"Non può essere soltanto un discorso psicologico. Ci sono dei limiti strutturali che dobbiamo colmare. Interverremo in modo importante sul mercato di gennaio, in tutti i reparti e con un budget di spessore messo a disposizione dalla proprietà. Da gennaio deve iniziare un altro campionato, dobbiamo assolutamente mantenere la categoria per proseguire il nostro progetto triennale". Parlò così l' amministratore delegato della Salernitana Milan subito dopo la partita persa a Catanzaro lo scorso 29 dicembre.
E l'inizio sembrava promettente: un nuovo direttore sportivo, un allenatore ben voluto dalla piazza, una serie di innesti uno dietro l'altro e il ritorno di Iervolino allo stadio a distanza di 10 mesi. Poi, quando dai prestiti si è passati alla necessità di investire e spendere qualche milioncino, ecco che il mercato ha subito una frenata. Vogliamo sperare che, sotto traccia, Valentini stia lavorando per regalarci un finale scoppiettante e ricco di colpi di scena, ma la sensazione è che il budget sia decisamente inferiore a quanto la società avesse lasciato intendere.
Dei famosi 5 milioni "confessati" poco strategicamente da Petrachi, forse è stata spesa la metà ed esclusivamente per gli stipendi di giocatori che, vada come vada la stagione, a giugno torneranno alle società d'appartenenza. Chi fiuta il pericolo, ora, non può più lesinare sforzi economici. Siamo già reduci da due sessioni di mercato al risparmio, dei 25 milioni di euro del paracadute non è stato utilizzato nulla per il rafforzamento della squadra ed è arrivato il tempo di mettere mano al portafoglio senza badare a spese dimostrando, con i fatti, di tenere alla causa granata.
Ci stiamo rendendo conto che, sul piano sportivo, si sta scherzando con il fuoco? Avete minimamente idea di cosa significherebbe collezionare la seconda retrocessione di fila in una piazza che ha già da tempo dimezzato le presenze allo stadio e che fatica a coinvolgere le nuove generazioni? Per i veri salernitani, sia chiaro, non è certo un discorso di categoria. Ma chi ha scritto la storia passando in meno di 10 anni da un fallimento a San Siro non può ritrovarsi - con tutto il rispetto - a giocare di nuovo il derby con la Cavese o a organizzare le trasferte di Picerno e Cerignola.
Iervolino, lo ripeteremo fino alla noia, ha preso la Salernitana in A, senza un euro di debito, con un buon parco giocatori, per 10 milioni di euro, con una piazza che lo ha accolto trionfalmente e con una serie di promesse che andavano nella direzione della zona sinistra della classifica, Cavani al centro dell'attacco, un marchio di caratura internazionale per lo stadio, un centro sportivo da 90 milioni di euro, un super settore giovanile e il famoso sinallagma d'amore con la tifoseria e con la stampa "perchè la squadra di calcio non può essere gestita freddamente dietro una scrivania".
E allora, considerando che il bilancio ora è ok (anche grazie a Petrachi, va detto), che il botteghino garantisce comunque discreti introiti, che dalla Lazio arriveranno una pioggia di milioni tra Dia e Tchaouna e che c'è una categoria obbligatoriamente da salvaguardare nel rispetto dei 900 di Pisa, dei 4600 abbonati, dei 5000 paganti che hanno assistito alla serie A più vergognosa della storia del calcio e delle migliaia di appassionati che restano a casa in segno di dissenso, è doveroso mettere a disposizione di Valentini un extra budget.
Lo diciamo senza giri di parole: la Salernitana, con questa rosa, rischia di retrocedere. Una squadra senz'anima, a terra fisicamente, lontana anni luce dalla propria gente, che subisce gol di mano senza un solo calciatore che protesti, con un capitano che non esulta per un gol segnato al centesimo minuto e allenamenti a porte chiuse come se si dovessero nascondere strategie militari. Iervolino dia la possibilità a Valentini di prendere un difensore centrale forte (sarebbe bastato tenere Gyomber), due centrocampisti di livello, un esterno sinistro e un altro attaccante.
Ad oggi, fatta eccezione per Cerri e forse un altro paio, è arrivato il contorno. Mancano i titolari, quelli che devono aiutare la Salernitana a vincere in 4 mesi le stesse partite che ha vinto in un anno e mezzo. Si può fare, sia chiaro. Il livello attuale della B è equiparabile alla Lega Pro che i granata vincevano nel 2014-15 e basterebbe sfruttare il fattore casalingo per conquistare una salvezza che comunque non andrà festeggiata più di tanto, visto che l'obbligo morale era quello di allestire da subito una corazzata in grado di lottare per la vetta.
Iervolino, Milan e tutta la società hanno forse l'ultima occasione per riavvicinare gli scettici e per offuscare un biennio tra i più neri della storia della Bersagliera. E se davvero, a pochissimi giorni dalla fine del mercato, il diktat è di nuovo quello di cedere prima di acquistare e si aspetta lo sconto per una riserva del Palermo allo stiamo messi molto male. Andare in C, con tale monte ingaggi, gente che guadagna tanti soldi, un proprietario dimissionario che ha perso entusisamo e un tifoseria che sprofonderebbe nella depressione sportiva (tra l'altro dovendo giocare almeno due anni al Volpe e non in casa propria) sarebbe deleterio.
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