Chi legge il mio editoriale del giovedì si è sempre reso conto delle perplessità del sottoscritto legate all'allestimento della rosa. Chi pensa che lo scetticismo scaturisca dal nome dei calciatori presi dal direttore sportivo dei Sanctis è fuoristrada; quello che lascia perplessi è la gestione complessiva di un post campionato che aveva lasciato in eredità un clima di entusiasmo e condivisione totale  è che sembrava essere preludio ad un calciomercato da protagonisti assoluti. Questo non vuol dire chiedere al presidente di spendere ogni volta 40 milioni di euro o di mettere a disposizione dell'allenatore Messi e Cristiano Ronaldo,  ci mancherebbe. Ma nessuno, allo stesso tempo, si aspettava di convivere con lo scetticismo dell'allenatore certificato dal suo incontro in gran segreto con i rivali del Napoli, con la sua costante insofferenza nelle varie interviste e con un ritiro effettuato senza volti nuovi, con gente fuori rosa e con altri con la valigia in mano ma costretti a rimandare la partenza per motivi prettamente numerici. 

A proposito di numeri, non ci stancheremo mai di dire che una difesa così perforata non poteva che ripartire con un nuovo tassello di esperienza, magari bravo nel gioco aereo e pronto a compensare le lacune sulle palle inattive purtroppo acuite anche dalle incertezze di un Ochoa totalmente irriconoscibile e che forse avrebbe bisogno di un turno di riposo. De Santis ha fatto altre scelte ignorando il campanello d'allarme che lo staff tecnico faceva suonare dal primo giorno di allenamento in Abruzzo e anche la tifoseria (e parte dell'ambiente), peccando di buonismo, ha colpevolmente sottovalutato segnali pericolosi e facilmente riconoscibili.  Davvero tanto è stato sbagliato in un trimestre fatto di polemiche  contrapposizioni e argomenti messi sul tavolo per sviare l'attenzione dalla questione principale. Purtroppo non sorprende che la Salernitana sia  penultima in classifica con 0 vittorie, peggior difesa e attacco sterile, dipendente dalle giocate di chi non aspetta altro che andarsene   Considerando che siamo ad ottobre queste analisi, per quanto oggettive, risultano ahinoi inutili, dal momento che prima di gennaio non è possibile correre ai ripari. 

A cosa aggrapparsi allora per mantenere viva la speranza di conquistare la terza salvezza consecutiva? Anzitutto all' allenatore, chiamato ad essere il valore aggiunto che Salerno ha imparato a conoscere e che seppe trasformare una squadra normalissima e con poche eccellenze in un gruppo compatto che diede battaglia in ogni campo onorando la maglia e quei meravigliosi tifosi della curva sud. In secondo luogo ci sono comunque calciatori che possono fare la differenza e che poche delle dirette concorrenti possono permettersi; ci vengono in mente Candreva, Coulibaly, Gyomber e Dia, sebbene il suo rapporto con la piazza sia ormai ridotto ai minimi termini per i motivi che tutti conosciamo. Di questa famosa ossatura che si sta confrontando con avversarie di livello superiore rispetto recente passato in tanti stanno venendo clamorosamente meno. Mazzocchi, Lovato, Bradaric e Pirola sono l'emblema di una squadra in costante involuzione e che a gennaio rischia di essere rivoluzionata, a patto che Iervolino decida di investire di nuovo senza limitarsi al prestito low cost dalla serie B francese. Ad ogni modo sosteniamo fino alla fine con Amore la nostra Salernitana ricordando che quella maglia e questa categoria sono un nostro patrimonio... la scenografia della Curva Sud ha permesso a decine di migliaia di persone di lanciare un segnale. Salerno c'è,  il dodicesimo uomo farà sempre la differenza. Stavolta è la società in debito con la sua straordinaria gente. L'obiettivo realistico è arrivare a gennaio con una classifica che renda ancora utile il mercato.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 06 ottobre 2023 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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