I risultati e le prestazioni recenti hanno sortito un effetto che potrebbe essere terapeutico: riportare tutti sulla terra. Il 4-0 sulla Sampdoria, il pari con Udinese e Bologna e la splendida prova dello Stadium avevano creato eccessive aspettative che si sono tradotte in altrettanto eccessive critiche non appena la Salernitana si è imbattuta in un breve e fisiologico periodo negativo. Lo avevamo detto dall'inizio: la divergenza di opinioni sugli obiettivi finali poteva sortire un effetto boomerang. Il patron parlava di decimo posto, De Sanctis di salvezza alla penultima giornata, Nicola di campionato difficilissimo in cui si sperava di salvarsi quanto prima. Ora il bagno d'umiltà è stato generale, anche l'ottimo Iervolino ha detto chiaramente che non ha senso illudere la gente e che è necessario giocare i prossimi due scontri diretti casalinghi con il coltello tra i denti prendendosi il massimo della posta in palio. La vittoria col Verona, ad ogni modo, è stata fondamentale. Il calendario è da brividi, la terzultima si sarebbe pericolosamente avvicinata e, smentite di rito a parte, si rischiava di andare a San Siro con una nuova guida tecnica e un direttore sportivo in discussione. Certo, il 2-1 di domenica non cancella i problemi: la rosa resta incompleta soprattutto numericamente, Sepe non dà sicurezza, qualche calciatore che era partito fortissimo sta accusando un palese calo e ha responsabilità su tutti i gol subiti nelle ultime tre gare, sul piano del gioco c'è involuzione e sussiste la grana infortuni-ricadute che è piaga cronica dal 2011 ad oggi, salvo rare eccezioni.

Ma è tempo di guardare avanti con fiducia, ricordando che la Salernitana è perfettamente tutelata e rappresentata da una proprietà che non vive di riconoscenza o scommesse ma che farà di tutto per tutelare il proprio investimento. Durante le partite è fisiologico commentare a caldo e trasformarsi in presidente, calciatore, allenatore e direttore sportivo, ma a mente fredda non dobbiamo mai dimenticare che, per la prima volta, giochiamo in A per due anni di fila, che siamo reduci da una salvezza rocambolesca e da una totale rivoluzione estiva e che un progetto ambizioso passa inevitabilmente da un periodo medio-lungo d'assestamento e anche da qualche domenica negativa come quella di Reggio Emilia. Se a Salerno ci si lamenta per un undicesimo posto a 10 punti e +5 dalla terzultima, cosa dovrebbero dire in piazze di livello assoluto come Firenze e Bologna? O a Milano, sponda Inter, laddove i nerazzurri hanno perso più gare dei granata? Senza dimenticare l'imbarazzante Juventus di Allegri o una Roma che becca 4 gol a Udine e rischia di perderla in casa con un Lecce ridotto in 10. Questa Salernitana, nell'undici titolare e senza infortuni, è davvero competitiva. Candreva- sin qui mal sfruttato da Nicola - è potenzialmente devastante, la coppia d'attacco è da medio-alta classifica e alle spalle ha due calciatori affidabili e desiderosi di emergere, Daniliuc è giovane di prospettiva, Gyomber un muro, Coulibaly una roccia e ci sono ampi margini di crescita per Vilhena e Bronn in attesa che tornino Lovato, Fazio e Bohinen e che la dea bendata consenta a Maggiore di disimpegnarsi in quel ruolo dove è stato, per due anni, tra i migliori italiani in serie A. E allora sosteniamo tutti questo progetto, creando una mentalità condivisa e acquisendo la consapevolezza che ognuno di noi può dare una mano e che ogni componente influenza l'altra e può essere fondamentale. Iervolino investe perchè c'è una grande tifoseria, De Sanctis e Nicola lavorano perchè c'è una società solida, i tifosi hanno ritrovato entusiasmo grazie ad una proprietà che li rappresenta al meglio, la stampa (o parte di essa) può dare un contributo essenziale ed essere il tramite giusto tra la Salernitana e la sua gente. Quel famoso corpo unico che, al 94' di Salernitana-Verona, ha consentito di riscrivere la storia. 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 14 ottobre 2022 alle 00:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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