Una settimana intera a caricare la partita, a fare appelli affinché tutti si recassero allo stadio per spingere la squadra alla vittoria. E alla fine cosa abbiamo ottenuto? Tanto sudore e tanto sacrificio contro un Mantova presuntuoso e inconcludente per ritrovarci esattamente dove eravamo prima e con il rischio concreto di retrocedere qualora domani arrivasse una sconfitta sul campo della Sampdoria, nel clima infuocato di Marassi e con una designazione che può sorprendere soltanto chi non ha seguito le dinamiche degli ultimi campionati. Possiamo aggrapparci a tutto per giustificare quest'annata fallimentare. A quel pizzico di sfortuna che ha sempre accompagnato la Salernitana nella sua storia, agli orrori di Petrachi e Valentini, alle mancate dimissioni di Breda dopo le tre sberle di Carrara e all'interregno Colantuono che rischiamo di pagare a caro prezzo per quel 2-0 a Frosinone che ci fa tremare in chiave scontri diretti e classifica avulsa. Ma non finiremo mai di ripetere che le responsabilità hanno nomi e cognomi precisi. La società, tre anni e mezzo fa, ereditava un club in piena salute, con tanti soldi a bilancio e un parco giocatori di spessore e aveva fatto promesse precise. Certo, non eravamo così ingenui da credere alla Salernitana in Europa con Cavani centravanti e Sergio Ramos difensore centrale, ma nemmeno era immaginabile un crollo verticale del genere nato da un ridimensionamento improvviso e da mancati investimenti al netto di incassi di spessore.
Non vogliamo essere troppo di parte o vestirci da populisti, soprattutto alla vigilia della madre di tutte le partite, ma - comunque vada a finire - sarebbe il caso che la proprietà esca allo scoperto spiegandoci che cosa voglia fare da grande senza farci vivere un'altra estate all'insegna del "vendo-non vendo" o del "cedo tre e acquisto uno, possibilmente in prestito e con stipendio basso". Ed è inutile dire "avranno imparato dagli errori, faranno uno squadrone". Perchè già un anno fa, di questi tempi e con una retrocessione vergognosa propinata alla città e alla tifoseria granata, avrebbero avuto la possibilità di riscattarsi e di allestire una rosa super per la B. E invece niente. Wlodarczyk, Tello, Kallon, Braaf, Gentile, Torregrossa, Hrustic, Velthuis, Dalmonte. Nemmeno in C questa rosa avrebbe vinto. E poi il capolavoro di Valentini, al quale è stato dato un budget cinque volte inferiore rispetto a quanto promesso negli incontri con i tifosi. Ma davvero una squadra che le ha perse quasi tutte pensava di cambiare passo con Caligara, Girelli, Zuccon, Guasone, Raimondo e Cerri, due attaccanti che rischiano di essere ricordati come la coppia tecnicamente più scarsa della storia granata? Insomma, disastri su disastri che, parlando da sportivi e non da sfegatati tifosi, ci portano ad ammettere che l'attuale posizione di classifica rispecchia in pieno il valore della rosa (anche Soriano, Adelaide e Verde vanno inseriti tra i flop di Petrachi) e che salvarsi sarebbe un miracolo, favorito dal livello scadente del torneo cadetto e dall'apporto di una tifoseria che, forse abdicando al suo ruolo in chiave "contestazione civile", ha comunque garantito numeri record per la B. Perchè con le migliori società si disertava e si contestava, oggi invece c'è ancora il partito del "grazie presidente" che un giorno dovrà spiegarci dove ha vissuto in questo biennio sportivamente parlando drammatico.
Ora testa alla Sampdoria, come già detto "la madre di tutte le partite". A noi non preoccupa tanto l'aspetto tecnico, sebbene i blucerchiati siano superiori alla Salernitana e, sulla carta, a quasi tutte le rose della categoria. Coda, Niang, Oudin, Altare, Depaoli, Vieira, Sibilli, Borini, Venuti, Cragno: bastano questi nomi per renderci conto che i liguri avrebbero dovuto lottare quantomeno per il miglior piazzamento playoff. Fanno paura, però, altri aspetti. L'effetto Marassi, la presenza attorno alla società di personaggi assai carismatici e influenti nel mondo del calcio, una proprietà che ha seguito tutti gli allenamenti caricando i giocatori, la partecipazione emotiva della città di Genova che garantirà 32mila spettatori, dulcis in fundo quel tandem Rapuano-Mazzoleni che è scelta che ha fatto arrabbiare i supporter di fede granata. Sembra un incubo, insomma. E venerdì le nostre coronarie saranno messe a dura prova. Ma torniamo al problema di fondo: a questo punto non dovevamo proprio trovarci e ringrazieremo a vita Iervolino, Milan e tutti i consiglieri del patron per il repentino passaggio da San Siro alle trasferte nella vicina Cava dei Tirreni. Speriamo che una brutta favola possa chiudersi con il lieto fine, ma non cambi di una virgola il giudizio e nessuno pecchi di memoria corta. In fondo è l'incapacità collettiva di percepire il pericolo (ricordate gli SOS di Sousa?) ad aver ridotto la Salernitana tra le cenerentole d'Italia.
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