Parlare di Salernitana, di questi tempi, è impresa ardua e che mette a dura prova le coronarie di un tifoso di vecchia data che, da piccolo, segue la squadra con passione ed entusiasmo provando a dare un contributo anche in veste di giornalista come certificato dalla creazione del primo sito online interamente dedicato ai colori granata. Un giornale che divenne punto di riferimento per tanti tifosi e che era strumento di aggregazione e di confronto. Quello che oggi, a causa dei social, manca: sotto questo aspetto, bene ha fatto il club a tutelarsi rispondendo ai leoni da tastiera con azioni legali che auspichiamo possano sortire l'effetto sperato abolendo questo alone di immunità che circonda tutti coloro che hanno trasformato il web in regno anarchico. A tal proposito, sempre i soloni dei social ci invitavano ad andare a mare, a vedere la Lazio o a cambiare sport quando, per il bene della Salernitana, provavamo a raccontare la realtà dei fatti. Perchè era evidente da giugno che l'aria fosse cambiata, che ci fosse un disinteresse generale e che quel sogno di lottare per la zona sinistra fosse destinato a restare tale.

Iervolino ha ristretto i cordoni della borsa, De Sanctis ha sbagliato tutto quello che poteva sbagliare e l'alibi dei pochi soldi a disposizione non regge affatto. Sousa, nel contempo, era parente alla lontana dell'allenatore decisivo ammirato per tre mesi, mentre Inzaghi è stato abbandonato da quella fedelissima buona stella che lo seguiva ovunque quando faceva l'attaccante. Se poi aggiungiamo che Liverani lo sta facendo rimpiangere, allora possiamo ben capire che mai retrocessione - ahinoi - sarebbe più meritata. E c'è poi Sabatini, sul quale non ci sentiamo di esprimere giudizi negativi. Chi accetta Salerno con quella classifica e con tali problemi di salute, merita solo rispetto e riconoscenza. Chissà, accadrà il miracolo e a giugno si dirà che ha avuto ragione ancora una volta. Tuttavia non è lesa maestà affermare che, a gennaio, il voto al mercato non poteva che essere insufficiente. Oggi abbiamo due oggetti misteriosi, calciatori più scarsi di quelli andati via (Daniliuc-Lovato è quantomeno equivalente al tandem Pellegrino-Pasalidis), altri che chiedono il cambio dopo un quarto d'ora e Wiesmann che corre, ma certo non fa la differenza. Ed è qui che nasce un'altra riflessione: con un piede e mezzo in B, ha senso schierare gente che, tra tre mesi, andrà altrove e non ha nessun interesse a metterci la gamba in un contrasto? Non sarebbe più logico affidarsi ai giocatori di proprietà, lavorando sotto traccia per convincere i vari Gyomber, Kastanos, Pierozzi e - perchè no - Candreva ad essere gli uomini guida per una pronta risalita dalla B? Catechizzando, magari, quel Bonazzoli che tornerà alla base?

Fa male, credeteci, parlare oggi, primo marzo, di futuro e di progetto per la B. Tuttavia essere tifosi non vuol dire avere le fette di prosciutto davanti agli occhi. La realtà è chiara, solo un trittico di vittorie nei prossimi scontri diretti permetterebbe di accendere la fiammella della speranza che rischiava di spegnersi se ieri il Sassuolo avesse vinto col Napoli. E vedere i risultati scadenti delle dirette concorrenti non può che aumentare rabbia e rimpianti. A giugno salutavamo la stagione con record di punti, di risultati utili di fila, Dia terzo in classifica marcatori, Candreva re degli assist, 25mila persone in casa, 3000 in trasferta, la festa alla Concordia e Sousa che offuscava addirittura un mostro sacro come Delio Rossi. Si poteva aprire un ciclo unico nella nostra storia, trainato da una tifoseria che - quando vuole ed è ben rappresentata - aggiunge sempre tanti punti alla classifica. Iervolino...perché?
 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 01 marzo 2024 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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