Per risollevare l'umore dei tifosi granata, dal fegato ormai ridotto a un paté da spalmare sui crostini, inauguriamo questo appuntamento settimanale con le "PAGELLE PICCANTI" della nostra amata Salernitana! Come il caffè corretto alla grappa dopo una settimana di lavori forzati, come la bestemmia liberatoria quando ti cade il cellulare nel water, questo spazio sarà il nostro talismano, il nostro portafortuna, la nostra danza della pioggia per salvare la categoria!
D'ora in avanti, ogni settimana, analizzeremo con ironia chirurgica e sarcasmo terapeutico le gesta dei nostri eroi granata. Perché ridere è l'unica medicina che ci resta dopo aver percorso due anni di pura sofferenza calcistica paragonabile solo a un ciclo di colonscopia senza anestesia. E chissà, forse con questa rubrica porteremo anche un po' di fortuna alla squadra, che ne ha più bisogno di un vegano in una bisteccheria o di un diabetico in una fabbrica di cioccolato.
Come diceva ieri un tifoso all'uscita dall'Arechi mentre cercava di non strozzarsi con la sua stessa sciarpa: "Si soffre, si bestemmia, si invecchia di dieci anni a partita, ma alla fine la Bersagliera si salva". E che la scaramanzia sia con noi, perché la tattica e il talento sembrano essere ancora in quarantena!
PAGELLE PICCANTI SALERNITANA-MODENA
CHRISTENSEN 6 - Più spettatore pagante che portiere. Si gode la partita comodamente dalla sua area, facendo qualche uscita giusto per non addormentarsi completamente e dimostrare che il suo contratto non prevede la possibilità di portarsi una sdraio e un cocktail. Fortunatamente Mendes e Magnino hanno la mira di un ubriaco che cerca di urinare nel water di un autogrill in movimento su una strada sterrata. Terza partita senza subire gol: a Salerno è più raro di un parcheggio libero sul lungomare in estate, di un ristorante economico a Positano o di un tifoso che non impreca durante la partita.
BRONN 6,5 - Un gladiatore tunisino sguinzagliato nell'arena dell'Arechi come un cane che ha appena visto il postino! Si getta su ogni pallone come se oltre la linea laterale ci fosse un burrone di 100 metri pieno di coccodrilli affamati e suocere arrabbiate. Prende un giallo sacrificale fermando Caso che stava per scatenare l'apocalisse con la stessa urgenza di chi blocca un amico ubriaco prima che chiami l'ex alle tre di notte. Il suo intervento provvidenziale su Mendes vale quanto il gol di Soriano, una vincita al Superenalotto e un abbonamento a vita per la pizza gratis. Breda lo sostituisce per evitare che la sua foga guerriera porti a un'espulsione, altrimenti avrebbe continuato a combattere anche con tre costole rotte, una gamba amputata e l'appendice esplosa.
Dal 23' st RUGGERI 6 - Entra con la stessa sicurezza di chi prova a camminare sui tacchi per la prima volta dopo aver bevuto quattro mojito, poi trova l'equilibrio giusto come un equilibrista del circo che si ricorda all'ultimo che ha il mal di vertigini.
FERRARI 7 - Come un buttafuori di discoteca col fegato compromesso e la pazienza esaurita, non fa entrare nessuno nella sua zona con la stessa determinazione di un padre che presidia la camera della figlia adolescente. Anticipa Mendes con la precisione di un orologio svizzero. Nel finale fa interventi che nemmeno Rambo nei suoi momenti migliori. Sempre puntuale negli anticipi, più preciso di un commercialista alla vigilia della scadenza fiscale. Capitano, il mio capitano! Merita una statua all'Arechi, o almeno un panino col suo nome alla paninoteca dello stadio.
LOCHOSHVILI 6 - Rischia di causare un rigore con un salto più scoordinato di un ubriaco che tenta la breakdance su una pista di pattinaggio cosparsa di sapone. Per sua fortuna il VAR ha pietà di lui, come quando la mamma ti perdona dopo che hai rotto il suo vaso preferito ereditato dalla bisnonna e hai cercato di incollarlo con lo scotch. In area si muove con la grazia di un ippopotamo in una cristalleria, ma almeno ci mette il cuore, o forse è solo tachicardia da panico.
GHIGLIONE 6,5 - Sforna cross come un panettiere sforna cornetti durante il picco del turismo estivo e per poco non diventa goleador, evento che avrebbe causato l'apertura del sesto sigillo dell'apocalisse. Tiene vivo un pallone decisivo con la disperazione di chi vede l'ultimo treno partire mentre corre con una valigia sfasciata e i pantaloni che cadono. Nel finale difende con lo stesso impegno di chi protegge l'ultimo pezzo di pizza in una stanza piena di amici ubriachi alle quattro del mattino. I suoi polmoni meriterebbero una donazione alla scienza.
ZUCCON 6,5 - Corre come se avesse bevuto non dieci, ma un intero stabilimento di Red Bull mescolate con caffè napoletano e peperoncino calabrese. Il suo pressing è più fastidioso di una zanzara in camera da letto a luglio con l'aria condizionata rotta e le finestre bloccate. Nel finale cala come lo smartphone dopo una giornata di TikTok, navigatore GPS e videochiamate con la suocera. Gli servirebbe un caricabatterie umano.
Dal 37' st CALIGARA s.v. - Entra giusto per far salire il contatore delle presenze e per ricordare a tutti che esiste ancora qualcuno con questo cognome nel calcio italiano.
AMATUCCI 6 - Battaglia con Palumbo come Davide contro Golia, solo che qui Davide non ha nemmeno la fionda, ma solo una mollica di pane raffermo e un'espressione confusa. Fa quello che può in interdizione, come chi cerca di fermare l'acqua di un'alluvione con uno scolapasta. In costruzione è creativo quanto un burocrate ministeriale il venerdì pomeriggio prima delle ferie estive, ma almeno ci mette l'impegno di una formica operaia dopata di caffeina.
CORAZZA 6,5 - Spinge sulla fascia come un postino che deve consegnare raccomandate urgenti durante il diluvio universale, con la suocera in visita a casa e la finale dei Mondiali in TV. Nel secondo tempo salva un gol sulla linea con la faccia di chi ha appena visto il proprio numero estratto alla lotteria mentre stava per buttare il biglietto. La sua espressione in quel momento vale il prezzo del biglietto.
Dal 37' st NJOH s.v. - Se lo avessero inquadrato meno, sarebbe stato un fantasma. La sua presenza in campo è più evanescente del segnale WiFi in una grotta sottomarina.
VERDE 6 - Un po' come le montagne russe: momenti di genialità seguiti da errori da scuola calcio. Alterna giocate interessanti a leggerezze che fanno venire i capelli bianchi a Breda, che ormai assomiglia più a Babbo Natale che a un allenatore di calcio. Il suo colpo di tacco inutile che fa ripartire il Modena è come il fratellino che preme il pulsante di spegnimento mentre stai giocando alla PlayStation al boss finale dopo otto ore di gioco senza salvare. Il suo cervello sembra funzionare a intermittenza come la connessione internet nelle gallerie autostradali.
Dal 23' st TONGYA 5,5 - Entra in campo con più supponenza di un liceale alle prese con un problema di matematica delle elementari dopo aver guardato tre video di filosofia su YouTube. Più fumoso di una grigliata fatta da un principiante con la legna bagnata durante un temporale. La sua utilità in campo è paragonabile a quella di un ombrello in un sottomarino.
SORIANO 7 - Nel primo tempo era più invisibile di un fantasma in una casa abbandonata durante un blackout, poi nella ripresa si sveglia come qualcuno che realizza di aver dormito attraverso tre sveglie e l'esame è tra venti minuti. Decide che forse è meglio vincerla, questa partita, concetto rivoluzionario per la Salernitana di quest'anno. Segna il gol decisivo con la casualità di chi vince alla lotteria senza aver comprato il biglietto, trovandoselo nella tasca dei pantaloni dopo il lavaggio. La deviazione che spiazza Gagno è pura arte del "mi è andata di lusso", come trovare un parcheggio davanti al ristorante il sabato sera.
Dal 41' st GIRELLI s.v. - Corre più in quei pochi minuti che un maratoneta alla fine della gara inseguito da uno sciame di vespe furiose. Il cardiofrequenzimetro ha chiesto pietà.
CERRI 6 - Continua il suo digiuno da gol con la costanza di un monaco tibetano all'ottavo anno di meditazione, ma almeno si fa apprezzare per il lavoro sporco, come chi pulisce i bagni pubblici dopo il concerto di Vasco. Nel finale protegge il pallone come una mamma orsa protegge i suoi cuccioli da un branco di lupi affamati armati di forconi. È da solo contro la difesa del Modena con lo stesso successo di chi prova a convincere la nonna che la dieta è importante mentre lei sta friggendo la quarta parmigiana della giornata. Il suo ultimo gol è così lontano nel tempo che i dinosauri lo ricordano con nostalgia.
ALL. BREDA 6 - Vittoria di platino, anzi di diamante grezzo considerando la classifica che fa più paura di un film horror giapponese visto da soli a mezzanotte. La squadra mostra progressi ma gestisce il vantaggio con la tranquillità di un piromane in una fabbrica di fuochi d'artificio durante una tempesta elettrica. I tre punti sono arrivati come un'oasi nel deserto dopo 40 giorni di cammino senza acqua. Per salvarsi servirà qualcosa in più di qualche sussulto casalingo, servirà un miracolo paragonabile alla moltiplicazione dei pani e dei pesci o alla trasformazione dell'acqua in vino, possibilmente in tre punti. La squadra soffre più di uno studente alla vigilia degli esami dopo aver passato il semestre a giocare ai videogiochi. Per uscire dalla zona retrocessione servirebbe vincere anche in trasferta, evento più raro dell'avvistamento del mostro di Loch Ness che balla la tarantella.
TIFOSI DELLA SALERNITANA 8 - Resistono con più tenacia di un'unghia incarnita, più determinazione di una suocera che vuole sapere quando arriveranno i nipoti, più fede di un pellegrino che scala il monte a piedi nudi nella neve. Cantano, soffrono e alla fine esultano come se avessero vinto la Champions League, la lotteria e trovato un parcheggio in centro il sabato sera contemporaneamente. Se la fedeltà fosse quotata in borsa, i tifosi granata potrebbero comprare il PSG, il Manchester City e avere ancora abbastanza soldi per un caffè a Venezia in piazza San Marco.
E così, mentre la Bersagliera continua a navigare in acque tempestose come un gommone bucato nella tempesta perfetta, noi prendiamo fiato fino alla prossima battaglia, pronti a soffrire ancora, perché amare la Salernitana è come mangiare peperoncini piccantissimi: fa male, ti fa lacrimare, ma non puoi proprio farne a meno.
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