Potremmo star qui per ore a elencare nuovamente le tante promesse non mantenute, ma significherebbe essere ripetitivi. Potremmo ricordare al presidente che i suoi predecessori, pur avendo vinto tanto, sono stati contestati per davvero un giorno sì e l'altro pure. Eppure hanno riportato la Salernitana in A, con proteste in tutt'Italia, diserzioni e introiti zero causa covid. E potremmo ancora dire che è una sconfitta clamorosa, per un imprenditore di successo, acquisire una società sportiva in A con zero debiti e doversi fermare a gennaio sul mercato a causa dell'indice di liquidità.
Ma quanto sta accadendo in queste settimane rischia di essere ancora più grave del pessimo mercato estivo, del disastroso Sabatini-bis, di numeri impietosi che etichettano la Salernitana come la peggiore di sempre in A e di una retrocessione ignobile. Sarebbe bastato poco, pochissimo, per rimettere in piedi una barca che faceva acqua da tutte le parti ma che, con tutti i suoi limiti, aveva chiuso il 2023 a -2 dalla salvezza. Quando ci saremmo aspettati investimenti e innesti e invece fummo costretti ad ascoltare dichiarazioni che andavano nella direzione del "mercato in attivo, dobbiamo prima cedere".
Oggi la proprietà sta venendo meno alla promessa più importante: dialogare con il pubblico. "Perchè", come disse Iervolino, "una società di calcio non può essere gestita come una normale azienda da dietro una scrivania, ci vuole rispetto per chi ha dei sentimenti e ti sostiene. Noi siamo per il sinallagma d'amore, per il confronto, per l'osmosi tra tutte le componenti". Ebbene, lunedì scorso - al netto di 16mila spettatori e di una scenografia che sta facendo il giro del mondo - non c'è stato un secondo di tempo per un tweet di scuse, di ringraziamento, di ammirazione per quegli straordinari ragazzi della curva.
Che fine ha fatto quel presidente che postava sui social frasi da brividi e video che lo ritraevano esultante con la sua famiglia dopo un gol? Perchè Milan, persona perbene e distinta, non riprende il giro tra i club spiegando cosa stia succedendo? Cose non tali da giustificare il passaggio da Cavani a Stewart, da Mertens a Ikwuemesi, dai 30 milioni per Pinamonti all'algoritmo, dalla zona sinistra alla retrocessione più brutta di sempre e con un gruppo talmente disunito e strafottente nel quale non si salva quasi nessuno.
Nessuno striscione di dubbio gusto, nessuna critica costruttiva sui social giustifica una tale metamorfosi, un silenzio assordante, un apparente perdere tempo. Si poteva sfruttare il bimestre andato in archivio per programmare, per ripartire, per presentare alla città un progetto di rinascita. Invece c'è ancora lo sfoglio della margherita, tra "resto, non resto" e ipotesi che rischiano per davvero di farci toccare il...fondo.
Per non parlare della politica dell'autofinanziamento che spesso vuol dire ridimensionamento. C'è chi, ironicamente, sul web ricorda che "non c'era bisogno di mister miliardo per fare mercato con quanto si introita". E, in effetti, se con trust e senza proprietà sono arrivati calciatori attualmente in orbita nazionale e che giocano le competizioni europee più prestigiose, è il minimo aspettarsi da un imprenditore ricco, intelligente e di successo l'allestimento di una rosa super per la cadetteria. La peggior categoria in assoluto.
E basta con questa favoletta del disastro economico. Prendere 20 milioni dal paracadute dopo un fallimento sportivo è un autentico regalo. Ci sono riscatti certi (Bohinen, Daniliuc, più rata Mazzocchi) che garantiscono oltre 10 milioni di euro. Il monte ingaggi si dimezza, dalle tv arriveranno 7-8 milioni, gli sponsor non si tireranno indietro e, tra le cessioni, si punta a ricavare una cifra vicina ai 25 milioni. Cos'altro serve per mettere mano alla tasca e presentarsi ai nastri di partenza con un organico pronto per lottare per le prime posizioni? O vogliono propinare a Salerno un anno di assestamento e di galleggiamento?
Termine molto in voga tra sostenitori di sè stessi, orridi insegnanti, registi di film che vedevano ombre ovunque, avvocati romani incoerenti e detrattori a prescindere che, ora, dovrebbero sparire per la vergogna dopo aver rovinato la Salernitana profetizzando salvezze in largo anticipo passando dal cavalluccio alla fenice.
E basta con veline che già costruiscono alibi per Iervolino, quelli che fingevano di non ascoltare gli SOS di Sousa e che si aggrappavano a presunte preparazioni sbagliate senza aver seguito un allenamento e fidandosi di chi pensava al giornalista amico piuttosto che al proprio lavoro. La verità è che la piazza, abdicando al proprio ruolo che richiederebbe anche contestazioni (CIVILI E INTELLIGENTI) se necessario, ha steso con troppo anticipo i tappeti rossi invitando ad "andare al mare" le "vedove dei romani" che avevano la sola colpa d'aver detto la verità.
Il silenzio post Verona, l'assenza sugli spalti e il dubbio sul futuro societario a un mese dalla retrocessione e a un mese e mezzo dalla partenza per il ritiro sono diventati ormai stucchevoli. Iervolino ha tutto per tornare a essere il miglior presidente della storia della Salernitana, a patto che capisca che lamentarsi per una situazione causata in gran parte dai propri errori rischia soltanto di acuire il malcontento e spegnere il residuo entusiasmo. Le uniche "vittime" sono i tifosi: nessuno dimentichi questo concetto.E Iervolino, che i soldi li ha spesi, è stato anche "tradito" dai suoi collaboratori.
C'è chi ha detto no a Soulè, ha inseguito per un mese le riserve della Sampdoria e ha pensato bene di non rinforzare una difesa colabrodo. C'è chi è tornato a furor di popolo fallendo 10 acquisti su 10 bocciando in diretta tv un allenatore per prendere Liverani. Ci sono calciatori che non hanno onorato la maglia, che non vedono l'ora di andarsene, che hanno fatto come volevano e che, con un leader nello spogliatoio e qualche dirigente dal pugno duro, certo avrebbero agito diversamente. Via tutti, indistintamente. Resti solo Iervolino. Quello a cui brillavano gli occhi parlando di Salerno.
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