La tifoseria salernitana è sempre stata molto particolare. In alcuni casi ha osannato a prescindere, in altri ha criticato e contestato aprioristicamente senza perdonare nulla. Nella storia, anche recente, ricordiamo molti personaggi che si sono imbattuti nei fischi ancor prima di mettersi all'opera: dal povero Sanderra per la gestione di Grassi (e alla fine aveva ragione l'allenatore) senza dimenticare che si chiedeva l'esonero di Menichini a furor di popolo anche quando il mister era primo in classifica e batteva record su record. Per antonomasia c'è poi il più amato della storia, il "profeta" Delio Rossi. Tutti i calciatori che hanno lavorato con lui a Salerno lo ricordano ancora oggi con le lacrime agli occhi, stesso discorso per le decine di migliaia di tifosi che, negli anni Novanta, si stropicciavano gli occhi a cospetto di una Salernitana spettacolare, moderna, bellissima, vincente e che metteva sotto chiunque in casa e in trasferta. "E pensare che a Lagonegro lo volevano mandare via dopo il primo giorno di ritiro" ricordava Iuliano con simpatia qualche giorno fa.

 I numeri sono chiari: due promozioni e una serie A sfiorata nel 94-95, quando la Salernitana si inceppò sul più bello pareggiando per 1-1 in casa con una Lucchese tecnicamente assai inferiore. Tornato a sorpresa con una mossa strategica di Aliberti, Rossi fu presentato alla piazza e alla stampa in un Vestuti infuocato e il suo arrivo comportò la vendita di 15mila abbonamenti. Ci chiediamo oggi, però: questa esaltazione così sfrenata, quasi come i napoletani con Maradona, non è eccessiva? Lo stesso Rossi, con umiltà e intelligenza, ha rimarcato che bisogna guardare al futuro e non al passato. Passato, purtroppo, condito anche dalla retrocessione A con una squadra fortissima. Certo, era l'anno delle sette sorelle e gli arbitri ci misero più di uno zampino, ma le tre punte schierate con la Juventus, l'atteggiamento "follemente" offensivo adottato con Bari e Fiorentina pur in vantaggio a 5 minuti dalla fine, Chianese preferito a Di Michele e i casi Song e Giovanni Tedesco meriterebbero più di un approfondimento. Del resto un allenatore normalissimo come Oddo fece cose stratosferiche in un mese e mezzo dimostrando che quella squadra, con un allenatore meno integralista e più esperto, poteva aprire un ciclo davvero senza limiti.

E ancora: giusto chiedere il ritorno a Salerno di un professionista che, nell'ultimo decennio, ha collezionato numerosi esoneri? In carriera ce ne sono stati tanti, ricordiamo Foggia, Pescara, Genoa, Sampdoria, Fiorentina (con un epilogo più da cronaca nera che da sport, in quel caso però i tifosi salernitani si schierano totalmente al fianco del tecnico per le presunte e gravissime offese di un suo calciatore), Bologna e Levski Sofia oltre ai due di Salerno (maledetta scrivania!). Aggiungiamo anche le retrocessioni con Lecce, Atalanta e Pescara, un palmares che nulla toglie alla sua ottima carriera calcistica ma che porta a pensare che, si chiamasse diversamente, non sarebbe accolto con tanta enfasi dal popolo granata. Nessuno cancellerà mai dalla mente e dal cuore la meravigliosa Salernitana di Rossi, una squadra che ha scritto pagine bellissime della storia del calcio. Ma un'analisi obiettiva richiede approfondimenti a 360°. Quell'anno di A grida vendetta e senza determinati errori forse oggi parleremmo d'altro. E qualcuno non ha digerito l'assenza nel giorno della festa del centenario che, tuttavia, sembrerebbe assolutamente giustificabile. 

Sezione: News / Data: Mar 12 maggio 2020 alle 23:00
Autore: Gaetano Ferraiuolo
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