori soltanto chi, in queste settimane, ha vissuto su un altro pianeta. Il Generale Ugo Marchetti aveva maturato questa decisione risultata impopolare già diverse giornate fa, al punto da auspicare implicitamente un passo indietro spontaneo in caso di ulteriori passi falsi. "I panni sporchi si lavino in famiglia, se qualcuno ha qualcosa da dirmi può tranquillamente telefonarmi o parlare in faccia" disse il trainer marchigiano alla vigilia della sfida con il Genoa. Evidentemente quella vittoria è stata utile soltanto a rinviare la comunicazione ufficiale. La sconfitta di La Spezia, frutto di un secondo tempo obiettivamente incomprensibile (ma otto assenze peserebbero anche al Napoli e alla Juventus), ha servito l'occasione sul piatto d'argento e l'ennesimo "No, grazie" alla richiesta di dimissioni ha comportato un "Grazie di tutto, voltiamo pagina" sfociato nel ritorno di Stefano Colantuono. Lo diciamo senza girarci troppo intorno: Marchetti, che si era presentato benissimo, ha perso punti agli occhi della piazza e dell'opinione pubblica. Prima la stoccata a Simy, poi gli scenari post 31-12 rimarcati in chiave pessimistica, poi ancora la decisione di esonerare quel Castori che, contro ogni pronostico, ha riportato la Salernitana in serie A accettando, in estate, di proseguire con tutti i rischi del caso. E, pare, qualche pizzico sullo stomaco in chiave mercato. Perchè se chiedi Letizia e ti arrivano Zortea e Kechrida è normale che non si può dire "abbiamo agito seguendo alla lettera le indicazioni dello staff tecnico".
Di quel comunicato di commiato abbiamo già detto tanto. Si poteva e si doveva assolutamente evitare una nota durissima, anzitutto nei confronti dell'uomo. Castori ha difeso la Salernitana, ha vinto, ci ha messo la faccia, ha detto sì quando la piazza era in fibrillazione, ha trasformato fischi in applausi in una città complicatissima e, in fondo, è tuttora in piena corsa per l'obiettivo. La rosa l'ha plasmata lui, le sue squadre esplodono col tempo e mandarlo via proprio ora, con annesso comunicato, chiude nel peggiore dei modi una storia che era stata a lieto fine. Ma nessun ambiente come il calcio è spietato e ti porta dalle stelle alle stalle in cinque secondi. E la tristezza per l'esonero di Castori non nasce dalla visione di uno scatto "rubato" e che, conoscendolo un minimo, non gli avrà fatto piacere, quanto dalla consapevolezza che la sua Salernitana si poteva salvare. Si faccia chiarezza per evitare caos: la dirigenza aveva detto pochi giorni fa che Castori era intoccabile, il Generale dovrebbe occuparsi della gestione economica senza metter bocca nelle vicende tecniche e ci viene difficile pensare esoneri un mister e ne scelga un altro di proprio pugno. Non vogliamo iscriverci al nutrito partito del "c'è ancora Lotito dietro le quinte", ma gli interrogativi sono tanti e la gente merita risposte concrete.
Ad ogni modo Marchetti non può pensare di gestire una società di calcio come fosse una caserma. I panni sporchi si lavino in famiglia, ribadiamo questo concetto pur riconoscendo che un amministratore può comunque storcere il naso rispetto ad un allenatore che, per tanti motivi, colleziona sei sconfitte su otto. Ora è tempo di guardare avanti. Castori, a nostro avviso, non andava esonerato ma blindato, la rosa al completo è competitiva per la salvezza e quel comunicato è stato mal digerito da tutti, anche dai più acerrimi contestatori del mister. Ora, però, ci sono altre trenta partite da giocare, c'è una categoria da difendere a tutti i costi e una squadra da sostenere. "Perchè allenatori, dirigenti e calciatori passano. La Salernitana resta, e la Salernitana siamo noi!", come ha scritto Marco Mancini, capo ultras della curva Sud, sulla sua pagina facebook. Empoli e Venezia è doppio confronto che, sportivamente parlando, vale la vita e non si potrà sbagliare. L'Arechi pieno e ribollente di tifo può fare la differenza e si avverte la voglia di crederci fino alla fine. Saranno in 10mila, poi altri 800 a Venezia prima del sold out con il Napoli. La salvezza passa dallo stadio di casa, su questo non c'è ombra di dubbio. Fino a gennaio i giocatori sono questi, c'è un allenatore con circa 250 panchine in A che va incoraggiato e un'attesa spasmodica per quel cambio societario che dovrà avvenire nella più totale trasparenza. L'unico pensiero sia Salernitana-Empoli. Giudizi e bilanci siano rimandati a maggio.
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