Da una parte la contestazione degli ultras e della tifoseria organizzata, tra palloni lanciati goliardicamente in campo, striscioni esposti praticamente in tutta la città e l'operazione "zero abbonamenti" che avrebbe riscosso un certo successo in caso di riapertura dello stadio. Dall'altro l'assordante silenzio della società che, consapevole di essere criticata, ha preferito restare a Roma anche durante il ritiro di Sarnano. Bocche cucite per tutti. Castori non è stato ancora presentato (ma oggi sarebbe obiettivamente difficoltoso per un allenatore commentare quanto sta accadendo), Mezzaroma ha parlato alla vigilia della partita con lo Spezia e poi si è defilato, Lotito sta rinforzando la Lazio anche grazie ai calciatori della Salernitana, ma chi lo conosce bene parla di un patron per nulla turbato dal rumoreggiare della piazza. In fondo è una linea condivisibile: fatti e non chiacchiere, tanto per citare uno dei cavalli di battaglia del patron.
Fatta eccezione per la gogna dei social ormai popolati da gente che vive per offendere e che non può certo essere accostata alla parte sana del tifo granata (purtroppo con la complicità di presunti personaggi pubblici che se la cantano e se la suonano decantando ogni sorta di dote pur di non ammettere di essere fuori da tutto...in altri tempi sarebbero stati isolati, oggi vengono indicati come beniamini e questo fa capire quale livello si stia raggiungendo), c'è una curva che merita considerazione e risposte. C'è gente che è ripartita dalla D, che ha fatto trasferte a Budoni e Selargius, che durante il ritiro di Sarnano ha pianto vedendo gli spalti vuoti, che ha messo la Salernitana prima della famiglia e della salute. Uno zoccolo duro che meritava, un minuto dopo il ko con lo Spezia, una conferenza stampa o addirittura un incontro pubblico in cui si spiegasse come mai "una società come non l'avete mai avuta" non abbia mai raggiunto i playoff in un lustro che, per due volte, si stava per chiudere con una retrocessione. Bastava ripartire dalla rosa dell'anno scorso con un top player per reparto e sicuramente la stragrande maggioranza della critica avrebbe dato credito.
Nessuno si vuole iscrivere al partito del "Lotito vattene". Sono loro i proprietari e hanno diritto di gestire l'azienda come preferiscono. Ma una città passionale come Salerno, sminuita in qualche intervista del passato e che rivendica identità e senso d'appartenenza senza cordoni ombelicali a tinte biancocelesti, alla lunga presenta il conto. Ma deve avere l'intelligenza di farlo nel modo giusto. Non esiste al mondo che alcuni giornalisti di livello nazionale vengano oltraggiati, non è ammissibile che l'anonimato di qualcuno sia cassa di risonanza per diffamatori e gente che, su facebook, ha la foto con il figlioletto in braccio ma minaccia sulle varie bacheche. La vera Salerno è quella che, anche a muso duro, sta manifestando dissenso e sofferenza sportiva. Nessuno pretendeva la serie A e, in fondo, se c'erano aspettative è perchè vengono implicitamente riconosciute ai patron enormi potenzialità economiche. E se si pensa che la disaffezione sia frutto dell'1-2 con lo Spezia si è completamente fuori strada: l'Arechi era semivuoto anche quando si lottava per il secondo posto, lo zoccolo duro si era ridotto a 3-4mila unità e anche chi è stato additato come "pro-società" (ma in realtà era solo un innamorato che ci ha creduto) si sta esprimendo con toni perentori.
Ad oggi, al netto dell'arrivo di Kupisz e dei buoni innesti in difesa, la Salernitana deve prendere due attaccanti, un portiere, almeno un altro difensore, tre centrocampisti e un esterno destro. In attesa di capire che fine faranno i vari Karo, Dziczek e Casasola per i quali non ci sono comunicati ufficiali. Pregare il Kiyine di turno è un autogol, ed è questo un altro spunto di riflessione: un tempo facevano la fila per venire a Salerno, oggi invece il Pordenone sborsa 2,5 milioni di euro per Diaw, chiude per Calò in 10 minuti e sembra quasi che il mondo si sia capovolto. Un tifoso "normale" certo non pressa i calciatori sui social invitandoli a non firmare per la Salernitana, ma se a Sarnano si è allenato un mix tra Primavera e partenti la responsabilità non va attribuita ai veri tifosi. Le potenzialità di Lotito, Mezzaroma e Fabiani sono enormi, economicamente non c'è mai stata una società così forte dal 1919 ad oggi e la battaglia comune sulla multiproprietà non può che portare vantaggi a tutti in termini di regolamenti e trasparenza. In fondo, almeno su questo aspetto, siamo tutti dalla stessa parte. Isolando chi strumentalizza, individuando eventuali manovre occulte (si spera non di stampo politico) e remando nella stessa direzione si potrà davvero capire quale sarà il futuro della Salernitana.
Intanto, però, non si è fatto nulla per gettare acqua sul fuoco: Akpro, il migliore, è passato alla Lazio, Ventura (che non sarebbe stato comunque riconfermato per la pessima gestione della seconda fase della stagione) è andato via 12 ore dopo la fine del campionato scrivendo una lettera molto precisa, molte trattative virtualmente chiuse non sono state ancora ufficializzate, Ranieri è venuto per poi "scappare" e forse una nota della società che esonerasse la parte sana del tifo dalla risonanza mediatica negativa poteva essere un bel gesto. Certo, il mercato post Covid è bloccato un po' per tutti e non è un caso che si stiano muovendo soprattutto Monza e Lecce: nel primo caso i brianzoli hanno avuto 8 mesi di vantaggio per trattare i calciatori, nel secondo c'è il paracadute milionario che sposta gli equilibri. Ma "mal comune, mezzo gaudio" non è motto che rassicura la piazza che, nel pomeriggio, si incontrerà ancora per ulteriori iniziative. Nessun ultras, nessun club e nemmeno gli innamorati della provincia vogliono il male della Salernitana, la storia insegna che i fischi possono diventare applausi in presenza di fatti concreti. Mai come ora serve un segnale forte, con l'allestimento di una rosa di altissimo livello per rispettare la promessa fatta con il comunicato del marzo 2019.
Sembra impossibile uscire da questo clima avvelenato, in realtà è più facile di quanto appaia. "Non resteremo mai a dispetto dei Santi, se non siamo graditi ci facciamo da parte in un minuto" hanno detto spesso Lotito e Mezzaroma. Oggi si è verificata questa circostanza (ma c'è comunque una fetta di tifoseria meno rumorosa che continua a predicare equilibrio e fiducia rimembrando i 30 anni di fila in C), ma può essere ancor più stimolante vincere questa sfida. A Roma, tra scorte, bombe carta, diserzioni e minacce, in un triennio si è arrivati ad un Olimpico pieno con qualche coppa in più in bacheca. C'è tutto, con le debite proporzioni, per ripartire al meglio anche a Salerno. C'è la volontà?
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