Il 3 giugno 1990 la Salernitana del presidente Peppino Soglia centrava una promozione in Serie B attesa da quasi un quarto di secolo (l'ultima risaliva al 1966 con Tom Rosati in panchina e Pierino Prati in campo) e dava l'addio allo stadio Donato Vestuti, sede delle sue gare interne dal 1931 in poi. Quel giorno, l'impianto di Piazza Casalbore ospitava ben più dei dodicimila spettatori stimati quale capienza massima. L'ospite d'onore era una grande lettera B, che campeggiava su uno striscione che sarebbe stato portato in giro per il campo al fischio finale. Sono passati trent'anni da quel pari a reti bianche col Taranto che sancì il ritorno in cadetteria dei granata di Giancarlo Ansaloni e di capitan Di Bartolomei. Il glorioso stadio situato a Piazza Casalbore non avrebbe più ospitato le gare interne della sua inquilina più rinomata, la squadra troppe volte capace di deludere le aspettative della sua tifoseria, ma sempre in grado di attirare i suoi innamorati su quei gradoni, grondanti storia e passione.
LA STORIA Da trent'anni il Vestuti non apre le sue porte per le partite ufficiali della Salernitana che nella sua centenaria storia è stata anche ospite in casa sua: accadde in occasione di un derby di Coppa Italia con la Pro Salerno, vinto da quest'ultima per 2 a 1. Storia del due settembre del 1973. Dall'esordio contro il Vomero (41 per la squadra di casa, all'epoca non ancora granata), quando lo stadio era denominato Littorio, del gennaio 1931, al pari con il Taranto, il Vestuti ha ospitato 1029 gare casalinghe ufficiali (sono escluse, dunque, le gare amichevoli dal computo che ci è stato gentilmente fornito dall'appassionato Marco Giannatiempo, nda), di cui due non sono state disputate, una per il forfait della squadra ospite e una anche per la defezione della Salernitana stessa. Nel conto non sono incluse tre gare, due delle quali sospese per impraticabilità di campo e una portata a termine ma poi invalidata per il successivo ritiro dal campionato dell'avversario, il Peloro. Delle 1029 gare conteggiate, ben 715 sono state disputate dal 1952 in avanti, data in cui lo stadio fu ufficialmente intitolato alla memoria di Donato Vestuti. Nel suo stadio la Salernitana ha giocato 949 gare di campionato, 13 di Coppa Italia maggiore, 58 della Coppa Italia di C, 8 gare relative al campionato campano del 1945 ed una valida per la Coppa Coni del 1941 per un bilancio complessivo di 620 successi, 296 pareggi e 113 sconfitte. 1630 i gol realizzati (sei a tavolino) a fronte di 679 incassati (di cui 14 a tavolino). Il calciatore che ha segnato più gol è stato Margiotta, autore di 59 reti interne, seguito da Valese con 45 e Zaccaro con 42. Con 33 partite è il Siracusa la squadra avversaria che ha la maggiore frequentazione del Vestuti, precedendo il Cosenza (31) e il Taranto (27). Il derby più giocato è stato quello con la Casertana, di scena al Vestuti in venticinque occasioni, l'ultima delle quali nell'aprile del 1990. La partita finì in parità (22) e quel pareggio permise alla squadra di Ansaloni di respingere il tentativo di sorpasso in classifica dei falchetti.
IL RACCONTO In quella gara la Salernitana segnò le sue due ultime reti nello stadio di Piazza Casalbore. Di Bartolomei aprì le danze, ma è stato Franco Di Battista l'ultimo ad aver fatto esplodere lo stadio Vestuti. «Realizzai ricorda con grande orgoglio l'ex difensore granata il gol del momentaneo due a uno, poi pareggiato da Solfrini. A distanza di trent'anni, resta una grande soddisfazione aver vinto quel campionato ed aver segnato un gol che resterà negli almanacchi». L'ultimo calciatore ad essere andato a segno al Vestuti fu Cangini, autore di una doppietta nella vittoria del Palermo (0-2) alla terzultima giornata di quel campionato, cui sarebbe seguito il successo sul campo del Brindisi, con rete decisiva di Agostino Di Bartolomei, e il pari senza gol col Taranto nel giorno della promozione. «Il Vestuti era uno stadio unico dice Adelino Zennaro e il mio più grande rammarico resta quello di non essere venuto a Salerno da giovane. Ho giocato tre anni con la Salernitana, ma mi sarebbe piaciuto vestire quella maglia molto prima. Quando arrivai, la squadra non navigava in belle acque in classifica, eppure lo stadio era pienissimo. E quel tre giugno fu una festa bella e meritata per tutta la città e per la squadra». Da quel momento, per il Vestuti, che era stato set cinematografico nel '62 per Le quattro giornate di Napoli di Nanni Loy e che nel 1963 fu segnato dalla tragedia di Giuseppe Plaitano, il primo morto in uno stadio italiano, è calato il sipario ed è iniziato un lungo oblio. Oggi è una struttura a caccia di dignità e di rilancio, ma è ancora amatissimo dai salernitani perché custode di ricordi e di emozioni che sono patrimonio comune a molte generazioni di tifosi.
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