Una vittoria nelle ultime sei partite, tre pareggi consecutivi all'Arechi, uno stadio mezzo vuoto, un tifo ormai da tempo meno trascinante e caloroso del solito, una difesa che continua a subire gol in quasi tutte le gare, Inglese a secco dal derby con la Cavese del 5 ottobre mentre Ferraris non timbra il cartellino da settembre. Vista così non si può che parlare di crisi per una Salernitana scivolata repentinamente dal primo al terzo posto (a pari punti col Cosenza) e con ben cinque lunghezze di svantaggio sul Catania.

La vulnerabilità della retroguardia, la lentezza dei centrocampisti e la constante involuzione degli attaccanti, abbinata al rendimento estremamente altalenante di Donnarumma, avevano spinto i più critici a evidenziare le carenze strutturali dei granata anche dopo le prime cinque vittorie di fila, quando lo spirito di gruppo, il clima di entusiasmo generale e un calendario alla portata avevano alimentato illusorie aspettative. I risultati negli scontri diretti hanno invece confermato che la Salernitana, sulla carta, non sia stata costruita per vincere il campionato senza passare dai play off.

Le sconfitte contro Catania e Benevento e i pareggi interni con Crotone e Trapani obbligano a parlare di ridimensionamento e sopravvalutazione della rosa, ancor di più se ripensiamo anche al capitombolo interno col Cerignola (al netto degli errori arbitrali) e allo scialbo 0-0 con un Latina che le sta perdendo quasi tutte. Analizzando il match di domenica pomeriggio sono tante le cose che non hanno convinto: l'approccio soft, lo scarso pressing che facilitava il palleggio del Trapani, l'involuzione di tutti gli attaccanti e la difficoltà a segnare su azione. Con Altamura, Benevento e Trapani, infatti, la Bersagliera ha fatto gol su palla inattiva, l'ultima rete frutto di una manovra corale risale addirittura al derby con la Casertana di un mese fa, con Liguori che sfruttò un assist perfetto di Villa. Ci sono poi calciatori che continuano a tradire le attese.

Detto ampiamente di Inglese, fischiato da tutto lo stadio al momento della tardiva sostituzione, c'è un Capomaggio considerato inamovibile, ma che a Salerno non ha mai fatto la differenza. Almeno fino a questo momento. Lento, macchinoso, prevedibile, a tratti avulso dalla manovra e forse in posizione troppo arretrata rispetto alle sue caratteristiche. E' vero che giocare con la Salernitana è diverso rispetto a un ambiente sereno come Cerignola, ma a oggi anche lui si può annoverare tra i flop del girone d'andata, al pari di un De Boer ancora lontano dalla condizione migliore e di quel Ferrari forse imprescindibile per fisicità e cattiveria agonistica, ma poco lucido negli ultimi sedici metri e lontano parente del bomber implacabile ammirato a Vicenza. Ci sono, però, anche degli aspetti positivi dai quali ripartire

Ancora una volta la Salernitana ha reagito allo svantaggio, rimontando con cuore e discreta organizzazione. Aver subito soltanto un tiro in porta contro una big come il Trapani, creando contestualmente una decina di occasioni nitide per passare in vantaggio, è comunque un merito che non può essere offuscato soltanto dal risultato non positivo. Molto bene anche Anastasio, autore di un gol bellissimo direttamente su calcio di punizione. Una perla celebrata a livello nazionale e che conferma quanto il difensore napoletano sia la bestia nera dei siciliani, contro i quali - ai tempi del Catania - aveva segnato l'ultima rete in carriera prima della prodezza di ieri.

Incoraggiante anche la prima di Longobardi con la maglia granata, nel complesso abbiamo visto un secondo tempo di buona intensità e qualità pur con sostituzioni tardive e un impatto non convincente di Achik e Knezovic. Ora due gare alla portata per chiudere un anno calcisticamente parlando orribile con sei punti e un distacco si spera inferiore dalla vetta. Poi la palla passerà alla società e si capiranno le reali intenzioni.

Sezione: News / Data: Mar 09 dicembre 2025 alle 16:30 / Fonte: La Città
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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