La Coppa Italia, infiocchettata e in bella vista, è il segno del trionfo. La prova provata - ipse dixit, o giù di lì - che «c’è chi spende tanto ma non vince tutto, perché ci sono io, l’unico oltre alla Juve capace di portare a casa dei trofei», e di colorare un po’ di biancoceleste questo tempo tutto in “bianco e nero”. Eppure l’ospitata al Corriere dello Sport di Claudio Lotito, dopo il successo ottenuto mercoledì scorso dalla sua Lazio all’Olimpico contro l’Atalanta, non è esattamente la celebrazione d’una compiaciuta meraviglia. Lotito ha provato a reggere alle continue “incursioni” giornalistiche nella sua narrazione, cavandosela di mestiere. Ha glissato sull’argomento Salernitana e sui playout “non necessari” per la Lega B, il multi-patron, anche perché, proprio nei minuti in cui parla con la Coppa sul tavolino accanto, il Collegio di Garanzia del Coni boccia il ricorso del Foggia spegnendo ogni speranza di riduzione della penalizzazione ai pugliesi e salvando di fatto la squadra granata (sua seconda creatura calcistica) dalla serie C.

Da lì nasce il fiume, straripante, di commenti che accompagnano il live sulla pagina Facebook dello storico quotidiano sportivo che lo ospita. «Lotito, perché non parli di cosa è successo a Foggia e Palermo?», il comune denominatore degli interventi - centinaia, migliaia - che sfilano a getto continuo durante la diretta social mentre l’imprenditore capitolino decanta l’abilità (indiscutibile) che ha avuto nel vedere in Igli Tare un eccellente direttore sportivo e in Simone Inzaghi («gli avrei fatto fare anche il passaggio alla Salernitana, poi si sono create le condizioni per lanciarlo subito in prima squadra alla Lazio») l’allenatore giusto. Insomma, il giorno delle celebrazioni del multi-presidente, almeno nell’immaginario collettivo raccontato da quei commenti incessanti, s’è trasformato in un processo mediatico al ruolo che il (suo) quartier generale di Villa San Sebastiano riveste negli equilibri del calcio italiano. E ai suoi molteplici impegni: numero uno della Lazio, co-patron della Salernitana, consigliere federale in quota Lega A, un passato da main sponsor del fu presidente federale Carlo Tavecchio durante il quale il “magno Claudio” fu mente e anima di diverse riforme.
I messaggi (s)scorrono, lui va avanti, neppure li legge, perché non ha lo smartphone connesso a internet. Ma seppure ce l’avesse, c’è da scommetterci, li ignorerebbe comunque. Dritto per dritto. “Nun c’ho tempo”. Il “solito” Lotito.

Sezione: News / Data: Lun 20 maggio 2019 alle 21:00 / Fonte: La Città
Autore: Antonio Siniscalchi
vedi letture
Print