Egregio Presidente Balata,

L'ultimo atto del campionato, consumatosi al Mapei Stadium, merita di essere immortalato negli annali del pallone nostrano come esempio fulgido di quanto lontani siamo dall'ideale decoubertiniano. Il Sassuolo, dominatore del torneo e già promosso nella massima serie, si è presentato all'appuntamento in versione "ridotta", come un'orchestra sinfonica a cui manchi l'intera sezione degli archi.

I migliori interpreti - quelli che hanno costruito il trionfo neroverde - sono rimasti seduti in panca come statue di sale, contemplando con olimpica indifferenza il disfacimento della propria onorabilità sportiva. Anche quando la navicella sassolese imbarcava acqua, nessun tentativo di raddrizzare la rotta. Curiosa interpretazione della competitività, non trova, Presidente?

Ma il calcio italico è terreno fertile per le coincidenze, che proliferano rigogliose come gramigna in campo incolto. Come quella per cui il figliolo del condottiero neroverde milita nelle giovanili del Frosinone. O quella per cui il tecnico ciociaro abbia avuto un passato importante proprio in quel di Sassuolo. Casualità ineffabili che si intrecciano in una trama degna della migliore letteratura picaresca.

La designazione arbitrale poi, Presidente mio, è stata geniale. Mentre a Castellammare e Cittadella officiavano fischietti internazionali, al Mapei è stato spedito un direttore di gara che galleggia in cadetteria da lustri, mai promosso e ormai prossimo al pensionamento. Il rigore concesso ai ciociari è apparso ai più inconsistente come un ectoplasma, ma tant'è: la tecnologia talvolta si concede pause di riflessione, specialmente quando potrebbe risultare inopportuna.

I sostenitori frusinati, d'altro canto, si sono prodigati in attestati di riconoscenza verso il tecnico avversario per le sue scelte "audaci". Una dimostrazione di fratellanza calcistica che commuoverebbe persino un irriducibile cinico.

Il suddetto tecnico ha poi dichiarato che la sua compagine è uscita "a testa alta" dalla contesa. Una prospettiva originalissima che ci costringe a riconsiderare il concetto stesso di altezza nel contesto sportivo contemporaneo. Forse si riferiva all'altezza delle polemiche, effettivamente considerevoli.

Nel frattempo, caro Presidente, la lealtà sportiva - quell'anticaglia demodé - si aggira nei campi italiani come un fantasma inquieto, mentre le norme che regolano parentele e affinità nel calcio si applicano con la medesima coerenza con cui un ubriaco percorre la linea bianca.

E così, mentre la gloriosa Sampdoria si ritrova a piangere lacrime amare e la Salernitana si appresta ai playout proprio contro il Frosinone - quale ironia della sorte! - la stagione della serie cadetta si chiude con la solita, italianissima, ambiguità.

La invito, Presidente, a una riflessione profonda sulla direzione che sta prendendo il suo torneo. La serie B dovrebbe essere un campionato dove si lotta con le unghie e con i denti fino all'ultimo secondo dell'ultima giornata, non un palcoscenico dove si recitano sceneggiate prosaiche degne della peggiore commedia scarpettiana.

Ma forse, nel calcio italiano, la vera tradizione è proprio questa: un campionato che ogni anno ci regala un nuovo capitolo di questo romanzo grottesco, puntuale come la dichiarazione dei redditi e prevedibile come il cambio di stagione.

Con ossequiosa irriverenza, un cronista del Pallone che ancora crede nell'articolo 1 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 14 maggio 2025 alle 22:00
Autore: Giovanni Santaniello
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