A Benevento è andata in scena una di quelle gare che si decidono in un paio di episodi. La Salernitana era partita con il piglio giusto, determinata e coraggiosa, costruendo nei primi minuti due occasioni che avrebbero potuto indirizzare la sfida in tutt’altra direzione. Prima il colpo di testa di Ferrari, respinto dalla traversa dopo un’azione ben costruita sulla fascia, poi il palo di Capomaggio su punizione di de Boer. Due segnali forti, due opportunità nitide che avrebbero potuto cambiare l’umore e l’andamento della gara.

Invece, come spesso accade nel calcio, ciò che non concretizzi finisce per pesare. Il Benevento, scampato il doppio pericolo, ha afferrato il match con cinismo, alla prima vera sortita offensiva è arrivato il vantaggio da angolo, e da lì i sanniti hanno mostrato una freddezza totale sotto porta. Ogni incertezza della retroguardia granata è stata punita con precisione chirurgica, trasformando una gara inizialmente equilibrata in un monologo giallorosso.

La Salernitana ha provato a rimettersi in carreggiata trovando il pareggio, ma gli episodi decisivi avevano già preso una piega diversa e ben precisa. Il resto è storia: errori singoli e di reparto e la superiorità realizzativa del Benevento. Una partita che insegna come, nei momenti chiave, servano lucidità e cattiveria. Perché due legni possono aprire un mondo, ma se non diventano gol rischiano di tornare indietro come un boomerang.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 03 dicembre 2025 alle 16:00
Autore: Lorenzo Portanova
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Caporedattore dal 2023
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