Diciamo la verità: la vittoria di sabato pomeriggio non ha suscitato le solite emozioni. Per carità, siamo tutti felicissimi che la Salernitana abbia vinto ed è sempre meraviglioso vedere la curva che canta o lo stadio che esplode quando un calciatore in maglia granata gonfia la rete avversaria. Tuttavia è evidente che i successi con Reggiana e Cremonese avessero lasciato in eredità sensazioni molto più forti. Nel primo caso il gol al 99' ci aveva fatto pensare fosse iniziata l'uscita dal tunnel, nel secondo eravamo fortemente convinti che battere una big e avvicinarsi alla zona salvezza diretta potesse essere preludio a un ultimo giorno di mercato scoppiettante e ricco di investimenti. E invece...
E allora perchè andare a -2 dalla sestultima accorciando le distanze su cinque dirette concorrenti non ha fatto battere il cuore, come certificato anche dall'esiguo numero di tifosi che oggi ha assistito all'allenamento a porte aperte? Non certo per il discorso legato al "gioco". Ma che significa giocare bene? Ma avete visto le prestazioni del Sassuolo capolista e di un Pisa secondo da inizio stagione e che basa quasi tutto su agonismo, fisicità e mentalità del proprio allenatore?
Davvero pensate che una squadra penultima e che ha limiti in tutti i reparti possa esprimersi diversamente? Ha ragione Breda, in questo caso: era il classico match sporco che si poteva sbloccare con il classico episodio. O forse preferivate un match stile Cesena, laddove i granata hanno dominato a tratti perdendo 2-0? Lo scarso entusiasmo deriva dalla consapevolezza che questa Salernitana ha davvero grossi limiti e viene difficile immaginare una svolta nel trittico Bari-Palermo-Juve Stabia che appare altamente proibitivo. Fieri di sbagliarci, ovviamente. Ma questo gruppo ha pochissimi leader, pochissimi giocatori di qualità, un proprietario che si è distaccato di nuovo, un direttore sportivo che non ha fatto bene sul mercato e un mister impaurito.
Per la salvezza diretta occorrerebbero cinque vittorie, poco meno di quante ne ha fatte la Salernitana in due anni orribili. E tanti tifosi, dopo aver spinto e dato il massimo nella settimana pre Frosinone, sono ancora scottati e sconcertati dalla prova di Carrara e da quel primo tempo razionalmente inspiegabile. E il popolo salernitano continua a non vedere una programmazione, un'idea, un qualcosa che ci consenta di proiettarsi al futuro con rinnovato ottimismo. Anzi, c'è chi addirittura teme che una seconda retrocessione di fila potrebbe comportare un passo indietro definitivo del club.
La verità è che 12mila persone in casa e 1500 fuori con una Salernitana in zona retrocessione da due anni è un qualcosa di incredibile. Il no all'incontro con esponenti della dirigenza lascia ben sperare: significa che finalmente Salerno si è stancata delle promesse non mantenute, dell'elenco di quanto speso senza mai dire quanto incassato e della lista dei colpevoli in un soliloquio senza contraddittorio. Se davvero si voleva riconquistare la piazza si andava oltre la presenza sugli spalti, minimo sindacale nei momenti difficili. Iervolino avrebbe dovuto allestire una corazzata a gennaio, investire milioni, parlare in conferenza stampa o in una riunione aperta al pubblico. Perchè i quesiti da porre sarebbero tanti
E allora condividiamo in pieno quanto detto dal presidente del club Mai Sola Antonio Carmando. Arrivasse, come tutti speriamo, la salvezza non cambi di una virgola la presa di posizione della curva, degli ultras, dei gruppi. Si pretenda chiarezza da parte del patron, si spinga la società a uscire allo scoperto facendoci capire cosa vogliano fare da grandi dopo il biennio peggiore della storia della Salernitana. Per 9 gare turiamoci il naso, sosteniamo, spingiamo, aiutiamo una squadra che ha conquistato tanti punti grazie all'apporto dell'ambiente. Dopodichè si crei un corpo unico tra le varie componenti per il bene della Salernitana e con il solo obiettivo di capire. Chiunque andrà in direzione opposta farà ancora del male ai granata.
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