Diamoci un taglio!

Avrà commesso errori, viceversa la Salernitana non sarebbe ultima in classifica, ma alzi la mano chi, a giugno, pensasse che i vari Coulibaly, Dia, giusto per fare un esempio, avrebbero avuto un calo di rendimento così evidente.

Stiamo parlando di Danilo Iervolino, il patron della Salernitana, che immaginiamo sia deluso almeno quanto i tifosi, forse anche di più visto l'ingente sostegno economico apportato alla società.

Sia chiaro, questa non è una sviolinata al patron, ma una difesa all'uomo, messo alla berlina come se quasi volesse retrocede di proposito.

D'altronde, con una squadra che appena nella stagione precedente realizzava il suo massimo di punti in serie A, e che sostanzialmente è rimasta pressoché identica quest'anno, era DOVEROSO attendersi ben altre prestazioni. E non si parli di Vilenha e Piatek, perché la mancanza di questi due buoni giocatori ( e non fenomeni) in rosa non può giustificare l'ultimo posto.

Questo la squadra, ma passiamo anche a Paulo Sousa. Ora tutti a dire che andava esonerato a Luglio, eppure quando uscì il comunicato della sua riconferma gran parte dell'opinione pubblica la ritenne la scelta più azzeccata; si garantiva continuità con un allenatore che già conosceva la squadra che aveva plasmato a sua immagine. Sousa non voleva restare? Poteva dimettersi e non lanciare continui segnali durante il romitaggio estivo. Iervolino ci ha creduto, altrimenti non gli avrebbe riconosciuto un ingaggio importante per una realtà giovane come la Salernitana. Ripetiamo, errori ne sono stati commessi, è evidente, e probabilmente costeranno la salvezza, ma a priori chi non avrebbe riaccolto il bravo trainer portoghese o riscattato Dia, un attaccante da 16 reti e 6 assist nella sua prima stagione di serie A? 

Ma voleva venderlo a 24 milioni, dicevano alcuni. Scelta giustissima, non per il rendimento attuale del senegalese, che nessuno si sarebbe immaginato, ma perché la Salernitana è una società che DEVE autofinanziarsi attraverso la vendita di calciatori, atteso che il suo bacino d'utenza non le consente - oggi - una scelta diversa. A meno che non si pretenda che ogni anno un presidente immetta 20-25 milioni di euro dal suo patrimonio personale per coprire eventuali disavanzi. Ma una società, pur atipica come come è quella calcistica, non funziona in questo modo. L'imprenditore investe auspicando nel medio tempore di ottenere gli utili. Non c'è da scandalizzarsi, funziona così nel calcio come in altri settori merceologici. Semmai, fondamentale è comprendere che tipo di investimento vorrà fare il patron in caso di una malaugurata retrocessione. 

Sicuramente dovrebbero essere abbattuti i costi, ma si proverà un'immediata risalita? Anche senza l'ausilio dello stadio Arechi, oggetto di riqualificazione? E soprattutto, ha già in mente presidente uomini e idee per ripartire? Prenderà decisioni più celeri rispetto alla passata stagione?Queste le domande a cui auspichiamo una risposta piuttosto che mettere alla berlina una persona che ha creduto, come tutti, che questa squadra poteva e doveva dare molto di più. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 18 febbraio 2024 alle 13:00
Autore: Armando Iannece
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