Gli ultimi risultati negativi prima della sfida all'inter di Inzaghi avevano fatto sì che mister Sousa si ritrovasse, come consuetudine propria del mondo del calcio, sulla proverbiale graticola alla vigilia di un match sulla carta proibitivo. Dall'avvocato Fimmano' erano giunti chiari segnali indirizzati al tecnico granata, tacciato, senza troppi giri di parole, di non riuscire a trasmettere positività e voglia di lottare ad una squadra effettivamente apparsa scarica contro l'Empoli nel turno infrasettimanale. La sfida ai nerazzurri avrebbe dovuto fornire risposte riguardo all'atteggiamento della Salernitana in campo ed una nuova prova negativa quanto ad animus pugnandi, avrebbe molto probabilmente determinato l'esonero di Paulo Sousa.
Ebbene l'attuale condottiero della Bersagliera ha fornito la sua risposta, anche eloquente, per il tramite di un undici titolare che, per oltre un'ora, ha tenuto fieramente il campo e creato occasioni per andare in vantaggio contro un'avversaria molto più quotata ed esperta. La squadra in maglia granata ha onorato finalmente in pieno i propri colori e il proprio pubblico, ribattendo colpo su colpo ai meneghini e palesando uno spirito propositivo privo di timore reverenziale.Al di là dell'atteggiamento in campo, ritenuto basilare, i calciatori salernitani hanno dimostrato buona gamba, buona intensità e discrete geometrie a centrocampo, anche grazie a un nuovo modulo apparso più congeniale alle caratteristiche dell'organico campano.
Sousa ha risposto lavorando molto e bene in settimana e presentando finalmente dall'inizio e in modo convinto quel 4-2-3-1 tanto inseguito. Dal nuovo schieramento ha tratto beneficio per un tempo e mezzo la fase difensiva e soprattutto Legowski e Martegani, due dei nuovi innesti, messi in condizione di esprimersi nei ruoli a loro più congeniali. Il polacco è cresciuto in sicurezza e personalità, toccando molti più palloni, stando nel vivo del gioco, interdicendo e ripartendo negli spazi come in occasione del goal annullatogli dal VAR. L'argentino ha fornito, invece, una buona performance sia limitando la costruzione dal basso e in verticale degli interisti, sia costituendo un punto di riferimento costante per ricevere e smistare la sfera nell'ambito di un giropalla stavolta più veloce ed efficace.
Rivitalizzati dal nuovo assetto sarebbero stati anche Bohinen e Gyomber, a lungo un muro invalicabile per il gigante Thuram. Tutto frutto del lavoro di Sousa, motivante e valorizzante dal punto di vista della posizione in campo e dei compiti individualmente assegnati ai giocatori nell'ambito della preparazione della partita. Un allenatore che lo scorso anno era stato in grado di rivitalizzare una rosa scarica e smarrita dal punto di vista psicofisico e tattico non poteva aver disimparato ad insegnare calcio e a migliorare gli atleti mettendoli nelle migliori condizioni di agire. La dimostrazione è giunta chiara dalla prima ora ed oltre di gioco della Salernitana e conferma quanto di buono visto lo scorso campionato, con un Piatek ed un Vilhena in meno.
Il lavoro che il trainer di Viseu starebbe svolgendo bene in queste ultime settimane sarebbe stato invece da impostare in ritiro nei mesi estivi, per poi essere affinato con le prime risposte giunte dalle gare ufficiali. Non si può imputare al tecnico se si è sprecato un ritiro e se non si è provveduto a intervenire su una difesa che i numeri autorizzano a definire colabrodo, perché qualcuno ha ritenuto idonea e sufficiente per affrontare la massima serie l'attuale batteria di difensori, tra centrali ed esterni. Difficile francamente imputare qualcosa al lusitano se la stanchezza e il calo di fiducia hanno fatto riapparire gravi errori individuali in retroguardia, messi a nudo impietosamente da un fuoriclasse come Lautaro Martinez.
Le sostituzioni hanno fatto la differenza a favore di una Inter dalla panchina mostruosa e hanno condannato una Salernitana dalla coperta corta causa lacune di organico, infortuni e ritardi di condizione. Non si può nemmeno imputate a Sousa la scelta di puntare su diverse scommesse in attacco e il riconfermare un Botheim evanescente e non ritenuto neppure un attaccante puro dal portoghese. L'azzardo di partire a centrocampo con solo cinque centrocampisti puri, di cui due condizionati da frequenti noie fisiche, e su un solo vero bomber in rosa, turbato da mercato e convocazioni africane, non poteva non pagarsi e il dazio è stato elevato e superiore alle aspettative.
Sousa sembrerebbe meritare ulteriore tempo e fiducia, attendendo il vero Dia e il rientro di Coulibaly, giocatori importanti e quasi mai avuti per davvero, così come il vero Daniliuc, che potrà solo crescere di condizione. Altri dovrebbero invece interrogarsi e farsi un'esame di coscienza, volto a rivedere alcuni convincimenti e, soprattutto, a studiare dove e come intervenire per fornire più frecce alla faretra di Sousa, un arciere che meriterebbe di essere ancora ritenuto un valore aggiunto dalle parti dell'Arechi.
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