Ha fatto sognare a lungo i tifosi granata grazie alle sue giocate da fuoriclasse e ad una serie di gol ricordati ancora oggi come tra i più belli della storia recente della Salernitana. Da doppio ex di giornata, Giorgio Di Vicino seguirà con particolare attenzione la sfida odierna ed ha concesso un’intervista esclusiva alla redazione di Popolo Sportivo.
Salernitana-Lecce, che partita ti aspetti?
“Fa male vedere due grandi realtà giocare in questo campionato, ma guai a sottovalutare la Lega Pro: campi caldissimi, squadre organizzate, secondo me è di livello quasi paragonabile alla serie B attuale. Le due società hanno allestito rose complete in ogni reparto, basti pensare che si ritroveranno contro calciatori come Gabionetta e Miccoli. Spero sia una bella gara, auguro il meglio alla città di Salerno”.
Il tuo primo campionato a Salerno risale alla stagione 2001-02, cosa ricordi in particolare?
“Ero molto giovane ed avevo una gran voglia di dimostrare il mio valore in una piazza fantastica come Salerno. Dopo un avvio negativo riuscimmo a sciorinare un gran ben calcio ed anche io segnai tre gol che ci permisero di portare a casa tanti punti, peccato per il calo finale che vanificò il lavoro di una stagione. Va detto che la serie B di allora era di alto livello, c’erano tante squadre fortissime: oggi in Italia la qualità è merce rara”.
Il palo al San Paolo trema ancora…
“Fu un derby speciale, per mesi in città non si parlava d’altro e volevamo regalare una gioia ai tifosi. Quando il pullman arrivò allo stadio San Paolo, ricordo che fummo accolti malissimo e ci furono episodi che nulla hanno a che fare con il mondo del calcio. Paradossalmente quell’episodio ci caricò e ci fece capire che non potevamo perdere contro il Napoli: al 94′, pur avendo i crampi, tirai da 20 metri e presi il palo, fu bravissimo Lazzaro a riprendere il pallone e battere il portiere. La nostra esultanza fu sfrenata, ci sciogliemmo dopo aver accumulato tanta tensione”
Dopo un anno a Lecce tornasti a Salerno nel 2003. Fu la tua stagione migliore?
“A Lecce vinsi il campionato, fu un anno strepitoso ed imparai tanto con Delio Rossi. Tornai a Salerno per fine prestito e la Salernitana, appena retrocessa, fu ripescata e quando Aliberti mi chiese di restare non ebbi alcuna esitazione. La serie B era difficilissima, giocammo 46 partite e riuscimmo a salvarci meritatamente vincendo qualche gara che ancora oggi si ricorda con emozione: la rimonta con il Cagliari, il 2-1 contro la Ternana, la vittoria di Palermo, il 2-0 al Torino…che brividi! Proprio contro il Toro segnai il gol più bello della mia carriera, tra i pali c’era un certo Sorrentino…”
Per amore della maglia accettasti il progetto Salernitana Calcio anche in C1. Quel rigore nella semifinale play off contro il Genoa grida ancora vendetta…
“Anche in quel caso non partimmo benissimo, ma il gruppo era particolarmente unito e disputammo un girone di ritorno strepitoso. Il pubblico, inizialmente, viveva le vicende sportive della Salernitana con distacco, ma quando l’Arechi tornò a riempirsi giocavamo davvero con una marcia in più. Vincemmo 5 partite di fila, poi chiudemmo con un doppio successo interno e segnai due bei gol contro Pro Patria e Pro Sesto. Ancora oggi sono rammaricato per la sconfitta nella semifinale play off: a Genova, in un ambiente caldissimo, prendemmo gol al 90′, a Salerno ci fischiarono contro un rigore molto molto dubbio che vanificò il lavoro di un anno”.
Sei stato un pò la bestia nera del Genoa…
“Tutti ricorderete cosa è successo qualche anno prima: segnai contro il Genoa al 94′ quando indossavo la maglia del Piacenza, si scatenò il putiferio. Poco tempo dopo esplose il caso calciopoli e ci furono una serie di sentenze che stravolsero il calcio italiano. Personalmente non ho niente contro il Genoa, anzi ho spesso parlato telefonicamente con il presidente Preziosi: è capitato in carriera di segnare spesso contro i rossoblu, ho sempre dimostrato di essere un professionista serio”.
Ti sarebbe piaciuto chiudere la carriera a Salerno?
“Era il mio sogno e non ti nascondo che sin dalla serie D ho provato in tutti i modi a tornare là, ma la società ed i dirigenti hanno avuto idee diverse ed ho riposto a malincuore le speranze nel cassetto. Peccato, ma colgo comunque l’occasione per ringraziare i tifosi: tante volte si vince grazie all’apporto della curva, senza il loro affetto non avrei mai potuto giocare a quei livelli. Attualmente sono fermo: ho avuto qualche proposta dalla serie D, ma mi sento ancora bene fisicamente e chissà che non arrivi una chiamata dalla Lega Pro”.
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