Ci eravamo illusi di aver trovato finalmente un presidente in grado di garantire un progetto importante e duraturo a una tifoseria straordinaria per passione e attaccamento e che, per motivi ancora tutti da comprendere, non ha mai avuto particolarmente fortuna dal punto di vista calcistico. Diciamo la verità: chi di noi non ha sognato una Salernitana alla pari con le big quando Iervolino, evitata la cancellazione da tutti i campionati professionistici a causa di una regola cervellotica e assai opinabile, in conferenza stampa prospettò acquisti di caratura internazionale, super settore giovanile, centro sportivo e Salerno sport city? In fondo, in quel momento, a noi bastava essere sopravvissuti per essere felici e tutti eravamo pronti ad accettare con serenità la retrocessione pur di avere, alle spalle, una proprietà economicamente fortissima e che seppe toccare le corde giuste conquistando la piazza. Purtroppo, però, alla lunga il ridimensionamento è stato totale. Senza un apparente motivo, senza una parola rassicurante per tranquillizzare la torcida granata, senza addirittura un rappresentante (Sasá Avallone a parte) della società al funerale di un dipendente morto improvvisamente e che ha dato davvero l'anima per il club. Oggi, nella migliore delle ipotesi, la Salernitana farà capo a un fondo che, ad oggi, nel mondo dello sport ha ottenuto risultati pessimi e che, navigando un po' su internet, non sempre ha fornito le adeguate garanzie economiche. Basti pensare che i potenziali futuri proprietari della squadra legano l'acquisto ad un pagamento rateale chiedendo più volte all'amministratore delegato Maurizio Milan di provvedere già ora alla cessione dei migliori calciatori presenti nella rosa.
Non un bigliettino da visita invidiabile, in effetti. La seconda ipotesi è che Iervolino resti in sella, vien da chiedersi però con quale entusiasmo visto che da mesi sta provando a cedere la Salernitana. Se poi restasse all'interno del fondo con una quota minima soltanto per limitare al massimo le apparizioni in pubblico, gli interrogativi della piazza crescerebbero a dismisura. Qui, però, è necessaria una digressione. Perchè un vecchio adagio dice che "chi è causa del suo mal pianga sè stesso". Già, perchè questa città ha osteggiato tantissimi presidenti che si sono avvicendati negli anni. Da Soglia, contestato sin dentro casa, alla famosa scrivania di Aliberti passando per i cori ostili nei confronti di Lotito, Mezzaroma e Fabiani. La triade, ad oggi, migliore della storia. Atteggiamento che può aver scoraggiato potenziali investitori locali, consapevoli che investire nella Salernitana significa relazionarsi con un pubblico caldo, spesso determinante e numerosissimo in casa e in trasferta, ma che comporta anche pressioni e tensioni non indifferenti. Non tutti sono come i "romani", in grado di farsi scivolare tutto addosso e di vincere quattro campionati tra fischi, sberleffi, pagine social che erano sfogatoio per frustrati e teorie fantascientifiche che parlavano di galleggiamento volontario e rigori sbagliati appositamente. Qui c'è un imprenditore abituato a vincere tanto nella vita e che, dopo i primi due striscioni, ha tirato i remi in barca parlando pubblicamente di minacce e denunciando (anche giustamente) attacchi social sfociati in offese che non garantiscono alcuna crescita. Ecco, facciamoci tutti questa domanda: è solo un caso che un pubblico potenzialmente straordinario abbia visto la serie A soltanto 5 volte? Tornando indietro, ci si schiererebbe al fianco di Gravina che ostacolava il percorso del facoltoso Mezzaroma accogliendo con tappeti rossi Iervolino ancor prima di averlo visto all'opera?
Perchè continuare a esaltare Sabatini (uno che in carriera non è che poi abbia vinto granché), quello che sarebbe retrocesso già due anni fa assieme a Mousset, Mikael e Perotti senza lo 0-0 del Cagliari a Venezia quando qui, al suo predecessore, non perdonavano nulla vedendo ombre dappertutto? Non ce ne voglia nessuno, ma la componente ambientale conta e, purtroppo, a Salerno può fare la differenza nel bene ma anche nel male. Non aver saputo fiutare il pericolo in estate attaccando chi raccontava i fatti a fin di bene è la colpa principale e una delle prime cause della retrocessione e di un futuro potenzialmente nebuloso. Fino a quando si continueranno a seguire le veline scritte raccontando una realtà distorta garantendo commenti e seguaci a chi non scrive per nessuno e pontifica sui social inventando fake news ogni giorno, nessuna componente potrà dirsi esente da colpe. Fa male, molto male dirlo, ma quanto sta succedendo ha responsabilità collettive ed un qualcosa che parte da lontano. Dalle otto sberle di Bergamo, dai due ritiri fatti senza volti nuovi, da Sousa che dice la verità e viene accusato di sbagliare la preparazione fisica, dal Nicola va-Nicola-viene, da quel mese in Turchia senza risultati, dall'addio al veleno con Sabatini richiamato solo per placare l'ira della piazza, dalla scelta di un De Sanctis acerbo e che ha commesso errori su errori. E non meravigli nessuno, in un contesto che deve crescere tanto, che oggi alza la voce sui social e contesta Iervolino chi, per due anni, invitava ad andare al mare. Solo la memoria corta (e, in parte, la cattiva fede) permettono a costoro di restare a galla piuttosto che andare a nascondersi per l'imbarazzo. E nel frattempo, tra l'indifferenza generale, ingoiamo bocconi più amari della retrocessione peggiore della storia. E' colpa dei romani...ovviamente!
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