Una scelta coraggiosa, che certo non farà fare salti di gioia a una tifoseria che ricorda ancora il doppio esonero e le frecciate a distanza della stagione 2008-09, quando fu contestato sin dalle prime giornate. “Abbiamo errori di valutazione” disse Fabiani nel famoso incontro pubblico con la stampa e la tifoseria di metà giugno, per poi ritrovarselo alla guida della Salernitana 11 anni dopo ma con una proprietà diversa. Da qui la prima domanda: chi ha scelto l’allenatore? Se, come pare, è opera di Lotito è evidente che il direttore sportivo avrà incarichi diversi rispetto al passato e una minore incidenza. Frutto della contestazione di ieri da parte della tifoseria che chiedeva l’avvicendamento? Lo capiremo nelle prossime settimane. Ad ogni modo una scelta coraggiosa, che non ha trovato il parere favorevole del pubblico e che sembra perseguire la strada dell’improvvisazione e non della programmazione. Un solo anno di contratto e un allenatore che, parentesi di Carpi a parte, ha sempre lottato per salvarsi. Da subentrante e basando tutto sull’atteggiamento e sulla cattiveria agonistica, non sul gioco. Un 3-5-2 difensivo, da “palla lunga e pedalare” che potrebbe far da preludio a partenze eccellenti come quelle di Lombardi e Cicerelli poco adatti ad una struttura tattica del genere. Nessun accanimento nei confronti di un professionista serio, ma la Salernitana ha perso l’ennesima occasione per lanciare un messaggio distensivo alla piazza. Si sperava nel Semplici di turno, invece tutto su quel cavallo di ritorno che, proverbialmente, nel calcio non ha mai portato bene. A quel punto molto meglio Stefano Colantuono, uno che conosce l’ambiente, che per rispetto di Salerno aveva rinunciato a tanti soldi e che ha fatto di tutto per tornare accettando condizioni favorevolissime…per la proprietà. Castori ha accettato una bella sfida, consapevole che nel passato le cose non sono andate benissimo e che il rapporto con Fabiani e Avallone non fu semplicissimo. Un conto è salvarsi da subentrante in piazze come Trapani e Cesena, un conto è eredita la panchina di Ventura in un contesto ambientale da “zero abbonamenti” e con una società che dovrebbe dire, una volta per tutte, quale sia l’obiettivo. Castori, in carriera, ha lottato solo una volta per la promozione in A e questo è sufficiente per giustificare lo scetticismo. Sarà il campo a parlare, certo, ma ancora una volta si riparte d’accapo, con un cantiere aperto e tanti addii che ridimensionerebbero le ambizioni. In quel caso come si farà ancora a dare torto a chi diserta? 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 10 agosto 2020 alle 20:58
Autore: Luca Esposito / Twitter: @lucesp75
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