Piccinini. Alberto, non Sandro, cioè il papà che giocò nella Salernitana di Viani, oltre che nella Juve, e non il figlio, noto telecronista Mediaset dalla sciabolata morbida. Nato a Roma il 25 maggio 1923, cresce con i giallorossi che lo girano in prestito giovanissimo al Pescara in Serie B nella stagione 1942-1943. Con gli abruzzesi disputa 4 gare, segnando anche 1 rete. Dopo un’altra esperienza in prestito all’Avia Roma, finalmente può indossare la casacca della Magica nel 1944, vincendo il Campionato romano di guerra. Accetta la corte di Gipo Viani, scendendo di categoria alla Salernitana. Nei primi due anni in granata, disputa 11 gare in quanto chiuso da Pastori e Benedetti, anche se nel secondo si toglie la soddisfazione della promozione in Serie A. Ma è proprio in massima serie che Piccinini diventa protagonista. Sia tecnicamente che tatticamente. Il giocatore romano scendeva in campo con la maglia numero 9, ma anziché mettersi in attacco diventava il più arcigno marcatore della punta avversaria, “liberando” Buzzegoli dai compiti di marcatura. Era nato il Vianema, era nato il catenaccio, era nato quello che sarebbe passato alla storia come “gioco all’italiana”. Con la Salernitana in Serie A disputa 32 partite, risultando essere uno dei migliori. Purtroppo, alla fine di quell’anno, la Salernitana retrocederà. Nella sfida decisiva a Roma, fu proprio Piccinini a compiere una sfortunata autorete che condannò i granata alla B. Piccinini rimase in A. Prima con la maglia del Palermo (36 presenze) e poi con quella della Juventus (uattro stagioni, dal 1949 al 1953, e due scudetti).  E' morto troppo presto, il 24 aprile 1972, a causa di un male incurabile.

Sezione: News / Data: Dom 29 luglio 2018 alle 19:30
Autore: Antonio Grimaldi
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