Quando lo spogliatoio si spezzò, crollò tutto
La storia recente dell’ultimo biennio della Salernitana è il manifesto più crudo di come una squadra di calcio, senza unità e compattezza, possa precipitare nell'abisso. Due retrocessioni consecutive - dalla Serie A alla Serie C - rappresentano una caduta rovinosa che ha pochi precedenti nel calcio italiano. Ma dietro questo tracollo non c'è solo la "politica sparagnina" della società, come giustamente sottolineato dai tifosi. C'è soprattutto un cancro che ha divorato dall'interno il club: la totale assenza di coesione, un gruppo frantumato da divisioni, polemiche e contenziosi che hanno reso impossibile qualsiasi progetto sportivo.
2023-24: L'anarchia dello spogliatoio granata
La stagione 2023-24 è stata un esempio da manuale di come NON gestire uno spogliatoio. Dopo un buon piazzamento nella stagione precedente, la società conferma l'allenatore Paulo Sousa, ma il tecnico portoghese, durante il ritiro precampionato, lancia i primi segnali di allarme, lamentando l'inadeguatezza dell'organico e sollecitando rinforzi alla società. Qui inizia il cortocircuito: un allenatore che pubblicamente attacca la propria dirigenza, una società che non risponde alle richieste, giocatori che si ritrovano in mezzo a un braccio di ferro che nulla ha a che vedere con il campo.
Con solo tre punti in otto giornate di campionato, Paulo Sousa viene esonerato all'ottava giornata, e il suo addio non è certo pacifico. Il presidente Iervolino non risparmia frecciate pubbliche al tecnico portoghese, mentre la risoluzione del contratto arriva solo quattro mesi dopo l'esonero, segno di un contenzioso che avvelena ulteriormente l'ambiente.
Arriva Filippo Inzaghi, ma la situazione non migliora. Nonostante il cambio tecnico, i risultati della squadra rimangono pressoché immutati. Tre allenatori in una stagione (Sousa, Inzaghi, Liverani) e poi un quarto (Colantuono) negli ultimi due mesi: un valzer di panchine che fotografa il caos totale. Come può uno spogliatoio trovare identità e compattezza con una tale instabilità? Come possono i giocatori fidarsi di un progetto che cambia ogni due mesi?
Il mercato di gennaio si caratterizza per acquisti frettolosi, cessioni improvvisate, una rosa che cambia pelle a metà stagione senza una logica chiara. Inevitabile il finale: la Salernitana retrocede aritmeticamente in Serie B con quattro giornate d'anticipo. Con i soli diciassette punti ottenuti durante il corso del campionato di Serie A, è la peggiore compagine da quando la massima serie è a 20 squadre.
2024-25: Il colpo di grazia e la vergogna dei playoff
Se possibile, la stagione successiva è ancora più drammatica. La Salernitana arriva ai playout di Serie B già provata da mesi di tensioni e risultati deludenti e ferita dalla decisione cervellotica della Lega. La finale di ritorno playout contro la Sampdoria viene sospesa definitivamente dopo che, intorno al 65', i tifosi della Salernitana hanno lanciato fumogeni e seggiolini verso il terreno di gioco. Non è solo la rabbia dei tifosi: è il simbolo di un ambiente completamente imploso, dove giocatori, società e pubblico si sono persi per strada.
L'assenza di leadership e il fallimento della dirigenza
Al centro di questo disastro ci sono stati una sequela infinita di errori che hanno impedito di costruire un progetto solido e di creare le condizioni per uno spogliatoio coeso. Investimenti insufficienti, scelte di mercato al ribasso, la sensazione continua che il club cercasse di sopravvivere piuttosto che di competere.
In una squadra che lotta per la salvezza, serve un blocco granitico, serve che i giocatori si guardino negli occhi e sappiano di poter contare l'uno sull'altro. Alla Salernitana di questi due anni non c'era nulla di tutto questo: solo individualità slegate, mercenari di passaggio, e un crescente senso di sfiducia reciproca.
La lezione: senza coesione, nessun traguardo è raggiungibile
Il calcio è pieno di esempi opposti, di squadre tecnicamente inferiori che hanno raggiunto obiettivi incredibili grazie alla coesione del gruppo. La forza di uno spogliatoio compatto può compensare limiti tecnici, può trasformare giocatori mediocri in eroi, può creare quella resilienza necessaria nei momenti difficili.
Il valore inestimabile dello spogliatoio di oggi
La ricostruzione della Salernitana è partita, e questa volta con le fondamenta giuste: prima dei moduli tattici, prima dei colpi di mercato, prima delle strategie tecniche, Faggiano ha ricostruito l'anima di questo club. Ha ritrovato quella coesione che è l'elemento chiave per superare i momenti di difficoltà. E nei momenti difficili che inevitabilmente arriveranno – perché una stagione è lunga e le insidie non mancano mai – questo gruppo avrà le armi per non frantumarsi come i predecessori, ma per stringersi ancora di più.
I tifosi granata stanno già tornando a vedere quella squadra che desideravano: una squadra che lotta unita, che anche quando ha perso lo ha fatto con dignità e spirito di corpo. Si vedono finalmente giocatori che sudano per quella maglia, che la onorano, che hanno scelto Salerno non per ripiego ma per ambizione.
La strada verso la risalita nel calcio che conta resta lunga e piena di insidie. La Serie C è un campionato difficile, equilibrato, dove nulla è scontato. Ma questa volta la Salernitana ha ciò che è mancato negli ultimi due anni: uno spogliatoio che è tornato a essere il cuore pulsante del club, un gruppo che crede nel progetto, una coesione che può fare la differenza tra l'ennesimo fallimento e una risalita trionfale.
Le cinque vittorie nelle prime partite non garantiscono nulla per il futuro, ma dimostrano che quando undici uomini giocano tutti per uno, quando lo spogliatoio è unito, quando c'è un'anima oltre la tecnica, allora i traguardi tornano a essere raggiungibili. E la Salernitana, dopo essere precipitata nel baratro più profondo proprio per mancanza di coesione, oggi può finalmente guardare avanti con maggior fiducia. Perché ha ritrovato la cosa più preziosa: ha ritrovato se stessa.
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