Ospite della nostra rubrica Instagram, “Due chiacchiere con”, Maurizio Lanzaro. Ex. calciatore granata durante la stagione 2004/2005 e tra il 2014 e il 2015. Il difensore vanta, inoltre, più di 120 presenze in Serie A e più di 40 in Liga con il Real Saragoza. Con lui abbiamo avuto modo di affrontare diversi temi, legati al presente e alla sua carriera passata. Nello specifico ci ha raccontato aneddoti della sua esperienza a Salerno, dell’emozione di giocare in Serie A e della sua avventura in Spagna.
Ecco alcune delle sue dichiarazioni, partendo dalla situazione attuale legata al Coronavirus: “È un periodo difficile quello che stiamo attraversando tutti, speriamo di uscirne al più presto. Quantomeno stiamo avendo la possibilità di passare molto tempo con i nostri familiari, le persone a cui vogliamo più bene. In questo momento mi trovo in Spagna e la situazione è molto simile a quella italiana. Anzi qui il virus è arrivato dopo, siamo praticamente una settimana/dieci giorni in ritardo rispetto all’Italia. Dal punto di vista calcistico qui in Spagna poco tempo fa ha parlato il presidente della Liga e si è esposto. Infatti ha dichiarato, per il bene del calcio spagnolo, di voler finire a tutti i costi i campionati professionistici, quindi Liga e Serie B. Per quanto mi riguarda io sarei per la sospensione, perché i calciatori sono prima uomini che atleti/giocatori professionistici. Quindi per me bisogna fermare tutto, prima per rispetto dei calciatori e poi anche per i tifosi. Giocare delle partite a porte chiuse senza gente allo stadio, semplicemente per finire un campionato di calcio, lo vedo ridicolo. Ci sono tante industrie e piccoli commercianti che stanno perdendo soldi in questo periodo, quindi non capisco perché il calcio non possa andare in rosso. È pur vero che il calcio è una delle industrie più importanti dell’Italia o della Spagna, ma in questo periodo di emergenza tutti devono perdere. Inoltre sarebbe anche più giusto farla finita qui e ricominciare a Settembre, perché far iniziare una preparazione ai calciatori, ora, per 10/13 partite è veramente ridicolo. Poi se si dovesse ricominciare e si verificassero nuovi casi, si rischierebbe di compromettere anche la prossima stagione”.
Sulle sue due esperienze a Salerno dichiara: “Sono state due esperienze indimenticabili quelle a Salerno. Nella prima del 2004/05 sono diventato uomo, grazie soprattutto a Gregucci che mi ha fatto maturare come calciatore e persona. Mentre la seconda esperienza, dal 2014 al 2015, è indimenticabile principalmente per due motivi. Il primo perché abbiamo fatto una cavalcata trionfale vincendo il campionato, mentre il secondo perché a Salerno all’ospedale San Leonardo sono nati i due miei figli. Tornando alla prima avventura, del 2004/05, con la squadra che avevamo potevamo fare molto di più. Avevamo nomi di calciatori importanti come Palladino, Coppola, Bombardini, Molinaro, Zaniolo e tanti altri. L’handicap di quella squadra fu la partenza, in cui facemmo un percorso di 14/15 partite disastroso. Poi arrivò Gregucci e la stagione subì una svolta positiva, vincemmo su campi difficili e venne fuori il vero valore di quella squadra. Per quanto riguarda invece la Salernitana del 2014/15, sapevamo tutti come la società avesse costruito una squadra importante per vincere il campionato. Certo, anche in quella stagione ci furono momenti difficili, perché il Benevento era forte e per buona parte della stagione ci è stato davanti. Addirittura un momento era in vantaggio di 5 punti rispetto a noi, quindi sapevamo di non poter mai sbagliare perché con 8 punti da recuperare sarebbe stata durissima. Ma grazie alla forza del gruppo abbiamo resistito fino a Marzo e poi fu decisivo lo scontro diretto in casa. Vincendo contro il Benevento, infatti, siamo andati due punti sopra e siamo rimasti in testa fino alla fine”.
Il momento più bello della stagione della promozione e i motivi dell’addio: “Tra gioia e dolore direi assolutamente la partita di Catanzaro. Quando perdi un familiare non è mai semplice, però vedere ciò che hanno fatto i miei compagni prima, durante e dopo la partita mi ha dato grande forza. In quel momento siamo diventati ancora più gruppo e ancora più uomini, quegli attimi hanno segnato davvero la mia vita. Per quanto riguarda l’addio, non parlo spesso di ciò. Personalmente sarei rimasto a vita a Salerno, perché è casa mia e ci verrò a vivere con la mia famiglia. Avrei chiuso volentieri la carriera in granata, però ciò non fu possibile. Quando finì il campionato di C avevo ancora 2 anni di contratto, la mia idea così era quella di spalmarlo e allungarlo. La proposta però mi fu rifiutata, anzi a Gennaio 2015 mi chiamò il presidente della Casertana dicendomi che Fabiani mi aveva offerto proprio alla squadra di Caserta. Questo mi sorprese, perché Fabiani non ebbe mai un colloquio con me o con qualcuno del mio entourage. Allora da li in poi pensai che ormai dovendo andare via, almeno la squadra però l’avrei voluta scegliere io. Così con il mio procuratore ci siamo messi alla ricerca di nuove soluzioni per il futuro. Però ti dico la verità è stato un momento difficilissimo lasciare Salerno, dopo un anno e mezzo in cui ero stato benissimo con tutti. La società fece delle scelte che non condividevo, ma che ora non voglio commentare perché non sarebbe neanche giusto. Dico solo che mi aspettavo un altro tipo di riconoscenza da parte della società, infatti per me ci fu molta delusione quando ci lasciammo”.
Sull’ aneddoto del suo esordio in A con la maglia della Roma: “Il ricordo dell’esordio in Serie A con la Roma è indimenticabile. Era la Roma di Totti, Del Vecchio, Tommasi e che l’anno dopo vinse lo scudetto con Capello. Io ero un ragazzino di 17 anni e il mio esordio contro il Piacenza andò così. Fino al Giovedì prima del match mi allenai con la prima squadra, il Venerdì feci la rifinitura con la primavera, ma il Sabato mi chiamò la società dicendomi che sarei andato in trasferta con la prima squadra. Io pensavo, essendo giovanissimo, di andare in tribuna o in panchina naturalmente. Invece già prima del match Totti si avvicinò a me per dirmi, insistendo più volte, come io avrei giocato quella partita. Naturalmente io non ci credevo, pensavo mi stesse prendendo in giro, ma in effetti poi aveva ragione. Il mister Zeman nello spogliatoio, al momento della comunicazione della formazione, disse che in porta avrebbe giocato con l’uno Konsel e in difesa con il 28 a destra “il ragazzino”, ovvero io. In quel momento provai un emozione grandissima e indimenticabile”.
Sulla sua esperienza in Spagna: “Dopo più di 5 anni alla Reggina, scadeva il mio contratto e si fece avanti la proposta di un importante squadra della Liga, come il Real Saragoza. Io non ci pensai due volte e accettai, anche perché avevo voglia di fare un’esperienza all’estero. In Spagna ho avuto l’occasione di giocare sia contro Messi che contro Ronaldo, due giocatori con il quale ti devi solo fare il segno della croce quando devi marcarli. Quando si ritireranno ci mancheranno, perché sono i migliori del mondo in assoluto. Se fossi il presidente di una squadra in questo momento, penserei che Messi è il giocatore più forte al mondo ma nella mia squadra vorrei sempre Ronaldo”.
Infine sulla Salernitana attuale di Ventura: “Se c’è un allenatore giusto per fare bene in B e vincere è Ventura. Un allenatore che ha esperienza nel campionato cadetto e con un grandissimo curriculum nel calcio italiano. La squadra per me questa stagione è stata costruita per vincere, non ha nulla da invidiare al Crotone o al Benevento. È pur vero che la Salernitana non è stata molto continua in questo campionato, ma era in zona play-off fino allo stop. Quindi con tante partite ancora da giocare poteva benissimo dire la sua e credo che sulla carta i granata siano una squadra fortissima”.
Ringraziamo Maurizio Lanzaro per la disponibilità.
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