Tutto è compiuto. La retrocessione più temuta, ma per certi versi più scontata è arrivata. E nel modo peggiore. L'ultima immagine di una Salernitana nel calcio che conta è quella di una squadra spenta, demotivata che torna nel tunnel degli spogliatoi sotto la comprensibile ira di un tifo stanco e vilipeso.

E va bene che la salvezza della Samp è stata palesemente scritta a tavolino, fra tribunali, ricorsi e ritardi. Ma poi i 180 minuti si sono dovuti giocare per davvero e non basta un rigore (solare) non dato e un gol viziato palesemente da un braccio galeotto per sminuire la disfatta. Quattro tiri in porta in due partite, ma due partite che erano state definite come quelle della vita. 

Una vergogna, non ci sono altre parole. Ma una vergogna che parte da lontano, da una cadetteria mai programmata con serietà da una società che ha tirato i remi in barca da almeno due anni. Una disfatta senza precedenti, fatta di tanti, troppi acquisti inutili e inadeguati, con ben 31 nuovi arrivi in stagione, ben quattro avvicendamenti in panchina, da Martusciello a Marino passando per Colantuono e Breda, senza contare i due cambi di ds, da Petrachi a Valentini.

Bisogna cambiare tutto affinché niente cambi, recitava il Gattopardo. E mai frase sembra più adatta a questa stagione.

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 23 giugno 2025 alle 08:00
Autore: Valerio Vicinanza
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