Chi si aspetta che la Salernitana ripartirà da un direttore sportivo alla Petrachi o da un allenatore di livello assoluto, rischia di restare deluso. A prescindere da quelle che saranno le volontà che la proprietà dovrà prima o poi palesare dopo settimane di silenzi assordanti, c'è da acquisire la consapevolezza che - purtroppo - affronteremo un campionato di serie B e le primissime scelte non saranno fattibili per tutta una serie di motivi. Anzitutto economici. Perchè, sulla carta, ci potrebbe essere anche l'intenzione di trattenere il Candreva o il Kastanos di turno. Poi, però, si torna sulla terra, si prende atto degli stipendi e si pensa seriamente di voltare pagina, a meno che questi calciatori non dimostrino per davvero l'amore per Salerno mettendosi a disposizione del nuovo progetto anche a costo di guadagnare una manciata di euro in meno. Altri tempi, altro calcio. Saremmo felici di essere smentiti. Questo non vuol dire rassegnarsi ad un immobilismo totale, tutt'altro. Semplicemente è compito degli addetti ai lavori seri fotografare la realtà e prospettare ai tifosi quelli che potrebbero essere gli scenari più verosimili.

Se poi domani mattina Iervolino, artefice principale di questa stagione fallimentare, trasformasse la delusione in orgoglio prospettando l'allestimento di uno squadrone per tentare di vincere al primo tentativo, saremmo ben lieti di esserci sbagliati. Stesso discorso che facevamo in estate, quando il campanello d'allarme suonava forte ma veniva sovrastato dall'urlo dei leoni da tastiera dei social che, anti Salernitana per eccellenza, invitavano tutti ad andare al mare ritenendo che dietro una critica costruttiva ci fossero nostalgie romane. Come se poi essere dispiaciuti d'aver perso la miglior società della storia e un dirigente in grado di passare dalla C alla A fosse un reato o significasse auspicare le sconfitte dei granata. Purtroppo, però, era troppo evidente che la stagione fosse stata costruita nel peggiore dei modi. Ritiro senza volti nuovi, un gruppo spaccato, tanti stranieri, un allenatore insofferente, un direttore sportivo giovane che ha commesso strafalcioni a ripetizione, un Sabatini che ha offuscato la rocambolesca e fortunosa impresa del 2022 con un mercato pessimo. E poi gli allenatori: Sousa col mal di pancia, la ciliegina sulla torta Liverani. Un autentico flop, tale da farci rivalutare anche l'operato del Perrone o del Menichini di turno. Uno che non ha dato niente e al quale il totem Walter ha affidato le gare con Udinese, Cagliari e Lecce che avrebbero potuto riaprire il discorso salvezza.

Ridimensioniamoci tutti, dunque, mentalizzandoci a quella che sarà la prossima categoria, sperando che Salerno e l'ambiente sappiano esprimere un contesto rappresentativo in grado di prendere una posizione netta, critica, utile a smuovere il club dall'immobilismo. Aliberti, Soglia, Lotito, Tedesco, Lombardi: tutti i presidenti hanno subito le pressioni del popolo quando le cose non andavano bene , l'auspicio è che questa stagione insegni che l'osanna a prescindere fa danni, soprattutto se scaturisce da odio pregresso e non da reale convincimento. Oggi tutti hanno diritto e dovere (con civiltà, s'intende) di chiedere chiarezza, programmazione, spiegazioni su quella marea di promesse non mantenute. La proprietà, che prospettava sinallagma e dialogo, è pronta a metterci la faccia e a spiegare cosa spinga a passare da Cavani e Pinamonti a un attacco che faticherebbe anche in Lega Pro? Ok l'esodo a Bologna, bellissimo vedere la curva che canta oltre il 90' e "solo per la maglia", ma perchè - in passato - ci sono stati silenzio e diserzioni con un campionato ancora da giocare e oggi si abbassa la testa rispetto a una retrocessione che ci ha mortificato da sportivi, da tifosi e da salernitani? 
 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 12 aprile 2024 alle 00:01
Autore: Maurizio Grillo
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