Ci siamo, ora davvero abbiamo dinanzi il finale di un campionato cadetto che, dopo essersi confermato caratterizzato da grande equilibrio, sarebbe ora desideroso di emettere i suoi verdetti, magari anche parziali. Da qualche settimana a questa parte la Salernitana ha cambiato passo ed incominciato a marciare verso il proprio obiettivo stagionale, il problema è che , come sovente avviene durante il rush finale del campionato, un po' tutte le compagini in lotta per evitare la retrocessione in terza serie hanno preso a fare punti, alzando, rispetto al preventivato, la quota da raggiungere per festeggiare la permanenza in serie B. Perché i granata si sono scossi così tardi e soprattutto come mai solo nelle ultimissime giornate si intravedono chiaramente la grinta, la compattezza e l'aiuto reciproco sul rettangolo verde che sono alla base di tante vittorie nel gioco del calcio? Si ritiene diffusamente nel mondo pallonaro che l'importanza dell'allenatore e la sua incidenza sul rendimento di una squadra possa essere assai relativo, ma, forse, a Salerno si è realizzata quella eccezione che conferma la regola. Pasquale Marino che, sia chiaro, non dispone certamente di una bacchetta magica, né ha compiuto miracoli non di questo mondo, ha, da tecnico consumato, prontamente compreso quanto vi fosse da lavorare in fretta sulla testa dei giocatori in primis.
La nuova guida tecnica granata ha ridato, pertanto, convinzione e fiducia ad interpreti sfiduciati e moralmente prostrati, gravati da paure e timori di non farcela e avvolti da una proverbiale cappa nera, intrisa di negatività. Attenzione, però, perché Marino ha fatto anche gradualmente, allenamento dopo allenamento, altro, ovvero ha, nella semplicità del calcio, collocato i calciatori non solo nei ruoli più a loro congeniali, ma soprattutto ha assegnato a ciascuno compiti ed attribuzioni tattiche precise, in modo che ciascun individuo portasse acqua al mulino del collettivo. Nel post gara di Salernitana -Mantova, in sala stampa, la sincerità e spontaneità di Lorenzo Amatucci è il migliore manifesto della svolta della Bersagliera, tanto nella qualità e quantità delle sue prestazioni, quanto nei risultati portati a casa. L' ex Viola ha detto, né più né meno, che adesso lui e i compagni sanno cosa fare con la sfera tra i loro piedi. Adesso e non prima, con Marino in panchina e non con Roberto Breda, che, inevitabilmente, costituisce il termine di paragone più vicino e il vero destinatario del messaggio del centrocampista toscano, ben più di Colantuono e Martusciello.
Senza fare sfracelli, non alla portata di un undici comunque ricco di limiti, i giocatori del cavalluccio marino hanno ritrovato idee e iniziative, tanto sulle corsie esterne, quanto nelle verticalizzazioni e negli scambi alla ricerca di spazi per andare dentro, offendere e concludere a rete. Sulle corsie esterne, uno dei cavalli di battaglia del nuovo trainer, Corazza è l'elemento con maggiore licenza di spingere e supportare la manovra di attacco della Bersagliera, mentre Ghiglione si sbilancia meno, gioca più di posizione, ma non lesina sortite avanzate per crossare e inserirsi in area avversaria. A centrocampo i due mediani centrali a protezione della difesa, sia che giochi Zuccon con Amatucci sia che il partner del talento aretino lo faccia Hrustic, consentono ai trequartisti, che pur rientrano e corrono comunque, di dedicarsi più serenamente a creare pericoli ai rivali e cercare la via della rete. Attaccare si, ma senza, per questo, smarrire la solidità e l'attenzione alla fase difensiva, dove, anzi, fatta eccezione per alcune fasi della gara persa a La Spezia, la crescita è costante e significativa, con Ferrari e Lochoshvili leader di esperienza del reparto arretrato granata.
Se la Salernitana corre, altrettanto fanno Reggiana, Sud Tirol e Carrarese, mentre balbettano di più Frosinone, Sampdoria, Brescia e Cittadella, ma i liguri restano gli avversari più pericolosi per la Salernitana, vuoi per lo scontro diretto di Marassi, vuoi per blasone e peso politico della piazza. Il desiderio di tutti, il nostro sicuramente, va nella direzione di un finale di torneo all'insegna della correttezza, trasparenza e lealtà sportiva di tutte le compagini che, con poche o nessuna motivazione, incroceranno i tacchetti contro le contendenti della Salernitana, ma anche, non neghiamo, delle giacchette nere, le quali, potrebbero incidere con decisioni affrettate e sbagliate su corsa salvezza, play off e play out. La Juve Stabia, che avrà la Sampdoria al Menti all' ultima giornata, sta dimostrando, finora, di lottare con tutti e si spera continui, così come si auspica nella serietà e professionalità del Modena e del Sassuolo, che ospiteranno rispettivamente Brescia e Frosinone. La società sia vigile per tutelare Salerno e la Salernitana e soprattutto il pubblico di fede granata che merita rispetto e un finale di torneo pulito prima di tutto. A proposito di società: ora è il momento della salvezza, poi, a bocce ferme, vedremo cosa accadrà, con la consapevolezza che tutti gli scenari restano possibili, sia l'addio di Iervolino, che il suo rilancio caratterizzato da uomini di calcio e di spessore inseriti nell'organigramma campano, sia da nuovi e cospicui investimenti per ritrovare palcoscenici calcistici più ambiti.
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