Non sappiamo cosa sia successo. Nel tempo abbiamo imparato a dare un peso veramente minimo a questi social popolati da tanti chiacchieroni e che non hanno mai rappresentato i veri tifosi della Salernitana. Abbiamo percepito, però, ci siano state critiche per quanto accaduto oggi pomeriggio allo stadio Arechi, laddove 300 persone hanno deciso di esserci per amore di Salerno stravolgendo turni lavorativi o prendendo treni e pullman per arrivare da ogni parte della provincia. Ecco, il primo quesito è questo: ma davvero un "tastierista" ha voce in capitolo rispetto a chi ci mette faccia e cuore?
Proprio per questo ci sentiamo di rivolgere un complimento ai gruppi ultras che, per un'ora e mezza, hanno cantato e sostenuto la squadra come si stesse giocando una partita ufficiale. Una linea si può condividere o meno, ma stiamo parlando di quelli che hanno portato in alto il nome di Salerno per l'Italia attraverso una costante presenza in tutti gli stadi (da San Siro a Budoni, indifferentemente e con la medesima passione) .
Gli stessi che hanno inscenato le più belle coreografie della storia del calcio. Notti intere di sacrifici economici e familiari, sotto la pioggia o al freddo. Per Salerno, per la Salernitana. Probabilmente i criticoni da tastiera sono gli stessi che vengono all'Arechi in concomitanza dei grandi eventi e che si fanno i selfie con i Dieci piani di morbidezza o lo "State of mind" sullo sfondo ostentando una passione granata per nulla paragonabile a chi non ha bisogno di acquisti ad effetto, promozioni o incentivi per esserci sempre e comunque.
Marco Mancini, nello specifico, ha toccato le corde del cuore. Non c'è uno solo vero tifoso della Salernitana che oggi non avrebbe voluto esprimersi allo stesso modo nei confronti dei calciatori. Perchè dietro un discorso apparentemente rabbioso c'è la delusione di tantissime persone che amano per davvero i colori granata e che non vedono l'ora di tornare stabilmente in curva per dare il proprio contributo. Quello che vogliono salvarsi, che sono il dodicesimo uomo per davvero, che hanno saputo mettere da parte ogni sorta di legittima - e anche tardiva - contestazione per il bene dei granata.
L'auspicio è che i giocatori, che sin qui non hanno capito quanto siano fortunati a giocare in una piazza del genere, incarnino sul campo l'atteggiamento di chi oggi ha parlato a nome di un popolo intero, responsabilizzando atleti strapagati senza concedere alibi nè soffermarsi sulle colpe di allenatori e società. E bravo Mancini - assieme ai consueti compagni di viaggio - a caricare Cerri, esortandolo a mettere alle spalle il rigore sbagliato a Cesena che pure pesa tantissimo in ottica salvezza. L'attaccante ha apprezzato, ha applaudito e ha regalato la maglia a un tifoso. Bene così.
E poi Celeste. Senza voler scadere nella retorica, ma questi signori che prendono centinaia di migliaia di euro per dare due calci ad un pallone si rendano conto che c'è gente che davvero dedica la propria vita alla Salernitana. 85 anni, gli acciacchi dell'età, eppure era lì. Con il cuore che la sorreggeva più delle stampelle e con quegli occhi carichi d'amore e d'affetto per quella maglia che ha seguito nei paesi più sperduti della Sardegna. Quando scoprivamo esistesse lo stadio del Selargius!
Vederla sotto la curva, con l'insperabile abbigliamento granata, mentre Marco parlava alla squadra e una bandiera come Breda annuiva a distanza è stato bello: una scena che tutti dovranno tenere impressa nella mente quanto Salernitana e Modena scenderanno in campo sabato pomeriggio.
A proposito. L'Arechi perderà di colpo 8000 persone, visto che a stento si arriverà a quota 10mila. Pochi, tanti? Non importa. Se ognuno si sentirà protagonista e non semplice spettatore cantando fino alla fine, lo stadio sarà un bolgia a prescindere. Ma siamo certi che, tra chi oggi ha mosso critiche alla curva, ci sono proprio coloro che sabato la vedranno - forse - su DAZN emozionandosi per la lotta scudetto tra Inter e Napoli o controllando di continuo la bolletta. Di queste persone non c'è alcun bisogno. Perchè lo zoccolo duro che spinge fa la differenza più dell'occasionale che a stento riconosce i cognomi dietro le magliette e che chiede "scusi, dove sono i distinti?"
Sarà l'Arechi per quelli di sempre, e a noi va benissimo così. Dei 4600 che hanno dato fiducia a scatola chiusa dopo una retrocessione vergognosa. Degli ultras, dei gruppi organizzati, di coloro che da sempre popolano distinti e tribuna, di quelle nuove generazioni da incentivare e riconquistare e che la società ha chiamato a raccolta regalando biglietti. Alla Salernitana il compito di ripagare lo smisurato amore dei veri tifosi. Quelli che hanno ben presente chi siano i responsabili di questo disastroso biennio, ma che hanno avuto la saggezza di rinviare giudizi e contestazioni a maggio. Quelli che avranno sempre voce in capitolo e che meritano rispetto.
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