Non è stata una semplice manifestazione. È stato un grido collettivo, forte, compatto. Piazza Amendola si è riempita di centinaia di volti e cuori granata: ultras, famiglie, studenti, gruppi organizzati. Tutti lì, con una sola voce, per dire no a un calcio che ha perso ogni credibilità. A Salerno è andato in scena un sit-in che ha avuto il sapore della resistenza civile.

Una protesta accesa ma composta, mossa dalla voglia di difendere una passione, quella per la Salernitana, calpestata da decisioni che sanno più di calcolo che di sport.  Dietro lo striscione – “Salerno non si piega” – c’erano circa 500 tifosi che hanno siglato un “patto d’onore” lo scorso 19 maggio: combattere ogni ingiustizia, ogni sopruso, ogni tentativo di manomettere l’emozione più pura che il calcio possa offrire.  

Una protesta, quella del Direttivo Salerno e Centro Storico, del Centro Coordinamento, del Salerno Club 2010 e del “Mai Sola” che ha puntato il dito contro un sistema marcio, fatto di verdetti scritti nelle stanze del potere, di retrocessioni e salvezze pilotate, di regole che cambiano a stagione in corso. “Non ci piegheremo mai – hanno urlato – perché la Salernitana è nostra, è la nostra vita”.

Per oltre mezz’ora, cori durissimi contro i vertici del calcio italiano, accusati di manipolare i campionati più nei tribunali che sul campo. Nessun passo indietro sulla diserzione annunciata: i tifosi granata non si presenteranno ai playout, qualunque sia l’avversario. Perché quando lo sport viene umiliato così, il silenzio non è un’opzione.  A Salerno la passione è ancora una fede. E nessun palazzo potrà riscrivere la storia di chi quella fede la onora ogni domenica.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 04 giugno 2025 alle 22:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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