Intervistato dalla redazione di TuttoSalernitana, l’ex attaccante granata Pasquale Foggia ha parlato di passato, presente e futuro soffermandosi sul mercato, sulla protesta della società nei confronti della classe arbitrale e sull’accostamento alla Salernitana che c’è stato subito dopo l’esonero di De Sanctis. Ecco le sue dichiarazioni:
Dopo un Benevento-Cagliari alzaste la voce, serve a qualcosa o si rischia di peggiorare le cose?
“Ricordo bene quanto accadde al Benevento durante la partita contro il Cagliari. Il mio sfogo fu dettato da quanto si era visto, siamo in un contesto democratico e ripeterei altre cento volte quanto affermai a caldo. A volte, guardando le partite, ti accorgi che ci sono delle cose che non andrebbero fatte. Quanto alla situazione della Salernitana, in questo momento un atteggiamento del genere non serve perchè le polemiche aumentano.
Io credo potesse essere più utile protestare nelle sedi opportune, e non pubblicamente, con toni giusti. E’ ovvio che Iervolino abbia diritto di tutelarsi come preferisce quando si percepisce un indirizzo diverso. Ognuno agisce come ritiene opportuno”.
E’ tornato Sabatini, vede bene un direttore sportivo al suo fianco che possa essere presente ogni giorno al campo d’allenamento al fianco di squadra e allenatore?
“Non vivo la quotidianità della Salernitana e non conosco le dinamiche interne. Conosco però Sabatini: è stato il mio direttore alla Lazio e so cosa trasmette alle squadre. Non mi esprimo sul fatto che, ad ora, fisicamente non sia presente ma sono certo che saprà trasmettere diversamente alla squadra la sua forza. Se Iervolino lo ha richiamato, evidentemente vuole ripetere il miracolo di due anni fa”.
Il suo nome è stato accostato alla Salernitana. Tornerebbe in caso di chiamata?
“Il direttore sportivo è un ruolo da campo, non credo ai dirigenti da scrivania. Sabatini è sempre stato un direttore da campo, al fianco della squadra. Non sono il tipo che si propone, ormai mi conoscete e sapete che persona sono. Ho fatto il mio percorso, con errori e cose positive. Vado avanti per la mia strada e il tempo dirà quale sarà il mio futuro. Al momento mi godo le partite dal vivo, in futuro vedremo.
Spero che la Salernitana si salvi e migliori il suo status di società di serie A. Ho giocato un anno a Salerno e non ho lasciato un buon ricordo a livello tecnico pur avendo colpito 12 legni. Ho un figlio di 20 anni, all’epoca era piccolino. Fui denominato “papà palo e traversa”. Ne presi 12″.. Ho vissuto quella piazza, so che anche insulti e fischi nascondono amore”.
Secondo lei, dunque, occorre anzitutto una crescita societaria…
“Spesso, quando la Salernitana gioca in trasferta, è più pieno il settore ospiti che la curva locale. In casa si arriva sempre a 20mila spettatori. Ci sono realtà molto più piccole di Salerno che, oggi, si sono stabilizzate in A. Formano giocatori ma riescono anche ad acquistare gente di un certo spessore. La piazza granata è un valore aggiunto che altre non hanno, spero che la proprietà cresca sotto tutti i punti di vista garantendo un progetto ambizioso”.
Si aspettava il reintegro di Simy, addirittura titolare oggi?
“Come persona ne posso parlare benissimo, si impegna al massimo e questo non si discute. Però, negli ultimi tre anni, ha fatto due gol. Nulla contro Simy, ma se vuoi salvarti devi prendere gente che butta il pallone in porta. Se non fai gol non vinci le partite. Ok l’arrivo di due difensori, perchè c’è esigenza anche in quel reparto, ma davanti bisogna fare qualcosa.
Con l’uscita probabile di Dia e la sua voglia di cambiare aria, è obbligatorio prendere attaccanti che garantiscano gol salvezza. Se dovesse restare, è solo perchè Sabatini sentirà che può essere utile alla causa fino a giugno. Altrimenti sono straconvinto che la dirigenza volterà pagina puntando su altri profili”.
Il suo predecessore ha preso giocatori dall’estero, quasi tutto sconosciuti. A questo punto, con budget risicati, non si potrebbe attingere dalla B?
“Assolutamente sì. Brunori è forte, può fare la serie A senza problemi. Okereke l’ha fatta. Ci sono giocatori che possono giocare in categoria. Poi bisogna capire se la società può prenderli e se le società li vendono. Il Palermo in estate ha preso Di Francesco che era a Lecce. A volte andiamo a vedere altro in altri posti, quando a pochi chilometri hai atleti utili. Sibilli è un altro calciatore forte, però prenderlo a gennaio, a Salerno, con 6 punti di distacco dalla salvezza…è dura. Io andrei ora sulle certezze.
Tra i giovani faccio il nome di Raimondo: settore giovanile del Bologna, sta facendo il suo percorso a Terni. In un organico di A ci può stare, a patto che venga inserito gradualmente. Sta facendo bene gettando le basi per un buon futuro. Un direttore sportivo deve avere conoscenze. Sento tanto parlare di settori giovanili, stranieri e cose del genere. Discorsi che dicono tutto e che non dicono niente. La gente forte, anche italiana, c’è. Occorre conoscerla. Se poi si va sullo sconosciuto straniero si dà anche un alibi all’allenatore, visto che c’è il famoso periodo d’adattamento oltre al problema della lingua”.
Risultati altalenanti e ultimo posto, ma oggi c’è maggior fiducia della piazza in Inzaghi…
“Inzaghi riesce sempre a trascinare tutti dalla propria parte. Ha dovuto lavorare internamente, chi ha seguito la Salernitana sa quali situazioni abbia ereditato e non era facile. I risultati non venivano, c’erano esigenze di un certo tipo e non era semplice. E’ uno che non dorme la notte per cercare di aggiustare le cose. Oggi le prestazioni sono positive, la sua vittoria è aver riconquistato gli scettici.
Quando c’è da recuperare, parti ultimo, c’è il mercato e un distacco di sei punti dalla salvezza è molto difficile e mi auguro possa avere il sostegno di chi ora gestisce la Salernitana”.
Perchè si prende sempre gol alla fine?
“E’ un discorso psicologico, chi ha giocato a calcio sa che sono situazioni che si possono ripetere spesso. Si dice che bisogna correggere queste cose col lavoro, io dico che basta vincere un paio di partite perchè è umano subentri la paura”.
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