La scelta di Pasquale Marino sulla panchina della Salernitana arriva con almeno un mese di ritardo rispetto a quanto sarebbe stato necessario. Una scelta che, se anticipata, avrebbe concesso al tecnico siciliano il tempo indispensabile per analizzare a fondo i punti deboli della squadra e intervenire con i dovuti correttivi. In questa situazione, salvare la Salernitana rappresenta ormai una missione ai limiti dell'impossibile, un vero e proprio miracolo sportivo che richiederà molto più che semplici accorgimenti tattici.
Proprio per questo, va riconosciuto e apprezzato il coraggio di Marino nell'accettare una sfida che altri hanno declinato senza esitazione. Una squadra in grave difficoltà, una classifica compromessa e un ambiente che necessita di ritrovare fiducia: ingredienti che avrebbero fatto desistere qualsiasi altro allenatore.
Ma vediamo perché, contrariamente a quanto si legge sui social in queste ore, quella di Marino potrebbe rivelarsi una scelta azzeccata:
La sua filosofia di gioco
Chi conosce Marino sa che con lui non si fanno compromessi tattici. Il suo credo calcistico è radicato in un 4-3-3 fluido che negli anni ha saputo evolversi mantenendo intatta la sua essenza: possesso palla, verticalizzazioni improvvise e ali che attaccano lo spazio. Un calcio che ricorda quello di Zeman, ma con maggiore equilibrio e pragmatismo. Il problema è che nella Salernitana è difficile trovare gli interpreti adatti per questo schema di gioco. Ma mai dire mai.
"Il calcio deve essere gioia", ripete spesso Marino nei suoi spogliatoi. Un mantra che ha applicato con successo ad Udinese, Catania e soprattutto Parma, dove ha plasmato una squadra che giocava a memoria, capace di alternare fraseggi elaborati a ripartenze fulminee.
L'artigiano dei talenti
Ciò che rende Marino una scelta da valutare con attenzione è la sua capacità di valorizzare i giovani talenti. Alexis Sánchez all'Udinese, Gōmez al Catania, Giovinco al Parma: la lista dei giocatori esplosi sotto la sua guida è lunga.
"Con Pasquale ho capito cosa significa essere un calciatore moderno", ha confessato Pastore anni dopo la loro esperienza comune. "Mi chiedeva di pensare prima di ricevere il pallone, di visualizzare il gioco nel suo complesso. Mi ha insegnato a vedere ciò che gli altri non vedono".
L'aneddoto del taccuino blu
Pochi lo sanno, ma Marino porta sempre con sé un taccuino dalla copertina blu, un'abitudine iniziata quando era un giovane allenatore delle giovanili del Catania. Durante un incontro casuale con Arrigo Sacchi a un convegno tecnico, l'ex CT della Nazionale gli consigliò di annotare ogni intuizione tattica, ogni esercizio interessante, ogni riflessione sul gioco.
"Quel giorno Sacchi mi disse: 'Il calcio è pensiero, e i pensieri vanno catturati prima che svaniscano'. Da allora non ho mai smesso di scrivere", ha raccontato Marino in una rara intervista personale. Quel taccuino è diventato il suo talismano e contiene ormai trent'anni di evoluzione calcistica personale.
Un episodio curioso risale ai tempi dell'Udinese: durante un allenamento particolarmente ispirato, Marino interruppe improvvisamente la seduta per correre in panchina e annotare uno schema su quel taccuino, sotto gli sguardi attoniti dei suoi calciatori. Quello schema divenne poi una delle armi offensive più efficaci della squadra friulana.
Il metodo Marino: tempi di recupero e transizioni
Una caratteristica distintiva del calcio di Marino è l'ossessione per i tempi di recupero palla. Durante gli allenamenti, i suoi collaboratori cronometrano quanto tempo impiegano i giocatori a riconquistare il possesso dopo averlo perso. Una metodologia che ricorda Klopp, ma che Marino ha sviluppato autonomamente anni prima .
In una storica seduta di allenamento al Parma, Marino fermò tutto perché il tempo di recupero era superiore ai sei secondi. "Se non recuperiamo in sei secondi, dobbiamo riposizionarci immediatamente. Il calcio moderno non permette tempi morti", spiegò ai suoi giocatori.
Una montagna da scalare
L'arrivo di Marino a Salerno rappresenta un tentativo disperato di invertire una rotta che appare già segnata. Nonostante le qualità indiscusse del tecnico siciliano, la situazione attuale della Salernitana è drammaticamente compromessa: una classifica deficitaria, un organico con lacune evidenti e un calendario che non concede respiro.
La realtà è che, per quanto Marino sia un maestro tattico e un motivatore eccellente, la salvezza rimane un'utopia matematica più che una concreta possibilità. Il suo taccuino blu, ricco di schemi e soluzioni tattiche, potrebbe non bastare di fronte a un ritardo così marcato nella tabella di marcia stagionale.
Il suo coraggio nel salire su una nave che sta imbarcando acqua da ogni parte è già di per sé un atto di fede nel calcio e nelle proprie capacità. E questo, al di là dei risultati che verranno, merita rispetto e pazienza da parte di una piazza che deve prepararsi ad attraversare una tempesta, prima di poter intravedere nuovamente il sereno.
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