I saluti al vecchio club e ai tifosi, li ha fatti. "È il momento di cercare nuovi orizzonti, nuove sfide, nuove avventure che mi permettano di continuare a crescere come persona e come calciatore", ha scritto Memo Ochoa sui profili social personali. Anche il Club America, squadra dove formalmente fino a ieri militava il portiere messicano, ha ringraziato il giocatore e gli ha augurato "buona fortuna per la tua avventura in Europa, ti ricorderemo sempre con stima, il Club America rimarrà la tua casa". A Salerno, intanto, la maglia numero 13 è già pronta per lui. Ochoa è atteso oggi per firmare il contratto che lo legherà al club campano fino al 30 giugno 2023. Poi se la metterà addosso, la maglia numero 13, che - nemmeno a farlo apposta - era rimasta libera in questa stagione. Un numero che il giocatore indossa da quando era al Malaga, perché 13 è il giorno del suo compleanno (luglio) e pure il giorno in cui ha esordito tra i professionisti (13 giugno 2004). 
Classe 1985, Ochoa è l’uomo che in Qatar ha parato un rigore a Lewandowski. Ennesimo capitolo della saga di un calciatore che ha partecipato a cinque Mondiali. Cresciuto nel Club America, nel 2011 è un obiettivo di mercato per tanti club europei. Ochoa decide che è il momento di volare dall’altra parte dell’oceano e tra tutte le pretendenti, sceglie il Psg. Solo che, durante un controllo antidoping effettuato mentre era in Nazionale per la Gold Cup, risulta positivo al clenbuterolo. Oltre a lui, altri quattro compagni non passano il test: hanno ingerito cibo contaminato, dopo qualche settimana la squalifica verrà revocata. Intanto però, il sogno Psg è svanito. Peccato che la tv messicana proprietaria del Club America, considerando Ochoa la stella dello sport più popolare del Paese, aveva già comprato i diritti della Ligue 1. Motivo per il quale si dice che alla fine Memo decida di accasarsi con l’Ajaccio.
I fan francesi lo adorano, ma al Mondiale 2014 le prestazioni super di Ochoa attirano l’attenzione del Malaga e in patria, dopo i miracoli contro il Brasile, inizia a circolare la leggenda che Ochoa abbia sei dita nella mano destra. In Liga ha vestito anche la maglia del Granada e più tardi in Belgio quella dello Standard Liegi, prima di tornare in patria al Club America. Di Ochoa, però, si ricordano tutti ogni quattro anni, specializzato com’è nel proporre cose mirabolanti ai Mondiali: oltre al già citato partitone col Brasile, c’è quello con la Germania del 2018. Memo è figura carismatica come poche e di grande esperienza internazionale, un po’ come Franck Ribéry sempre in casa Salernitana. Ma se il francese ora dà una mano dallo staff tecnico, toccherà a Memo in campo essere il totem nei momenti di difficoltà per la squadra, che ha l’obiettivo di centrare il prima possibile la quota per la permanenza in Serie A. Ochoa, in fondo, è abituato a tirare fuori il meglio quando si trova ad affrontare squadre sulla carta più forti. Potrebbe essere già in porta contro il Milan alla ripresa del campionato: rossoneri avvisati.

Sezione: Rassegna stampa / Data: Gio 22 dicembre 2022 alle 11:00 / Fonte: tuttosport
Autore: Lorenzo Portanova
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