Il 2-0 rimediato contro la Sampdoria nell'andata dei playout è stata l'ennesima mortificante conferma di una squadra deludente perché mal costruita per fare economia: un progetto dove i conti della spesa hanno prevalso sulla logica calcistica. Ma quello che ha colpito è la inspiegabile insistenza su Nwankwo Simy. Domenica sera al Ferraris, mentre i granata si giocavano una fetta importante della loro permanenza in Serie B, abbiamo assistito all'ennesimo spettacolo avvilente di un attaccante che sembra aver dimenticato come si gioca a calcio.
Il nigeriano, schierato ancora una volta titolare, ha confermato tutti i suoi limiti strutturali: lentezza esasperante, tecnica da cortile di campagna, senso del gol completamente smarrito. La prestazione di ieri è stata il perfetto compendio di tutto quello che non va in questo attaccante: palloni persi, sponde sbagliate e incapacità a difendere il pallone. Naturalmente, sarebbe ingiusto addossare l'intera responsabilità del disastro a lui: i suoi compagni di squadra hanno fatto a gara per eguagliarlo in mediocrità, in una inattesa consacrazione collettiva.
L'Enigma Braaf e Włodarczyk
Ma quello che appare incomprensibili non è solo quello che vediamo in campo, bensì quello che non vediamo. Braaf e Włodarczyk, infatti, sono stati nuovamente esclusi dalla lista dei convocati per "scelta tecnica", una decisione che, visti i "protagonisti" in campo, assume contorni sempre più incomprensibili. Braaf, a inizio stagione, aveva mostrato lampi di tecnica incoraggianti, velocità, potenza, il tutto condito da qualche gol d'autore, cose che in questa Salernitana anemica era puro ossigeno. Certo, il ragazzo ha il difetto dell'individualismo, ma in una squadra che non riesce a costruire mezza azione degna di questo nome, forse un po' di sana anarchia calcistica non guasterebbe.
Włodarczyk, dal canto suo, rappresenta almeno un'alternativa fisica credibile. Il polacco, pur essendo ancora un prodotto in fase di maturazione, ha dimostrato di saper utilizzare la testa in area di rigore - cosa che a Simy riesce quanto scalare l'Everest in ciabatte. Eppure, mentre il nigeriano continua a collezionare prestazioni da dimenticare, questi due giovani ammuffiscono fuori dalla lista dei convocati.
E che dire di Jeff Reine-Adélaïde? Quello che è probabilmente il calciatore con le migliori doti tecniche dell'intera rosa granata è letteralmente sparito dai radar. Il francese, anche se solo a sprazzi e non in tutte le poche partite in cui è stato impiegato, ha mostrato una qualità superiore nel controllo palla e nella visione di gioco che in questa Salernitana rappresenta un bene prezioso quanto raro. Eppure, anche lui è finito nel limbo degli esclusi, lasciando campo libero a interpreti decisamente meno dotati.
Viene da pensare che le continue esclusioni di Braaf, Włodarczyk e Reine-Adélaïde potrebbero forse, insistiamo sul forse, derivare da questioni disciplinari piuttosto che da valutazioni puramente tecniche. Se così fosse, ci troviamo di fronte a una gestione che privilegia l'orgoglio alla sostanza. In una situazione di emergenza come quella attuale, la permanenza in categoria è appesa a un filo, privarsi di alternative valide per questioni di principio è un lusso che la Salernitana non può permettersi.
Una sanzione economica, per quanto pesante, sarebbe stata infinitamente più intelligente di questa autocastrazione calcistica. Invece, la dirigenza ha preferito tagliare i rami su cui era seduta, lasciando Simy come punta di riferimento in un momento cruciale della stagione.
La questione mentale: dove è finito il mental coach?
Quello che colpisce maggiormente della prestazione di Marassi è stata l'ennesima dimostrazione di insicurezza e timore reverenziale che ha caratterizzato l'approccio della squadra. I granata sono apparsi timorosi, impacciati, psicologicamente fragili come sempre. Viene spontaneo chiedersi che impatto abbia avuto il mental coach inserito nei quadri tecnici della società. Con l'avvento di questa figura professionale era lecito aspettarsi quantomeno qualche miglioramento nello stato mentale dei calciatori, una maggiore sicurezza in campo, un atteggiamento più propositivo. Invece, la Salernitana continua a mostrarsi una squadra impaurita dalle proprie responsabilità, incapace di gestire la pressione e di trasformare le occasioni in risultati concreti.
Il tempo dei miracoli è finito
Con il ritorno in programma il 20 giugno all'Arechi, la Salernitana avrà un'ultima chance per ribaltare la situazione. Ma se la strategia continuerà a essere quella di affidarsi a Simy e compagnia cantante, il destino appare già scritto.
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