E alla fine l'auspicato intervento del presidente Danilo Iervolino è arrivato. Non in conferenza stampa, come invocato dal pubblico e dalla stampa locale e nazionale, ma comunque un'uscita allo scoperto che aiuta almeno a farci un'idea di quanto sta accadendo. Partiamo da una premessa: bene ha fatto il presidente a gettare acqua sul fuoco. Se abbiamo detto più volte che i panni sporchi si lavano in famiglia, non possiamo che apprezzare la linea della proprietà tesa a riportare serenità nell'ambiente e ad invocare unità d'intenti. E allora, come diciamo sempre, sosteniamo la nostra Salernitana, prepariamoci già da ora a far tremare l'Arechi nelle prossime due sfide casalinghe ed evitiamo di cadere nell'errore di giudicare i nuovi acquisti prima del tempo. E' evidente, però, che quanto accaduto in passato porti tutti noi ad essere cauti prima di pensare che tra allenatore e direttore sportivo sia scoppiato di nuovo l'amore. Perchè anche un anno fa si provava a covare sotto il tappeto la cenere però poi i problemi sono riemersi inevitabilmente, con gli 8 gol di Bergamo e l'esonero bis di Nicola che testimoniarono quanto, in realtà, all'interno del gruppo tirasse cattiva aria.
Insomma, l'atteggiamento del patron va bene se, al netto delle dichiarazioni pubbliche, c'è privatamente la voglia di intervenire per capire quali siano i problemi e come risolverli. Perchè l'insofferenza di Sousa è evidente. L'anno scorso la squadra lo seguiva non solo perchè è bravo, ma anche e soprattutto per la sua capacità di essere laeder e trascinatore. Oggi vediamo un allenatore che ha perso quella carica vincente dello scorso torneo, che in conferenza stampa va su argomenti dolenti anche quando le domande sono riferite ad altro. Di conseguenza vediamo Cabral esterno basso di destra, Botheim ancora titolare (ma non sarebbe meglio Candreva, lo stesso Cabral falso nueve o uno della Primavera?) e un approccio sempre soft alle partite. Sousa è il top player della Salernitana, uno che farebbe giocare bene al calcio anche chi ha bazzicato nelle categorie inferiori. La sua impronta di gioco è sempre stata evidente e la Salernitana dell'anno scorso si è salvata soprattutto grazie al suo operato. Perchè la tanto decantata ossatura è considerata di spessore perchè gente "normale" come Pirola, Vilhena, Kastanos e Bradaric ha sfornato prestazioni super dall'avvento del trainer portoghese in poi. Che poi si vinca poco e si pareggi tanto è un altro discorso: quella e questa rosa avrebbero davvero potuto fare meglio? A nostro avviso no, vorremo vedere la medesima squadra con un altro allenatore (di quei nomi che circolavano allora) a dare indicazioni. Non ce ne voglia nessuno, ma Sousa è un altro livello. E proprio per questo è un peccato non aver fatto mercato seguendo le sue idee e mettendo in preventivo un sacrificio economico che andasse di pari passo con sei scommesse potenzialmente tutte interessanti, ma a costo quasi zero.
A Iervolino il compito di intervenire nel modo migliore, provando magari ad analizzare le gare con maggiore obiettività e senza l'animo del tifoso. Parlare di "calcio spettacolare" in riferimento a questi primi 270 minuti appare quantomeno azzardato (per usare un eufemismo). E, in generale, non vediamo l'animus pugnandi che, nella passata stagione, ci permise di mettere sotto tutte le big del calcio italiano. Si segna e le esultanze sono piuttosto fredde, nessuna protesta quando il direttore di gara sbaglia in maniera evidente (per intenderci, quelle dei leccesi sul mani da rigore che hanno letteralmente spinto l'arbitro al classico on field review), non c'è quel bell'abbraccio collettivo del pre e post partita che dava l'idea di uno spogliatoio compatto. Quello spogliatoio che, dopo la lite tra Coulibaly e Mazzocchi (che purtroppo conferma di attraversare da mesi un momento negativo, l'involuzione è palese e la panchina è stata giusta così come l'attribuzione ad altri della fascia), i musi lunghi dei fuori lista e i capricci di Simy, oggi registra il caso Dia. Sotto questo aspetto diamo ragione alla società, chi vi scrive era tra i pochissimi a dire che già in estate andava ceduto. Per finanziare un mercato palesemente condotto in parsimonia e per non tenere in rosa controvoglia un calciatore forte, ma che - di fatto - non è stato mai blindato. Iervolino è stato coraggioso, ha lanciato un segnale a tutti che dobbiamo appoggiare al 100%: prima di tutto la Salernitana. Che sia il bomber, un portiere con cinque mondiali alle spalle, il recordman di presenze in A o l'ultima delle riserve. Per quanto ci riguarda il vero errore è stato quello di non prendere un altro attaccante di qualità: in questo caso ci si poteva togliere anche lo "sfizio" di mandarlo in tribuna fino a gennaio mettendo finanche a repentaglio la convocazione per la coppa d'Africa. Invece l'attuale livello dei pari ruolo porterà ad una soluzione tampone: multa, reintegro in rosa e possibile partenza nella finestra invernale del mercato, quando però poi di attaccanti forti bisognerà probabilmente prenderne due. E chissà se, dopo aver detto pubblicamente cosa è accaduto, si riuscirà a guadagnare la cifra auspicata da Iervolino. Di certo c'è che il timore di passare dal motivetto "Popopopopopo Boulayè Dia" ai fischi al primo stop sbagliato è tanto. Errato, lo ripetiamo, raccontare i fatti pubblicamente. Ma a questo punto chi è causa del suo mal pianga sè stesso. E Dia è stata una grossa delusione. Un po' come il mercato. Quello che non ha portato in dote un altro attaccante, un centrocampista di valore (se viene un raffreddore a Lassana il livello del reparto si abbassa notevolmente) e un difensore esperto forte di testa. O solo noi ci accorgiamo che ogni calcio d'angolo diventa nei fatti quasi un calcio di rigore?
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