Da Venezia a Venezia. Sono passati appena quattro mesi da quella finale di ritorno di playout, eppure sembra una vita fa. Perché la Salernitana impaurita, spaventata dalla possibile retrocessione in serie C nell’anno del Centenario, ora sembra non aver mai sfiorato quell’autentico dramma sportivo. A scacciare gli incubi in quella rovente domenica del Penzo ci pensarono Micai prima e Di Tacchio poi, protagonisti in quella lotteria dei rigori che valse la salvezza. Quattro mesi dopo ad allontanare tutti i fantasmi ci ha pensato Gian Piero Ventura, nuovo condottiero di una Salernitana che ha quasi azzerato i conti con il passato, facendosi forza su pochi reduci di quella battaglia senza tempo. Perché quel «chi voleva il sangue è stato accontentato» profetizzato dal poi “retrocesso” Cosmi, all’epoca tecnico dei lagunari, alla vigilia dello spareggio sembra essere entrato nella mente dei vari Di Tacchio, Micai, Migliorini, Djuric e Lopez senza avere più intenzione di uscire. Un cambio di passo radicale, ritornando a Venezia quattro mesi dopo e puntando alla vetta. Di protagonisti vecchi e nuovi in casa Salernitana ce ne sono.
A partire da Francesco Di Tacchio, il match winner per eccellenza di quella battaglia a mani nude, con l’ultimo colpo inferto proprio dal mediano pugliese, motorino instancabile nella scorsa stagione e trasformatosi ora in metronomo. Un processo lungo e tortuoso, con Ventura che nella sua idea di Salernitana gli ha svestito i panni di tappabuchi facendolo diventare architetto del 3-5-2 che sta regalando non poche soddisfazioni. Ultimo ad uscire dal campo a Venezia e primo ad arrivare in estate per le visite mediche, affrontando anche la pioggia estiva tra le strade di Salerno tra gli applausi dei tifosi nelle personalissime sedute di corsa. Con lui c’era Alessandro Micai, il “para-rigori” del Penzo dopo una vigilia tutt’altro che tranquilla. I ricordi vanno agli errori nel girone di ritorno della scorsa stagione, con l’amarezza e la delusione sfociata nel famoso alterco con un tifoso all’uscita dall’Arechi ad incendiare in un colpo solo spogliatoio e ambiente. E pensare che al Penzo stava pure per alzare bandiera bianca per i continui giramenti di testa, prima dell’intervento di Lotito e del salvifico bicchiere di “acqua e zucchero”, diventata la ricetta per la serie B.
Dal rigore su Bentivoglio, di fatto, Micai non si è più fermato: i tanti miracoli in serie hanno portato la Salernitana ad accarezzare il primo posto. Prezioso ora come allora il contributo di Milan Djuric. La permanenza del , centravanti a Salerno fu precisa volontà di Lotito, rimasto colpito dalla dedizione e dal lavoro fisico del bosniaco nella sfida del Penzo. «Questo Djuric non si vende», ribadì il co-patron all’entourage del calciatore. Dopo una partenza fuori dai radar ora però il bosniaco si è dimostrato decisivo, centrando il colpo da tre punti allo scadere con il Livorno, prima gioia del suo personale campionato. Con loro anche Marco Migliorini e Walter Lopez. Il difensore di Peschiera del Garda si è conquistato la riconferma in granata proprio in quel doppio confronto, diventando, complice anche gli infortuni, perno della difesa a tre di Ventura. Walter Lopez invece si è dimostrato usato sicuro. Rincalzo di Kiyine, l’uruguaiano nel suo debutto a Livorno non ha sfigurato: due assist nella vittoria più emozionante della nuova Salernitana, ripartita dalle paure di Venezia per volare in alto.
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